“Per gli animali, ogni suono, ogni gesto, ha il significato delle parole umane”.
- Rudyard Kipling, “Il libro della giungla”
Sabato 30 Settembre, all’interno della rassegna del “Romaeuropa festival”, il Teatro Argentina ha ospitato lo spettacolo “Jungle Book Reimagined”, una favola danzante nella giungla urbana diretta da Akram Khan. Dieci i danzatori protagonisti della “Akram Khan Company”, tra cui si sono distinti (per eccezionale espressività) Tom Davis-Dunn nel ruolo dell’orso ballerino Baloo e Harry Theadora Foster nel ruolo dello scimmiesco capo dei Bandar-log. Di tutto rispetto anche la penna che ha riscritto questa nuova storia, Tariq Jordan, e la compositrice Jocelyn Pook che ha mescolato sapientemente diversi generi, dalla musica spirituale indiana alle vibrazioni tipiche della musica elettronica.
Ed è da questa riflessione che il coreografo è partito, sottolineando l’urgenza dei problemi relativi al cambiamento climatico, di cui l’umanità deve necessariamente divenire consapevole, vista l’irresponsabilità dei propri comportamenti che potrebbero avere conseguenze catastrofiche per l’intero eco-sistema. Infatti lo spettacolo si ambienta in un distopico futuro (possibile) in cui l’innalzamento degli oceani ha irreversibilmente alterato la vita sul pianeta, facendo annegare intere città e costringendo gli umani a scappare su piccoli detriti usati come zattere, in cerca delle terre abitabili rimaste.
Il primo atto inizia dunque con una bambina che cade in mare durante una tempesta, venendo separata dalla propria famiglia per poi finire tra le macerie di una città allagata e abbandonata: proprio in quel luogo gli animali hanno rivendicato il paesaggio urbano come proprio, colonizzando chiese, edifici governativi e biblioteche, stabilendo delle precarie alleanze tra specie e formando un Consiglio presieduto dagli Elefanti, detentori di saggezza e antico sapere. La bambina viene rinvenuta da un branco di lupi guidati da Rakdsha, che vuole immediatamente adottare la creatura, e Rama, che invece la ritiene pericolosa in quanto figlia di uomini. Grazie al parere positivo del cane Akela e del nibbio Chil, stimati membri del Consiglio, i lupi si convincono ad accogliere la bimba col nome di “Mowgli”: ella si rivela abile nel trovare cibo per la comunità, tanto che viene assegnata a una bizzarra squadra di ricerca composta dal comico orso ballerino Baloo (che non ci sarebbe stato se la storia fosse stata ambientata in Italia, perché in zone come il Trentino gli orsi si abbattono) e dalla severa pantera Bagheera, con cui stringe un legame indissolubile e profondo. Accade poi che, durante una perlustrazione, Mowgli viene rapita dai Bandar-log, scimmie da laboratorio che ambiscono al governo dopo anni di esperimenti e soprusi subiti, e che vogliono conoscere dalla bambina i segreti per essere umani. Baloo e Bagheera si trovano dunque costretti a chiedere aiuto a Kaa, un pericoloso rettile in grado di ipnotizzare le sue vittime facendo loro rivivere degli episodi del passato; il pitone tuttavia non vuole uscire dalla tana in quanto traumatizzato dagli anni passati dietro una teca di vetro allo zoo ed è solo con l’astuta promessa di uno spuntino a base di scimmie che si convince a dirigersi nel covo dei Bandar-log.
Nel secondo atto avviene il salvataggio di Mowgli, che stava per insegnare ai suoi rapitori come utilizzare il fuoco, l’unico potere che il mondo animale non aveva mai saputo domare: Baloo e Bagheera la tolgono dalle grinfie delle scimmie, sfuggendo pure a Kaa che da alleata si era trasformata in nemica e voleva mangiare la bambina. Il trio, tornato sotto la protezione del Consiglio, ascolta la storia di Hathi, il capo degli elefanti, sulle origini del Mondo e sull’armonia primordiale che regnava tra animali e uomini prima che questi ultimi decidessero di distruggere le giungle e inventare le armi per uccidere tutte le altre creature. Ma un pericoloso cacciatore spezza quella ritrovata serenità, invadendo il territorio del Consiglio e sparando al nibbio Chill, al capo dei Bandar-log e a Bagheera (la quale fortunatamente sopravvivrà): dopo una drammatica lotta, Mowgli riuscirà a prendere in mano il fucile e starà a lei decidere cosa fare del cacciatore che aveva ucciso i suoi amici. Nella scena conclusiva la bambina cresciuta tra i lupi dovrà compiere la scelta finale: rimanere nel mondo animale o tornare tra gli umani?
Sul fronte della storia non vi sveliamo altro: vi abbiamo preparato questo corposo riassunto dei due atti per farvi apprezzare l’elaborazione costruita sull’originale romanzo di Kipling, una pietra miliare della Letteratura per ragazzi che contiene, come le favole esopiche, numerosi valori e insegnamenti da trasmettere alle varie generazioni (che l’autore ha colto ed è riuscito a riproporre in questo “Jungle Book Reimagined”). Le bellissime animazioni, disegnate e proiettate, con le quali i danzatori interagiscono, rendono ancor più magico e poetico uno spettacolo capace di soddisfare sia la voglia di stupore dei bambini che le pretese artistiche del pubblico adulto, mettendo tutti d’accordo sui contenuti e sulle delicate forme con le quali sono stati espressi.
Altra nota di pregio è l’essenzialità della scenografia in termini di materiali e costumi: i danzatori indossano vestiti uguali e privi di qualsiasi ornamento, la caratterizzazione dell’animale che interpretano è dunque lasciata esclusivamente al movimento, tanto eloquente da non aver bisogno di cartelli o berretti in pelliccia per cogliere le creature evocate dai corpi antropomorfi. Gli unici oggetti d’interazione sono delle semplici scatole di cartone, rifiuti apparenti e accumulati che diventano, all’occorrenza, una radio, un piedistallo o il corpo di un gigantesco pitone!
E quando lo spettacolo, che sembra davvero un libro aperto da cui fluiscono visioni e personaggi di una giungla meravigliosa, ha raggiunto il suo termine, è emerso in noi un senso di colpevolezza, una vergogna di appartenere a un’umanità prepotente che distrugge la Natura e che dispone delle vite degli animali con crudeltà e sadismo: a quanti nibbi abbiamo sparato per puro divertimento durante una domenica di cacciagione? Quante scimmie abbiamo segregato come cavie in anguste gabbie in nome della Scienza? Quanti segnali di cedimento ha mostrato il nostro pianeta mentre noi fingiamo tuttora di non vedere? L’ira naturale, che ha tutta la potenza del "Diluvio Universale" biblico e che viene ipotizzata nello spettacolo potrebbe essere più vicina di quanto pensiamo e, anche se è difficile da ammettere, ce la meritiamo, come ci meritiamo la rabbia delle creature che avremmo potuto proteggere e che invece abbiamo preferito ferire. Una piccola speranza però c’è e risiede in quella innocente bambina di nome Mowgli, a cui spetta il gravoso compito di cancellare la nostra immonda eredità di mancanze e costruire un mondo basato sul rispetto della Vita (umana, vegetale o animale che sia), affinché le giungle possano sopravvivere alla feroce urbanizzazione in cui soffochiamo, garantendo la sopravvivenza di tutte le specie esistenti.
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