31 ottobre 1523
Isabel corre nel cuore della notte, il battito accelerato è l’unico rumore su cui ha deciso di concentrarsi. Non vuole pensare al dolore alle gambe, alle vesciche che pulsano dentro le scarpe umide di pioggia, al fruscio del vento che le schiaffeggia il volto e a chissà quali creature sono lì a fissarla in silenzio.
Ragionare, anche se per pochi secondi, su tutto questo vorrebbe dire accettare la sua nuova condizione di disperata, ricercata, colpevole.
L’intero villaggio e quelli limitrofi dormono sogni tranquilli, cullati dallo strepitio del fuoco. Il più pacato dovrebbe essere sicuramente chi ha fatto la soffiata all’autorità, chiunque sia. Si sarà addormentando pensando di aver fatto il proprio dovere, di avere così l’agognato posto in paradiso, in barba all’alcolismo, alle risse e a chissà quali altri peccati mortali. Perché deve essere di sicuro un uomo.
Deve avvisare sua madre, le sue sorelle. E sua nonna, come farà sua nonna?
Quando è arrivata alla catapecchia che gli Hatherley chiamano casa da cinque generazioni, non ha più fiato e i capelli sono ormai del tutto sciolti, ricadendo alla rinfusa su tutta la schiena. La madre, che si era appisolata davanti al caminetto ora spento anche se ancora caldo, si sveglia lentamente. Quando la vedova riesce a mettere a fuoco la cucina che è anche salotto e camere da letto, vede la giovane Isabel sfogliare di fretta il grande libro alla luce di una candela quasi del tutto consumata.
Cecily Hatherley si stringe a sé lo scialle di lana del quale nessuno ricorda più l’età ma che nonostante i buchi malamente rattopati, svolge ancora il degno lavoro; arriva a grandi passi frettolosamente accanto alla sua primogenita.
«Che stai facendo?» è più forte di lei, nessuno deve sfogliare quel libro senza il suo consenso, meno che mai con tutta la foga che sta usando la figlia.
«Non ho tempo di spiegarvi.»
Cecily le sferra uno schiaffo in pieno zigomo sinistro. Non sopporta che le venga mancato il rispetto doveroso a ogni madre.
«Scusatemi.» Isabel non riesce a guardare negli occhi la madre, ma deve sforzarsi, se vuole salvare tutto il villaggio di Aldermere Coven. «Ero nel bosco, per cercare le erbe illuminate dalla luna piena, quando ho sentito messere Geoffrey Whitmore parlare con padre Samuel Pritchard.»
Anche il cuore di Cecily aumenta i attiti e seppur non può saperlo con certezza, ha la sensazione di andare a tempo con quello della figlia.
«Ci hanno scoperte?» una domanda che sembra più un’affermazione, tanto che le due donne si abbracciano strette.
Il villaggio di Aldermere Coven è molto piccolo, così minuscolo che chiamarlo “villaggio” è un’esagerazione. È composto da una decina di case, nelle quali abitano tutte donne, e tutte imparentate tra di loro. Cecily e sua madre Agnes occupano la casa che appartiene a loro da sempre. La prima figlia, Isabel, vive con le due sorelle Joan e Margery qualche metro più avanti. Il resto è un insieme di Alice, Maud, Isobel, Bridget, Cicely, Eleanor, Anna… tutte dal cognome Hatherley, anche se nessuno si ricorda più la sua provenienza.
Vivono in condizioni di estrema povertà, i pochi soldi che hanno sono stati racimolati aiutando le partorienti e i malati dei villaggi circostanti.
Hanno sempre fatto questo di mestiere, gli Hatherley, salvando numerose vite e senza far del male a nessun essere vivente, eppure il nuovo parroco della zona è deciso a porre fine a simili barbarie pagane.
Le due non sanno chi può averle denunciate né per quale motivo in particolare e quale prova ci sia contro di loro e, per quanto ora siano in una condizione di terrore, non se la sentono di biasimare chicchessia. Dopotutto la fame è fame per tutti e la quota promessa a chi trova il coraggio di consegnare il diavolo all’Inquisizione, è un bell’incettivo.
«Che erbe sono rimaste?»
«È stata un’estate intensa per le nuove nascite e l’autunno promette un inverno gelido, quindi non molte.»
«Sciocchezze.» Agnes si alza dal letto, una cascata di capelli bianchi che arrivano fino a terra riluccica sotto la luna piena che maestosa occupa la vista dell’unica finestra. «Vogliono farci fuori tutte, non ci sta erba o incantesimo che tenga. Gli uomini potrebbero palesarsi improvvisamente da un momento all’altro, non abbiamo il tempo necessario per preparare qualcosa.»
Le due giovani donne fanno spazio all’anziana che prende il monopolio del libro.
Agnes sfoglia pagina dopo pagina, facendo cenno a Isabel di avvicinare la fiamma per vederci meglio.
«Eccolo. “Incantatio Absconditus Temporis”,» le altre due si fanno più vicine. «datemi una candela nera, della verbena e un coltello.»
In breve tempo Agnes ha tutto quello che le serve. Pesta la verbena nella ciotola con l’acqua, poi si procura un lieve taglio sul polso, sufficiente a far uscire tre gocce di sangue che si mischiano nel piccolo recipiente. Si taglia anche due ciocche di capelli sollevandoli delicatamente da terra. Poi accende la candela nera, chiude gli occhi, prende dei respiri profondi e recita sottovoce il rituale: «Tempus fugit, spatium corripit, occulte et celate village per quinque centum annos» a questo punto Agnes alza la sua voce, con un crescendo che la porta quasi a urlare nelle sue ultime parole. «Abiit a nobis in profundum mysterium, numquam cernendum, numquam audendum. Invisibile est, absconditum est, ab oculis hominum per quinque centum annos. Tempus non tangit, spatium non intrat, Occulte maneat, protegatur ab aeternitate.»
Cecily e Isabel si guardano inquiete, nulla sembra essere cambiato. Agnes rimane in questo stato di trance per qualche altro secondo, fin quando un filo di vento passato dagli spifferi della finestra sembra ridestarla. Riaprendo gli occhi, l’anziana nota una cornacchia sul davanzale.
«Fatto.»
«Che è successo?»
«Possiamo tornare a dormire. Non saremo trovate per almeno cinquecento anni.»
«Che vuol dire?»
«Vuol dire che la nostra vita rimarrà invariata per cinquecento anni. Almeno, cinquecento anni visti da fuori, per noi sarà come se fossero passati cinque minuti, o forse qualche mese, nessuno ha mai fatto questo prima d’ora. Comunque sia, lo scopriremo al sorgere del sole.»
Agnes torna al suo giaciglio, lasciando figlia e nipote in un turbinio di domande. Cosa ne sarà di loro se al risveglio si ritroveranno catapultate nel… Isabel fa velocemente i conti, nel 2023? Esiterà ancora il mondo? Ci sarà l’umanità? O il Giudizio Universale avrà preso ogni anima e loro abiteranno un pianeta deserto?
Sente mancare l’aria e avverte un vuoto dentro di sé. Il corpo è abbandonato tra le braccia della madre.
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