Il film è tutta una serie di coincidenze che portano i due protagonisti a incontrarsi e inevitabilmente a innamorarsi. È tutto matematicamente calcolato, dalla voce narrante in primis ma anche dal nostro protagonista che nella vita fa proprio il matematico. Da una parte abbiamo quindi Oliver, che applica la statistica non solo nel suo lavoro ma anche in ogni aspetto della sua vita. Tre sono le cose che odia, e una di queste sono le sorprese. Cerca di controllare, attraverso la matematica tutto ciò che reputa incontrollabile così da arrivare preparato a ogni situazione. Ciò che Oliver non riesce a controllare, però, sono i sentimenti che vengono a galla nel momento esatto in cui incontra Hadley. La ragazza diciassettenne è appassionata della letteratura, delle parole sui libri, dell’amore raccontato. Sebbene sia un po’ cliché, l’antinomia tra i due personaggi è ben visibile.
L’insegnamento del film non è tanto nel credere nelle coincidenze ma quanto nel saperle prendere. Bisogna ascoltare ciò che il mondo intorno a noi ci sta inconsapevolmente dicendo perchè grazie a quello che riusciamo a capire cosa vogliamo. Alcuni dicono che i cosiddetti “segni” siano solo creati dalla nostra mente perchè vogliamo vederli. Noi diciamo che potrebbe anche essere così ma senza vederli non capiremmo davvero quello che desideriamo. Se tutto succede per una ragione dobbiamo raccogliere ogni tipo di esperienza, anche quella più negativa, come perdere un aereo e dover aspettare il prossimo, e farne tesoro perchè non sai mai dove essa ti porterà. Un anno è formato da 365 giorni per un totale di 8.760 ore e potremo come non potremo aver già vissuto la coincidenza che ci cambierà la vita. Si tratta solo di aspettare. E di raccogliere.
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