Abbiamo visto una bella commedia. Sì, iniziamo questa recensione proprio a brucia pelo, non riuscendo a trattenerci dal commentare in modo quasi ilare ciò che abbiamo avuto modo di vedere qualche giorno fa in anteprima. La data d’uscita in Italia, inizialmente, era prevista per giorno 12, ma è stata anticipata al 5 ottobre, quindi con buona probabilità hai già visto la pellicola di cui ti vogliamo parlare oggi.
Era il 1973 quando, nelle sale globali arrivava quello che sarebbe divenuto il “capostipite” degli horror: L’esorcista. Una bambina che veniva posseduta da una qualche forza demoniaca e che diceva cose indicibili al prete che stava cercando di liberarla dalla possessione. Ci permettiamo di riassumere in questo modo quello che, a oggi, è una storia che continua a far parlare di sé e che dopo cinquant’anni è tornata nelle sale nella sua versione re-masterizzata.
Ma ovviamente non è un ottobre che si rispetti se non si toccano le giuste corde orrorifiche e, di conseguenza, ci becchiamo il sequel a distanza di anni. È disponibile, per la visione cinematografica, “L’esorcista – Il credente”; una pellicola che, in tutto e per tutto, segue quella che era la struttura narrativa del suo predecessore, ma che allo stesso tempo cancella tutti i sequel fatti fino a questo istante.
David Gordon Green, colui che aveva preso tra le proprie mani la saga di Halloween, ci propone la versione 2.0 dopo cinquant’anni avvalendosi principalmente dello sviluppo tecnologico degli effetti visivi e del trucco prostetico. Ciò che il regista vuol fare è, di base, un tentativo di replica del suo lavoro ovvero: realizzare una trilogia e questo dovrebbe essere il primo capitolo.
Di cosa parla “il credente”?
Partiamo trovandoci ad Haiti, una coppia è in vacanza intenta a fare delle fotografie del luogo e delle persone che li circondano quando, a un certo punto, un terremoto sconvolge la popolazione e la moglie resta vittima del crollo dell’edificio in cui alloggiavano. La donna era incinta e l’uomo si è trovato davanti a una scelta da dover compiere: la vita della moglie o quella della bambina che tanto stavano aspettando?
Uno slittamento in avanti di tredici anni ci fa conoscere l’adolescente Angela, figlia di quel tragico incidente, intenta a voler ritrovare una connessione con la madre perduta. Siamo, però, all’interno di un horror e di conseguenza le forze oscure non vanno mai stuzzicate. Angela e la sua amichetta Katherine non torneranno da scuola, saranno disperse per tre giorni e ritrovate successivamente all’interno di un fienile. Qualcosa, però, è successo loro. Qualcosa le ha profondamente mutate anche se, apparentemente, sembra che non abbiano subito alcun tipo di trauma “fisico”.
Il loro comportamento, nel corso della storia, farà intuire ai loro cari quanto tutto ciò non sia figlio di un trama, ma bensì di una sorta e di ipotetica passeggiata all’inferno. Le due amichette sono possedute e di conseguenza occorre operare un esorcismo.
Non staremo qui a elencare ogni singolo aspetto di questa storia, al contrario pensiamo di avervi già raccontato troppo. Ci vogliamo concentrare su quanto realmente non sia spaventoso questo film. A parte che per due scene, infatti, non preparatevi a grandi colpi di scena o a saltare sulla poltrona. Sarà colpa nostro perché siamo totalmente disillusi nei riguardi dell’horror, ma siamo davvero profondamente delusi. Da un film che si chiama “L’esorcista” ci aspettiamo di vedere l’esorcismo in questione, piuttosto che quaranta minuti di visite mediche.
Sarebbe stato molto più accattivante esaminare e vedere tutti i diversi riti che vengono messi insieme, piuttosto che lanciare le immagini allo spettatore come pillole che non sanno di niente. Sarebbe stato bello cogliere i differenti aspetti, comprendere ancor di più quanto il concetto di peccato sia intrinsecamente legato ai sensi di colpa e alle pene che noi stessi ci infliggiamo nel quotidiano. Sarebbe stato bello, ma non è stato così.
Tutto risulta essere scialbo, quasi ilare. Le battute mancano di mordente oltre che di sagacia e si ripete fin troppo quella che era la struttura narrativa del primo film, lasciando da parte un minimo di innovazione. Di conseguenza, la domanda che abbiamo sulla punta della lingua è: come si pensa di poterne tirare fuori un’intera trilogia?
Il credente è l’unico reale protagonista di questa storia. Lui, padre da single che deve lottare contro le stesse scelte egoiche fatte dagli altri personaggi. Lui che vive con un unico senso di colpa e tra l’altro deve imparare da solo a superarlo. Lui che di certo, non potrà essere il protagonista di una nuova storia. Sembra, dunque, che davanti a noi ci sia una trilogia in cui ogni singola pellicola è antologica o al massimo uno o due personaggi tireranno avanti la baracca.
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