Tratto dall’omonima serie videoludica, il 2 novembre arriva in sala “Five Nights at Freddy’s” la pellicola che cerca di costruire una nuova lore (termine che vuol dire tradizione: in questo campo viene usto per indicare l'incremento della storia ideata in partenza dagli sviluppatori di un gioco) dietro i tormenti che colpiscono una guardia di sicurezza durante le sue ore di lavoro.
Dal 2014 a oggi è praticamente impossibile non aver sentito parlare di questo videogioco. Uno zoccolo duro per molti dei contenuti di YouTube di tutto il mondo che, nel corso del tempo, ha prodotto una considerevole quantità di video gameplay sulla piattaforma. Chi non ha mai giocato al gioco ha almeno una volta visto la clip di un qualche creator che saltava sulla poltrona. Gli animatronic che popolano questa famosa pizzeria degli anni ’80 sono stati la causa di numerosi metaforici infarti nel momento in cui distoglievi lo sguardo dagli schermi. L’obiettivo principale è, dunque, quello di riuscire a sopravvivere alle sei ore passate all’interno della pizzeria senza esser presi da questi pupazzoni robot che hanno sete di sangue. Concetto che è stato traslato all’interno della pellicola, aggiungendo qualcosa in più sulla specifica natura di questi esseri che si animano durante la notte.
Partiamo, quindi, dal presupposto che il videogioco riesce a suscitare molta più ansia e timore di quanto non faccia il film. L’obiettivo, appare quasi evidente, non è quello di spaventare il pubblico quanto più di metterlo in guardia. La regista Emma Tammi ha sottolineato come volesse riuscire a mantenere il range di visione molto basso e quindi di permettere un pubblico molto giovane di accedere alla sala per la sua visione. Il genere, di conseguenza, si è venuto mantenere creando una commistione tra horror e commedia facendo emergere dei tratti oscuri e paradossalmente interessanti.
Seguiamo le vicende di un giovane ragazzo (Josh Hutcherson) che, per potersi prender cura della sorellina, è costretto ad accettare uno scomodo posto di lavoro: la guardia notturna a una pizzeria ormai chiusa da molto tempo. Il suo unico compito è quello di assicurarsi che nessuno entri o esca da quel luogo, ma ciò gli verrà reso molto complicato dal fatto che sembri prender vita durante la notte. I tormenti della guardia si mescolano a quelli del “Freddy Fazbear’s” e la sopravvivenza diviene sempre meno certa.
Concentrandoci principalmente sui traumi e sulla cattiveria umana, in questo modo è stato possibile riuscire a costruire un arco narrativo che fosse in grado di esser un monito. Per tutto il tempo, infatti, non si farà altro che parlare di “rapimento di bambini” o di “perversioni e abusi sugli stessi”. Questi sono gli argomenti che costituiscono la nuova lore data agli animatronic e che, in un certo senso, funzionano. È vero, ci si sposta leggermente dal videogioco e non sono presenti tutti i jumpscare (lo "spavento che fa saltare" causato dall'apparizione improvvisa del mostro o dal forte suono che lo accompagna) che lo hanno reso famoso, ma gli elementi chiave sono ben visibili e l’atmosfera che si respira è ben disegnata.
Quello che ci sentiamo di raccomandarvi è: non andate al cinema per spaventarvi, con questa pellicola, ma per poter sorridere mentre la tensione serpeggia e accende i fari su argomenti specifici. Non possiamo fare a meno di pensare che questo film ci abbia dato quello che, in un certo qual modo, ci aspettavamo. “Five nights at Freddy’s” è quasi un capitolo di piccoli brividi realizzato con l’idea di creare un franchising in grado di appassionare i teenager al genere.
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