giovedì 26 settembre 2024

#Racconti: I segreti della mattina - Terza Parte

Questa è la terza e ultima parte di un racconto. Potete recuperare qui la prima parte e qui la seconda.

Quando ero bambina pensavo che la mattina appartenesse solo ai veri fortunati. Quando ero adolescente pensavo che la mattina volesse dire libertà. A circa quarant’anni ho scoperto il segreto della mattina.


Ho cominciato a lavorare subito dopo il liceo, prima come commessa, poi in una gelateria, in fine in una casa editrice come correttrice di bozza e come ghost writer. Ho amato tantissimo quest’ultimo lavoro, svolto per quindici anni, con pochissimi giorni di malattia e ferie prese a forza. Ma ancora di più ho amato mio marito Sebastian, conosciuto a Londra in una vacanza organizzata dalla mia migliore amica Irene.

Per un po’ abbiamo provato a fare avanti e indietro, ma lui non era un Lord, io non una scrittrice affermata, così tornavamo nelle nostre legittime case con portafogli sgonfi e cuori spezzati. A quasi un anno di relazione presi la decisione che mi avrebbe cambiato la vita e di cui ancora non ho nessun rimpianto: mi sono trasferita a Londra da Sebastian.
 
Ci siamo sposati, abbiamo avuto due figli, gemelli: John e Vincent, di quattro anni. La mia vita inglese è rallentata, continuo a lavorare per la stessa casa editrice, ma part time e sempre da casa. È in questa parte del mondo che la mattina mi ha parlato per la prima volta, qualche anno fa.
Fuori albeggiava, io ero tornata a letto tra le braccia di Sebastian dopo aver dato la poppata a Vincent. Ero stanca, forse non mi facevo la doccia da giorni, la casa un disastro, ma appena sentii il suo tocco, mi rasserenai. Avevamo un patto durante le due settimane di congedo: io pensavo ai bambini di notte, lui di giorno. Chiusi gli occhi dopo avergli baciato il braccio e mi lasciai trasportare dal suo respiro calmo e deciso. Il sole cominciò a rischiarare il grigio scuro della notte nera ma io sentivo che dovevo rimanere in una sorta di veglia, come se fossi in attesa di qualcosa.
Vidi me stessa andare verso un giardino e lì una voce cominciò a parlarmi.

Era come se mi conoscesse, come se sapesse tutto di me e infatti cominciò a rispondere a tutte le paranoie che avevo avuto dal momento della gravidanza, scoperta all’età di trentasette anni. Mi spiegò che era necessario io aspettassi così tanto per averli, perché potevano essere figli solo di Sebastian. Andò avanti dicendomi che il tempo è un concetto relativo solo alla materia, alla natura di noi esseri umani che dobbiamo tenere tutto sotto controllo. Che non esiste nulla che sia negativo, così come non esiste nulla che sia positivo. Le cose accadono perché accadono, proprio come un uccello ha bisogno di sbattere le proprie ali per volare. Questa sua azione è positiva? È negativa? O semplicemente è?

Non saprei dire quanto durò la spiegazione, so solo che mi addormentai in tenaci colori pastello e quando mi risvegliai continuai ad avere in me quanto appreso, pur non ricordandomi le parole esatte.
Da quel giorno si sono susseguiti episodi sporadici dove ho incontrato la Voce, come ho voluto chiamarla, fino a comprendere che se volevo parlare con lei dovevo attenderla la mattina, quando il sole comincia a levarsi sull’orizzonte. Abbiamo parlato per tanti giorni, fu proprio lei a prepararmi a quello che mi sarebbe successo.

Non dovete avere rimpianti, io stessa non li ho. Mi avete regalato i più bei quattro anni della mia vita, e sono grata che io sia stata tra i vostri primi quattro anni più belli. Ci saranno delle difficoltà, bambini miei, probabilmente alcune le avete già incontrate, ma in ognuna di esse io ci sarò, sarò quella voce della mattina che saprà indirizzarvi se avrete la pazienza per ascoltarla.
Vi ho parlato dei miei nonni perché è giusto sappiate da dove venite. Da un paese che ha tante difficoltà ma che non è così distante dall’amore che vi donano ogni giorno i nonni inglesi. So che i miei genitori possono risultare freddi e lontani, spero che voi possiate perdonarli e comprendere che non è colpa loro se hanno scelto di vivere per accumulare stabilità.
Pregherò per voi ogni giorno, affinché apprendiate che la vera stabilità vi abita dentro. È nella voglia che aveva nonno Tonio di portarmi a fare colazione; è nella pazienza di nonno Erminio di leggere ad alta voce il giornale per il suo amico quasi del tutto analfabeta; è nell’amore di nonna Costanza che non ha mai smesso di essere mamma; è nella voglia di esprimersi di nonna Giovanna che non ha mai smesso di vivere.
La vera stabilità sta nell’agire guidati dal proprio essere, facendo sempre quello che ci dice l’amore.
Non credete a chi vi dirà di non piangere perché gli uomini non lo fanno. Piangete quanto potete, ma se volete farlo per me ricordatevi di cercarmi nelle mattine. Vi amo con tutto il cuore.

Mamma

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