Quando la Fazi Editore mi ha mandato la lista delle uscite di settembre, sono stata attratta da “Vita nostra. Tentativi ed errori” di Marina e Sergej Djačenko, anche se leggendo la trama ho subito visto che non è esattamente il mio genere e se non ho avuto modo di leggere il primo capitolo di questa storia.
Già dalla trama ho capito che sarebbe stato uno di quei libri dove la storia fantasy nasconde in realtà una grande verità metafisica e filosofica, difatti non mi sono sbagliata.
Vi avviso già da qui: incappare nella storia di Saška vuol dire doversela sorbire per bene, leggerla attentamente perché in fin dei conti la sua realtà non è così tanto diversa dalla nostra.
Anche se ancora non ho letto “Vita Nostra”, vi avviso che la recensione potrebbe avere spoiler del primo libro.
Dopo tre anni passati all’Istituto di Tecniche Speciali di Torpa, Saška ha appreso di essere la migliore del suo corso, una perla rara riconosciuta sia dagli studenti che dagli insegnanti. Affrontando l’esame finale per riconoscersi parte del Grande Discorso, comprende di essere una Parola d’Ordine. Ha le capacità per andare avanti e indietro nel tempo, per conoscere il Tutto, ma soprattutto per creare nuove realtà.
Da grandi poteri, però, derivano grandi responsabilità.
Il lavoro di Saška all’Istituto deve necessariamente essere più duro rispetto a quello dei suoi compagni, anche perché ogni suo fallimento è destinato ad avere conseguenze tremende nelle versioni della realtà.
Lo ha scoperto nei peggiori dei modi, fallendo il suo esame finale e, dopo un periodo di oblio, il suo mentore Farit la riporta all’Istituto come se nulla fosse mai accaduto.
O meglio, il tutto è davvero accaduto e Saška deve fare in modo di correggere i propri errori, scontrandosi anche con gli insegnanti e gli altri studenti che, intimoriti o invidiosi per il suo ritorno, non l’accoglieranno a braccia aperte.
La ragazza avverte la paura, ha paura, diventa paura e questa emozione prende il sopravvento anche quando si innamora all’istante di un giovane pilota di Torpa…
Come scritto nell’introduzione in questa storia fantascientifica dai toni dark non mancano le citazioni metafisiche e filosofiche, in un turbinio di scene, parole, lezioni che ci scuotono l’anima.
Vi è mai capitato di guardare un film, leggere un libro o anche ascoltare una canzone o una persona parlare e pensare: “Aspetta, ma questo vuol dire più di quanto intende…”? Ecco, Marina e Sergej Djačenko ci fanno nascere questo pensiero più volte durante la lettura.
Non è certo facile addentrarsi in un libro quando scava nelle nostre profondità, ma per gli amanti del genere ad alleggerire tutto sono le relazione che tesse Saška, in perenne bilico tra quella che è stata la sua natura umana, quella che è e quella che è destinata a essere.
Confermo che in questo genere mi sento scomoda sia come lettrice che come scrittrice, ma ammetto che la penna e la struttura dei Djačenko mi hanno comunque fatta immergere e appassionare. Hanno dato vita a un romanzo dalle atmosfere tese e dinamiche, in cui la realtà si sgretola e si rimodula di continuo, e il mondo è sempre sul punto di implodere e rinascere.
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