lunedì 16 settembre 2024

#Libri: La vita contro

La vita contro”, di Rita Ragonese ed edito Fazi Editore, è un libro importante, perché mette in luce quelle realtà che, se si ha la fortuna di avere lontane, tendiamo a giudicare con troppa facilità e di conseguenza ci rendiamo superficiali.


A volte li definiamo “gli invisibili”, coloro che vivono ai margini, che non chiedono aiuto, che pensano di poter fare tutto da soli non per orgoglio, ma perché ben consapevoli che nessuno vorrà mai tendere loro la mano. Così quando due di loro si incontrano sanno che potranno contare l’uno sull’altro e ritornare nella superficie dell’abisso a cui sono loro malgrado abituati.

Angela ha poco più di vent’anni e un figlio, Martin, di appena sette che deve a tutti costi riavere indietro dopo aver trascorso del tempo nel carcere della Giudecca.
Florian, il padre del bambino, era l’amore che pensava di meritare: quello irraggiungibile, dark, il figo e taciturno che arriva e sparisce a suo piacimento nella vita della giovane che, con un padre mai affettuoso, si è abituata a chiamare amore.     
Proveniente da una famiglia estremamente cattolica, infatti, Angela è stata tutta casa e chiesa fino al momento dell’adolescenza, quando ha gridato a modo suo la sua ribellione. Si è affidata di Florian, andando a vivere con la sua famiglia immischiata in affari illeciti. Quando lei torna alla libertà, però, i suoi genitori e sua sorella sembrano spariti dai radar e può fidarsi solo della comunità che l’accoglie dandole un alloggio, un lavoro... una possibilità.


Umberto si trascina nella vita: ha sessant’anni, vive da solo e intrattiene una lunghissima storia d’amore con l’alcol. Proveniente dal CEP, quartiere popolare sulla laguna di Venezia, si è sposato giovane, ha avuto due figli, ma un tragico incidente ha messo fine all’idillio della famigliola perfetta.
È da quella terribile notte che lui si punisce, facendo trascorrere i giorni sempre allo stesso modo: sveglia, caffè con grappa, lavoro al reparto macellerie di un supermercato a Mestre, rientro a casa e litri di vino fino a perdere i sensi.     
Parla poco e con pochissime persone, ma nonostante il carattere taciturno e scorbutico, è stranamente apprezzato dai colleghi. Gli manca ormai poco alla pensione, ma questo sembra non importargli, perché dopotutto le ore trascorse lavorando possono divenire un buon motivo per smettere di pensare.


Angela e Umberto si incontrano quando lei inizia a lavorare allo stesso supermercato come stagista. Il primo passo per riottenere la custodia di Martin è ormai compiuto, ma i due ancora non sapranno quanto la presenza nella vita dell’uno e dell’altra influirà, al punto che torneranno a prendere in mano le redini di un destino che aveva loro voltato la faccia per troppo tempo.

Sono convinta che nulla di quanto ci accada sia per farci del male o ferirci. La nostra vita non è comandata dall’infido destino e reputare in modo negativo gli ostacoli che si presentano è segno che non siamo ancora pienamente maturi e vogliamo comportarci come dei bambini capricciosi che sbattono i piedi, piangono e si lamentano sperando così di ottenere la grazia di un genitore che corre in soccorso.


No, gli ostacoli servono per la nostra crescita, per insegnarci a donarci agli altri e per guardare alla vita da altri punti di vista. Se la strada fosse sempre dritta e spianata, con lo stesso identico panorama davanti gli occhi, che gusto avremmo nel percorrerla per una vita intera?

Angela non ha mai avuto un padre che sia stato veramente presente e che l’abbia saputa amare; Umberto ha perso la sua famiglia improvvisamente, per rendersi conto che forse non l’aveva mai davvero avuta. Che fine fa l’amore quando non possiamo manifestarlo? Che strada prende? Probabilmente quella degli incontri casuali che ci fanno vedere nello sconosciuto in piena difficoltà la nostra stessa parte che si vergogna di chiedere aiuto.

Così, come in una sorta di pendolo che oscilla da una parte all’altra, più ci prodighiamo per chi abbiamo accanto, più aiutiamo in primis noi stessi.     
Angela e Umberto prendono piena coscienza e consapevolezza di loro stessi, riuscendo a rimettersi in carreggiata e a continuare a percorrere quel sentiero che chiamiamo vita, anche se apparentemente può sembrare finita.


Un libro non semplice, appunto, perché ci impone di far cadere le barriere, di non credere più al “Se l’è cercata” che urla prepotente e chiude questioni che non vogliamo affrontare per paura di ammettere che siamo noi stessi i primi colpevoli.     
Un libro interessantissimo, forse troppo sbrigativo nel finale, ma che riesce comunque a tenere il punto e a farci credere nella redenzione.

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