mercoledì 11 settembre 2024

#Documentari: Sei ciò che mangi - Gemelli a confronto

Per otto settimane diverse coppie di gemelli omozigoti cambiano abitudini alimentari e routine di allenamento fisico per il primo esperimento scientifico basato sul rapporto che ha il cibo con la totalità del nostro corpo: dai toni muscolari, al grasso, alle malattie cardiovascolari e psichiche, dall’umore e l’impulso sessuale…


Davvero ciò che mangiamo impatta così tanto sulla nostra vita? Niente di meglio di gemelli omozigoti, che condividono lo stesso patrimonio genetico, per scoprirlo in questo interessantissimo studio condotto da medici e scienziati, con quattro episodi disponibili su Netflix
 
Prima di iniziare a parlarne, è doveroso scrivere una premessa: non sono un medico, né una nutrizionista. In più io non mangio carne di mio, in primis perché non mi piace e poi dopo la lettura de “Il pensiero bianco” ho ridotto drasticamente il consumo di pesce e prodotti derivati dagli animali.
Posso parlare per mia esperienza personale: una dieta vegana/vegetariana ha contribuito a migliorare la mia condizione fisica, tenendo sotto controllo persino il ferro, un valore che quando mangiavo carne, per assurdo, era sempre sotto la norma. Questa, però, è solo la mia esperienza personale, non vuol dire nulla, così come posso sostenere che amici e parenti onnivori mangiano di tutto senza riscontrare problemi. Anche questo, comunque non vuol dire nulla.

A ogni coppia di gemelli (tutti onnivori) vengono date due diete sane ed equilibrare, una onnivora, l’altra vegana. Estratti a sorte, quindi, uno dei due dovrà cambiare radicalmente il proprio stile di vita. Per otto settimane dovranno sottostare al regime alimentare imposto, ma siamo davvero certi che lo seguano tutti alla lettera?

Nonostante il documentario rifletta su un mio principio cardine nello stile di vita: cioè il rispetto per gli animali e l’ambiente, mi sono sorti parecchi dubbi. Il primo scaturito da una frase che mi disse il mio medico curante, anni fa: “Il corpo umano è fenomenale, perché è uguale e diverso per tutti, allo stesso tempo. Possiamo avere due gemelli omozigoti, con la stessa malattia allo stesso stadio, sottoposti alle stesse cure, ma uno reagirà in un modo, l’altro in un altro”.

Perciò mi sono chiesta: davvero i cambiamenti sulla salute fisica dei due gemelli dipendono solo ed esclusivamente dall’esclusione dei prodotti animali?

Gli episodi seguono solo sei delle coppie analizzate, e neanche per tutto il tempo dell’esperimento. Non possiamo sapere, quindi, se qualcuno ha mangiato più o meno di quanto gli era stato consegnato – se non quando lo ammettono loro stessi – né se hanno eseguito alla lettera gli esercizi fisici richiesti. Senza contare che non siamo a conoscenza di quanti millilitri di alcol siano soliti bere, o se fumino e cosa. Ma se questo non possiamo saperlo noi, in teoria non lo sanno neanche gli scienziati che hanno seguito l’esperimento, visto che il fumo non viene menzionato.


Quando il focus si sposta sugli allevamenti intensivi non posso non trovarmi d’accordo: tutti noi dovremmo evitare i prodotti che ne usufruiscono; per esempio, quel poco di carne che mangio sono per lo più salumi, e solo se ho la certezza al 100% che l’animale proveniva da un allevamento bio. Non a caso l’ultima volta che ho mangiato salame è stata a gennaio 2024, in un agriturismo bio.
Ma per evitarli basterebbe ridurre il consumo di prodotti animali da tutti i giorni (tra latte, uova, carne, pesce e formaggi) a una volta al mese, non rinunciarvi completamente.

Sono profondamente entusiasta all’idea che si stia lavorando su un maggiore incremento dei prodotti vegetali e di un’alimentazione che possa riscoprire certi prodotti, ma mi sorge un dubbio: su questo pianeta siamo pur sempre quasi otto miliardi di individui, anche appurato che una coltivazione consumi e costi meno rispetto a un allevamento, come potrebbe arrivare il cibo in quelle zone del pianeta su cui certi prodotti non possono crescere? Dal gelo della Russia al caldo del Sahara, un’alimentazione di base vegana vorrebbe dire anche a chilometro zero, o semplicemente si continuerebbe a inquinare allo stesso modo continuando a favorire un occidente a cui il cibo arriva sempre senza problemi? Chi dice, poi, che un essere vivente come una pianta soffra di meno di un animale? Anche i vegetali e il terreno hanno bisogno di riposo.

Si passa poi all’argomento supermercati, facendoci ben intendere che ci sono alte, altissime percentuali di prodotti in vendita che compromettono la salute dei cittadini, per lo meno negli Stati Uniti. Praticamente, da quanto detto, comprare carne equivale a morire, con esperimenti su polli, manzi, vitelli imbustati… peccato che lo stesso non venga fatto su un campione di frutta e verdura.

Sempre con un punto di vista americano, si paragona la carne al cibo da fast food. Siamo tutti d’accordo che probabilmente dall’altra parte dell’oceano non hanno la stessa cultura alimentare nostra, ma non è un po’ troppo statunicentrico pensare che tutto il mondo mangi solo schifezze quando pranza o cena fuori casa?

E ancora, davvero il male è una catena di fast food? Dopotutto nessuno ci punta una pistola alla testa obbligandoci a mangiare un hamburger lì…

Unico dubbio che secondo me potrebbe avere un senso? La dipendenza che danno i latticini. Da profondamente ossessionata da questi prodotti, il mio unico pensiero è stato: “Ci sta”.

Quando poi hanno cominciato a parlare del pesce, lì ho proprio capito che se il mio intento era cercare di capire quanto davvero una dieta vegana influisca in positivo sulla salute, sono stata scontentata.

Più che ossessionarci su quale dieta sia la migliore, quindi, credo che ognuno di noi debba farsi un esame di coscienza e prendere consapevolezza che siamo tutti responsabili di quanto accade fuori dal nostro orticello.
La carne o i prodotti animali non sono il nemico, o non saremmo onnivori di natura. Una presa di posizione verso il benessere di tutti, però, potrebbe essere ridurne il consumo, sempre sotto consiglio del proprio medico che ci conosce, ci segue e sa cosa è meglio di noi.

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