A Palazzo Platamone, fino al 2013, era esposta una targa a ricordo dei “45 omosessuali di Catania mandati al confino dal questore Alfonso Molina nel ventennio fascista”.
Abbiamo scritto al passato, perché le famiglie degli accusatori hanno voluto e ottenuto che fosse tolta, che sia per vergogna o per orgoglio non ci interessa, in quanto non cambia la gravità dell’atto: cancellare la Storia.
Per tutti gli occhi che si chiudono, però, ci sono più del doppio di bocche che parlano, e/o mani che scrivono, come nel caso di Aldo Simeone che, grazie a Fazi Editore, pubblica “L’isola dei femminielli”, così da ridare luce e voci alle storie che mai dovremmo perdere.
Con Mussolini al potere anche gli omosessuali diventano nemici del regime e vengono spediti lontani, al confino che in questo caso si trova a una delle isole Tremiti: San Domino.
Nel 1939 raggiunge il luogo Aldo: un ventenne fiorentino accusato di omosessualità. Raggiunge la baracca e nonostante le pessime condizioni (spifferi che gelano l’ambiente in inverno e senza possibilità di riscaldamento decente, un secchio come gabinetto, letti fatiscenti…) riesce comunque a integrarsi nel gruppo, composto per lo più da uomini siciliani con soprannomi da donna, così troviamo: la Fisichella, la Piciridda, la Leonessa, la Sticchina e la Peppinella; ma anche il Dottore e il Professore.
Ad Aldo non serve poi molto per comprendere che è proprio lì al confino che tutti possono sentirsi liberi di essere se stessi tanto che il pensiero di un ritorno alla libertà non è poi così allettante, soprattutto quando nel giugno del ’40 arrivano le prime lettere di convocazione al fronte.
Come in ogni situazione della vita, non tutti reagiscono allo stesso modo, così tra i femminielli troviamo chi non vede l’ora di tornare a vivere una vita normale, chi crede davvero che si possa guarire e chi invece approfitta del momento per potersi esprimere liberamente, senza essere vittima di pregiudizi, scherni o aggressioni. C’è chi si veste da donna, chi inizia relazioni d’amore, chi pensa a studiare in vista di un titolo che possa permettergli una vita decente… insomma, è un minestrone di identità diverse e differenti caratteri che ben presto formano una comunità.
Il vivere uniti, a stretto contatto, scatena emozioni forti che sia nel bene che nel male danno reazioni esagerate.
Personaggi, luoghi e contesto storico sono reali e l’accurata penna di Molina riesce a renderceli tutti amici, descrivendo la loro quotidianità fatta di orari mai rispettati ma soprattutto di desideri, tipici dei ventenni di ieri quanto di oggi: quelli di amare ed essere amati così come si è. Cercare comprensione nell’altro, avere un punto d’appoggio che ti possa sostenere nella solitudine di una fredda notte invernale, quando tutto, dal buio della notte agli ululati del vento ti parla di morte.
Il riscatto di non essere dimenticati da una famiglia che probabilmente si vergogna di te, la paura che ci porta a credere di essere veramente sbagliati, solo perché si ama.
Quando si parla di Seconda Guerra Mondiale, Fascismo e Razzismo si pensa solo a un gruppo di vittime, senza considerare quelle passate in sordina, quelle che hanno sofferto tanto e quanto, quelle che persino la Storia ha considerato scomode, tanto da averle depennate da una Giornata della Memoria o dalle targhe ricordo.
Aldo Merina, invece, punta i fari su di loro, risentiamo le loro risate, i loro balli, la loro gioia di essere vivi nonostante abbiano vissuto in un Purgatorio che sapeva d’Inferno e senza mai la possibilità di accesso al Paradiso.
Un libro importante, di Storie importanti da leggere a ripetizione e far leggere nonostante l’età che si ha, così da non sentire più frasi come: “A che serve il mese del pride?” o, peggio, impedire a un giovane di proseguire la sua vocazione solo perché gay.
Siamo nel momento della Storia in cui possiamo urlare a gran voce chi siamo e cosa vogliamo, lo dobbiamo fare per noi stessi, per chi verrà ma soprattutto per chi in passato è stato costretto al silenzio. Come detto a un mio amico di recente: chi ama sarà sempre di più rispetto a chi odia.
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