Quando prendo un thriller della Fazi Editore so di andare sempre sul sicuro e lo confermo anche dopo la lettura de “Il nido del pettirosso”, di Lorenzo Sartori.
Uscito il 18 giugno 2024, mi ha fatto stare incollata al kindle, con il cuore che batteva all’impazzata perché al suo interno ci sono ben due storie dark da risolvere in uno scenario, quello delle montagne del nord Italia che ancora mi manca da visitare e che sogno a occhi aperti da sempre.
Ha ricordi meravigliosi del posto, almeno fino alla morte di Sara, la sorella maggiore, avvenuta in un tragico incidente che per lei e e i genitori non è stato casuale. La polizia, però, ai tempi si è affrettata a chiudere il caso e i loro interrogativi sono diventati macigni che hanno portato alla rovina e allo sfaldamento dell’intera famiglia, tornata divisa a Milano.
Alice è decisa a tornare all’albergo di famiglia, il Nido del Pettirosso, assieme ai suoi amici ma a pochi chilometri di distanza, la macchina sbanda in un burrone, e Alice – assieme a un ragazzo – spariscono misteriosamente.
Laura, la madre, parte di fretta per Alveno, in un viaggio all’ultimo secondo per ritrovare la sua unica figlia, ma che inevitabilmente riaprirà i cassetti più oscuri del suo passato e di quello degli abitanti.
Il libro si suddivide tra i fatti del 2008 e quelli del 2019, con i personaggi che vediamo prima adolescenti e poi ragazzi. Alcuni di loro hanno cambiato vita, altri sono rimasti più o meno gli stessi ma tutti, dal primo all’ultimo sono strettamente legati ad Alice e Sara. Laura sa esattamente da chi andare per sfogarsi e dire ad alta voce le sue intuizioni quando la polizia sembra brancolare nel buio, eppure nulla è certo, di chi si può davvero fidare quando gli abitanti si difendono l’un l’altro solo perché del luogo, mentre lei – nonostante il passato – è la forestiera che si è allontanata da Alveno?
È normale che i thriller ti lascino con la sensazione che è impossibile fidarsi degli altri – è questo è il motivo per cui scelgo di leggerne pochi, nonostante io li adori – ma devo dire, questo più di tutti.
La caratterizzazione dei personaggi evita di proposito il grigio, facendoci cadere nella trappola (tipica anche della cronaca nera) dei santi e dannati, dei buoni e dei cattivi, di quelli che mai avrebbero potuto e quelli che probabilmente sono colpevoli.
Saltiamo da un caso all’altro, da un decennio all’altro sapendo fin da subito che il tutto è collegato, ma proprio perché Alice e Sara sono due persone diverse, seppur sorelle, e legate da un profondo bene, è estremamente difficile farsi un’idea su chi sia l’assassino, ma soprattutto sul suo movente. Il tutto, poi, è sapientemente condito dall’accurate descrizioni delle montagne del Trentino e dello stile di vita del nord Italia, che rende la storia più reale che mai.
Un thriller di quest’anno da non perdere, in qualsiasi posto scegliate di andare in vacanza.
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