giovedì 20 giugno 2024

#Intervista: Amaranto

Cos’è il lusso, il vero lusso? Se state pensando a soldi, marche e hotel a cinque stelle, vi state sbagliando di grosso. Siamo d’accordo con Amaranto, la cantautrice che andremo a intervistare oggi, quando dice che il vero lusso è il tempo.


Lo racconta in maniera spettacolare nel suo ultimo singolo, “Darwin”, disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 26 aprile 2024 e in rotazione radiofonica dal 10 maggio.
Ma non c’è solo questo nei temi trattati. Il brano, infatti, ci catapulta in un mondo futuristico, con una società migliore di quella di adesso.
L’evoluzione tecnologica cammina di pari passo con quella sociale, economica, spirituale; perché è inutile andare sulla Luna quando siamo estranei a noi stessi. Il viaggio più grande, infatti, è quello dentro di noi.
 

Amaranto inizia il suo percorso artistico nel 2022 con la pubblicazione del singolo Sirena (solo interprete) con cui partecipa anche a Casa Sanremo Live Box.
Nel 2023 inizia a scrivere le proprie canzoni assieme ad un percorso strutturato di tecnica vocale e ne derivano due singoli, “Senza di te”, uscito nell’ottobre scorso e “Darwin”.

Grazie mille, Amaranto, per questa intervista! Raccontaci di come hai iniziato con la musica e quando hai capito che questa sarebbe stata la tua strada…

Grazie intanto per le domande che sottintendono una lettura approfondita della canzone….La musica c’è sempre stata ma la “paura” di fallire, di non emergere mi ha tenuta lontano per molto tempo… Daltronde non esisteva un vaccino per la paura.

Fin dalle prime note di “Darwin” si capisce che non è un brano come gli altri. Racconti, difatti, di un futuro che immagini per l’umanità, dove l’interesse è puro tabù, l’empatia è la nuova tolleranza, si lavora solo per hobby e non per necessità, il tempo è l’unico lusso… insomma, una sorta di ritorno all’età dell’oro. Cosa serve, secondo te, per arrivare a tutto ciò?

Non so se potrebbe bastare ma sarebbe un buon inizio creare tempo per pensare, per sentire, per guardarsi dentro, invece di essere sempre proiettati sull’esterno e sugli altri.

Quello che mi ha colpita sono stati anche i riferimenti alla pandemia, alle distanze che eravamo costretti a portare, e il verso “paura vaccinata in ogni farmacia” mi ha messo dei brividi addosso. Ho notato, però, che il 2020 è stato un anno fondamentale per ogni artista, perché ha fatto nascere qualcosa di nuovo in ognuno di noi. Nonostante il dolore e la rabbia per essere costretti a fare, o non fare, qualcosa, quali credi siano stati i frutti che ti ha donato la pandemia?

La pandemia mi ha fatto la prima dose di vaccino contro la paura di cui sopra, mi ha costretta a rivedere le mie priorità e mi ha fatto capire che il mio tempo non era infinito e che dovevo iniziare a usarlo in modo diverso… da lì ho deciso di iniziare a mettermi in gioco nella musica, a rischiare di espormi; la paura può salvarti la vita qualche volta, ma troppo spesso, quando prende il sopravvento, può paralizzarti o farti compiere azioni controproducenti.

Nel brano non mancano i riferimenti alla spiritualità – che non citerò perché ognuno è libero di trovarli o intenderli come vuole – nella tua vita quanto è presente questo aspetto?

Ha un ruolo importante, il che mi porta di conseguenza alla responsabilità personale di impegnarsi nel proprio piccolo a essere la versione migliore di se stessi senza aspettare che qualcun altro venga a salvarti (supereroi o chi per loro)… siamo piccoli ma anche potentissimi, specie se uniamo le forze.

“Lavori per hobby, non per necessità” mi ha fatto tornare in mente tutte le persone che di fronte all’arte se ne escono con: “Ma trovati un lavoro vero”. Le hai avute anche tu nella tua vita? Cosa ti senti di dire a un giovane che vuole vivere d’arte ma si sente bloccato da questi pregiudizi?


Le/gli dico che io stessa sono stata vittima di questa credenza…. E penso che ognuno di noi si meriti di fare un lavoro per il quale abbia passione in modo da viverlo come il proprio hobby e non come un carcere.

“Cuori umani che battono al buio forniscono luce ad intere città” mi ha colpito tantissimo, e so che non si dovrebbero chiedere certe spiegazioni, ma vorrei approfittarne: è una metafora del vecchio che non va più ma può essere riutilizzato per le generazioni future (in una sorte di cuori di persone morte, ma che continuano a battere artificialmente per fornire energia) o piuttosto un’ammonizione su chi non è nella luce, che lavora per gli altri che lo sono?


È bellissimo come ognuno trova significati diversi e possibili in uno stesso testo e i tuoi sono davvero notevoli, ma in realtà non era una metafora. Per me la frase indica il fatto che in un futuro l’energia possa essere ricavata davvero in un modo attualmente impensabile e a impatto zero; il cuore che è il motore del corpo diviene il motore delle nostre città tanta è l’abbondanza di energia che ha, come a significare che quello che non vedi oggi potrebbe essere possibile nel futuro, e non perché non sia ancora accaduto significa che non accadrà mai.
Grazie di aver ascoltato.

E io non posso fare altro che rispondere: grazie a te di aver parlato, sia attraverso la tua musica, che nel tempo dedicato per questa intervista.

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