martedì 11 giugno 2024

#Libri: Il dono

Tutti noi abbiamo un libro del cuore, quello che per quanto lo rileggiamo, ci suscita le stesse identiche emozioni della prima volta, facendoci ridere e piangere senza controllo.

Ecco, nel mio caso il libro è “Il dono”, scritto da Cecelia Ahert e pubblicato nel 2008

Come i precedenti dell
autrice, anche questo ha segnato profondamente la mia anima, insegnandomi che la vita non è una gara, né una corsa. Che siamo qui per un motivo e che quando sentiamo che ci sfugge, è il momento di fermarci e attendere che torni alla mente.
 
Le persone, come le case, hanno dei segreti. A volte sono i segreti a vivere dentro le persone, altre volte accade il contrario. Sono le persone a tenersi i segreti stretti tra le braccia, trattenendo con la lingua la verità. ma dopo un po’ la verità ha la meglio ed emerge. Si dibatte e si contorce, cresce finché la lingua gonfia non riesce più ad avvolgerla e non può fare altro che sputarla fuori e scagliarla sul mondo. La verità e il tempo lavorano sempre fianco a fianco.

Lou Suffern è un uomo in carriera dalla vita frenetica: ha i giorni sempre pieni, con appuntamenti che si accavallano l’uno sull’altro e non trova spazio per la sua famiglia. Un po’ per gli impegni lavorativi, un po’ per il proprio Ego, le persone che dovrebbe amare più al mondo sono le stesse che occupano gli ultimi posti nella classifica delle priorità, surclassate da potere e denaro, i veri obiettivi che l’uomo ama rincorrere.
Questo non cambia mai durante l’anno, da anni, neanche nel periodo di dicembre e l’approssimarsi del Natale, quando in teoria tutti noi riscopriamo il piacere di riunirci con la famiglia.
Lou vive a New York, dove il periodo natalizio è attivo appena passato il ringraziamento, eppure a lui sembra solo un vacuo sfondo alla routine, fino a quando si imbatte in Gabe: un mendicante, forse un po’ pazzo, che gli fa il più grande dei doni: il tempo.

Lou alzò gli occhi al cielo. «Ascolta, Gabe, mi dispiace… Lui è… Be’, non prenderlo sul serio.»
«Ah, non si dovrebbe mai prendere nessuno davvero sul serio. Puoi controllare solo quello che sta qui dentro» disse Gabe disegnando un cerchio con le braccia attorno al proprio corpo. «Se ricordi questo semplice principio, nessuno (non cors.) potrà essere preso sul serio»

Quando ho letto questo libro per la prima volta avevo diciannove, vent’anni assieme all’arroganza e alla presunzione di sapere già tutto. Di anno in anno, rilettura dopo rilettura, mi è sempre più chiaro come sia stata la penna dell’Ahern a ridarmi la voglia di introspezione, di spiritualità per potermi riconnettere al mio vero Io.
Ho tutti i suoi libri, messi in ordine di uscita in un unico punto della libreria a lei dedicato. Tutti loro sono da me considerati al pari di un migliore amico, nutro un vero e proprio rispetto per le storie che mi hanno raccontato, ma soprattutto per gli insegnamenti che hanno voluto darmi.
“Il dono”, però, ha qualcosa di speciale. Per la prima volta mi sono confrontata con i temi più materiali della vita, con cosa è davvero importante, con il fatto che gli errori sono sempre perdonati, anche se questo non sempre vuol dire rimediare a essi.

“Il tempo non può essere guadagnato. Un’ora, una settimana, un mese, un anno passano e non ti vengono più restituiti.”

Se il tempo passa senza possibilità di tornare indietro, se non abbiamo sempre possibilità di rimediare, a che serve migliorarsi, perdonare e andare avanti? A che pro guardare al passato per migliorare il nostro futuro se tanto abbiamo un potere limitato su quanto accade nel mondo?
Con “Il dono” ho compreso che tutto serve ai fini dell’umanità. Se miglioro nel mio piccolo, avvio un effetto domino che prima o poi influirà sul grande. Se in questo spazio e tempo ho poco margine di movimento, nella storia dell’umanità, anche un misero passo può essere la causa del grande cambiamento.
Guardiamo alle rivoluzioni, ai movimenti artistici e letterali, alle scoperte scientifiche… nessuno di questi sarebbe mai diventato grande senza un impercettibile avviamento inziale.

Lou siamo tutti noi quando pensiamo a tutto fuorché a quello che è davvero importante. A quando diamo energie al parlare male, all’ostacolare gli altri invece che tentare il tutto e per tutto per fare bene. Il dono che poi verrà fatto a lui, è lo stesso che dovremmo fare per noi stessi. Ovviamente non dirò in questo articolo che dono è, per saperlo basta leggere il libo. 

“Un fatto molto importante può toccare un piccolo gruppo di persone, così come un fatto di scarsa rilevanza ne può toccare moltissime. Un episodio, grande o piccolo che sia, può influenzare una serie di individui. Gli eventi possono unirci. Perché siamo fatti della stessa materia. Un fatto scatena in noi qualcosa che ci mette in contatto con una situazione o con altre persone, accendendoci come le lucine di un albero di Natale, magari attorcigliate e capovolte, ma legate comunque da un filo. Qualcuna si spegne, qualcuna tremola e qualche altra risplende intensamente, ma siamo tutti sulla stessa linea.”

Nessun commento:

Posta un commento