lunedì 24 giugno 2024

#Libri: Il 7 ottobre tra verità e propaganda

Quanto c’è di vero in ciò che è stato raccontato sull’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023? Roberto Iannuzzi, analista di politica internazionale con un particolare occhio sul Medio Oriente, ha raccolto prove e testimonianze riguardo l’infausto giorno: cosa è verità e cosa è pura propaganda? Dal giorno 4 giugno 2024, sempre grazie a Fazi Editore, collana Le terre, si può fare luce sull’argomento grazie al libro Il 7 ottobre tra verità e propaganda – L’attacco di Hamas e i punti oscuri della narrazione israeliana

Fresca di altre letture sull’argomento, oggi più che mai scottante, ho deciso di tornarci con la consapevolezza che è necessario fare luce su ciò che è accaduto e sulla versione dei fatti raccontata da entrambe le parti. La storia la scrive chi vince da sempre, ma oggi è possibile sovvertire l’ordine delle cose, lasciare spazio anche a chi sta subendo ingiustizie: ed è questo che Iannuzzi ha deciso di fare con il suo libro.
Nelle 150 pagine, l’autore ha analizzato nel dettaglio ogni fatto del 7 ottobre 2023 e ogni notizia che è riverberata in Occidente e nel resto del mondo nelle ore e nei giorni immediatamente successivi all’attacco, con un breve ma necessario excursus della storia di Hamas e di ciò che rappresenta per i palestinesi.

Quindi no, la storia non la scrive chi vince, non più. Si può provare a parlare del proprio punto di vista e forse non avremo mai la verità assoluta stretta tra le mani, ma il confronto delle due parti è finalmente possibile e fondamentale.
È così che Iannuzzi racconta che degli stupri di gruppo denunciati a gran voce dagli israeliani, la cui eco è riverberata in tutto il mondo tra rabbia e sgomento, non esistono prove provate, la famosa prova regina che possa incolpare con certezza.
Una delle poche certezze che ci sono è che l’intelligence di molti paesi (USA, Regno Unito e non da ultimo quella israeliana) aveva da anni notizie su un possibile attacco di Hamas, informazioni su esercitazioni militari al confine con il muro che divide la Striscia da Israele, ma tutti questi allarmi sono stati ignorati, liquidando l’idea che Hamas potesse compiere una strage come una remota possibilità, infine concretizzatasi il settimo giorno di ottobre dello scorso anno. 

Una delle poche certezze che ci sono, invece, è che l’IDFIsrael Defence Forces –, presa totalmente alla sprovvista dall’attacco di Hamas, ha applicato un protocollo non scritto che riesce comunque a portare un nome tutto suo, “direttiva Hannibal. La sostanza è semplice: pur di non far ostaggi, soprattutto se si parla di militari, le forze di difesa israeliane sono autorizzate a neutralizzare tutti a ogni costo, anche se l’azione potrebbe costare perdite proprio sul fronte israeliano.
Ed è così che scopriamo che la conta delle vittime del 7 ottobre (ridimensionate in ultima istanza a poco più di 1100, a differenza dei numeri sbraitati da Israele), alla luce di questo ufficioso protocollo, non possono essere tutte attribuibili ad Hamas, proprio perché Israele non si è preoccupato di chi fossero le vittime dei propri attacchi in difesa. 
 
Quanto è sottile la linea tra la pulizia etnica e il genocidio? Quanto lo è, invece, tra quella di difesa e quella della violenza più spietata, incontrollabile, crudele?
L’autore non detiene la verità assoluta e probabilmente nessuno mai l’avrà, ma tentare di fare luce sulle zone d’ombra di questi conflitti è necessario, indispensabile: troppo volte il mondo intero si è voltato dall’altra parte davanti ai genocidi, e anzi li ha supportati.
Al giorno d’oggi, con tutti i mezzi di comunicazione a disposizione, ritengo sia nostro dovere informarci e scavare per arrivare quanto più possibile alla verità.

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