mercoledì 6 settembre 2023

#TheBeatles: I've got a feeling

Oggi non faremo finta di mettere in dubbio che la canzone di cui parleremo abbia riferimenti alla McLennon, perché crediamo che “I’ve got a feeling” sia l’inno della McLennon, al pari di “Two of us”. Se la seconda, però, racconta di un amore che dall’adolescenza arriva fino all’età adulta, la prima è letteralmente l’insieme delle emozioni di Paul McCartney e John Lennon e di come sia stato il grande sentimento che li univa (decidete voi se rimane confinato all’amicizia o no) a mandarli avanti, nonostante tutto.


Questa canzone è un matrimonio riparatore tra la mia I’ve got a feeling e un pezzo scritto da John dal titolo Everyone had a bad year”, così descrive il brano lo stesso Paul, spiegando poi quanto sia stato più facile lavorare con John. Erano il giorno e la notte, il sole e la luna, ogni loro pezzo era inevitabilmente smussato e modificato dall’altro, creando qualcosa che ancora adesso è leggendario.

Ora che continuo a scrivere le mie canzoni da solo, sono ancora molto consapevole del fatto che lui non è con me, ma dopo tutti questi anni lo posso ancora sentire che mi sussurra qualcosa all’orecchio. Penso spesso, col senno di poi, a cosa John avrebbe detto di un brano […] o che cosa avrebbe detto con parole diverse; e così a volte cambio le mie.

Un rapporto non comune, in qualsiasi modo voi vogliate metterlo. Vedendo il docu-film Get Back, infatti, notiamo come nonostante l’allontanamento i due si siano sempre supportati, aiutandosi nei momenti di stallo e cercandosi in quelli del bisogno.

“Ive got a feeling è presente nell’album “Let it be” del 1970, quello che ha sancito la fine dei Beatles come gruppo, ma che di sicuro li ha consacrati tra le band immortali.

I’ve got a feeling
(Nutro un sentimento)
a feeling deep inside, oh yeah
(un sentimento molto profondo, oh yeah)
I’ve got a feeling
(nutro un sentimento)
a feeling I can’t hide, oh no.
(un sentimento che non posso nascondere, oh no.)

Oh please believe me
(Oh, per favore credimi)
I’d hate to miss the train, oh yeah
(non vorrei perdere il treno)
and if you leave me
(e se tu mi lasciassi)
I won’t be late again, oh no
(non sarò di nuovo in ritardo)
I’ve got a feeling.
(Nutro un sentimento.)

All these years I’ve been wandering around
(Per tutti questi anni ho vagato)
wondering how come nobody told me
(chiedendomi come mai nessuno mi abbia mai detto)
all that I’ve been looking for was
(che tutto quello che stavo cercando era)
somebody who looked like you.
(qualcuno che ti assomigliava.)

I’ve got a feeling
(Nutro un sentimento)
that keeps me on my toes, oh yeah
(che mi fa rimanere vigile)
I’ve got a feeling
(nutro un sentimento)
I think that everybody knows, oh yeah
(penso che tutti lo sappiano)
I’ve got a feeling.
(nutro un sentimento.)

La prima parte è totalmente di Paul McCartney e pensando in maniera più superficiale, vedendo l
’uscita del brano, potremmo credere si riferisca alla relazione con Linda. Certo, ma potendo tradurre “feeling” anche con “sensazione”, “presentimento” e notando quanto le parole siano sul filo del rasoio del rimpianto, qualche dubbio lo abbiamo.

A fine anni Sessanta Paul era devastato al pensiero della fine dei Beatles, anche questo è ben visibile in Get Back e in come ha provato e riprovato la stessa “Let it be”. Non sorprende, quindi, pensare che si possa essere sentito alle strette, consapevole del fatto che si sia reso conto tardi di quanto stava accadendo e per questo non poteva più fare molto.

I’d hate to miss the train/and if you leave me/I won’t be late again.” (trad: “Non vorrei perdere il treno/e se tu mi lasciassi/non sarò di nuovo in ritardo.”)
Queste parole non possono essere di certo per un amore della durata di due anni che sta andando avanti tranquillamente (Paul e Linda si sono sposati il 12 marzo 1969, pochi mesi dopo la registrazione della canzone), quanto sembrano più dedicate alla certezza di una relazione rotta, spezzata, ma non per questo priva dell’amore che si è nutrito.

Paul si sente vigile, in attesa che arrivi qualcosa. “Keeps me on my toes” (letteralmente: “Mi fa rimanere sulle dita dei miei piedi”) ha come significato proprio quello di rimanere in attenta osservazione perché c’è un pericolo in agguato. Ecco che le emozioni di Paul (che troviamo nella già citata “Let it be”, ma anche in “Oh! Darling” vengono di nuovo alla luce, ormai alla portata di tutti come una sorta di narrazione emotiva (alla quale lo stesso John, accorgendosene, risponde, più o meno con sarcasmo: “Così penseranno che siamo amanti”).

È capitato un po’ a tutti di ritrovarsi in una situazione stagnante, o in quello stallo interiore che sappiamo di superare solamente allontanandoci da una situazione in particolare. Masini dice che: “Le storie d’amore finiscono sempre/a volte per noia/a volte per niente”, e pensiamo che sia proprio questo il caso.

I Beatles hanno avuto i loro problemi – li vedremo dopo – ma il punto d’arrivo avviene perché sentono di andare oltre, hanno bisogno di esprimere al meglio loro stessi, intraprendendo carriere da solisti, senza mai dimenticarsi gli uni degli altri. Continuano a collaborare quando necessario, così come sono evidenti le frecciatine lanciate tra John e Paul.


Everyvody had a hard year
(Tutti hanno avuto un anno difficile)
everybody had a good time
(tutti si sono divertiti)
everybody had a wet dream
(tutti hanno avuto un sogno bagnato)
everybody saw the sunshine
(tutti hanno visto lo splendore del sole)

Everybody had a good year
(Tutti hanno avuto un buon anno)
everybody let their hair down
(tutti si sono lasciati andare)
everybody pulled their socks up
(tutti hanno dovuto fare uno sforzo in più)
everybody put their foot down.
(tutti hanno dovuto impuntarsi.)

La parte di John descrive al meglio quanto detto su. Lui veniva dal divorzio con Cynthia, l’allontanamento dal figlio Julian, l’inizio della relazione con Yoko Ono e di pari passo quello con l’eroina.
I Beatles, poi, hanno da poco fondato la loro etichetta indipendente, cominciando ad avere così reali problemi economici, che quasi li hanno portati sul lastrico.

La descrizione dell’anno è un insieme di alti e bassi, l’alternanza di momenti in cui si ha il pieno controllo e quelli in cui ci si lascia guidare dalla corrente degli eventi. Lo stesso modus operandi che avevano i due: Paul con la pretesa di avere tutto pronto settimane prima di una certa data – con tanto di agitazione e ansia al pensiero che non sia tutto perfetto – e John che lavora meglio sotto pressione; Paul che vorrebbe provare e riprovare finché quello che esce non è uguale a quello che sta nella sua mente e John che gli risponde che è perfetto così, e deve lasciar andare.

Nonostante questa grande differenza, John e Paul non perdono occasioni per parlarsi e ascoltarsi. Anche se sono in ritardo sulla tabella di marcia interrompono ogni prova se uno ha bisogno dell’altro. È John a rimanere fermo ad ascoltare tutte le paranoie di Paul – vi assicuriamo che sono tantissime, interi minuti di chiacchiere a raffica – non lo lascia, non lo molla, è lì e la sua presenza calma del tutto l’“amico”.
John, da leader nato, trova naturale concedere lo stesso potere a Paul che però sa essere più tiranno, ed è in questa piena lotta che i due trovano l’equilibrio anche per far emergere forse il più timido George
Anche qui, nessuna parola di odio o rancore, solo una voglia di vedersi uguale agli altri, perché tutti abbiamo i nostri problemi e non dobbiamo farcene una colpa, l’importante è saperli affrontare.

Sarà che amiamo l’angst (termine che nella traduzione letterale vuol dire “angoscia”, ma che indica un genere in cui i protagonisti si trovano in situazioni di difficoltà psicologica) ma pensare che i due abbiano scritto insieme anche la loro canzone d’addio ci fa credere ancora di più quanto la McLennon sia un fatto più che reale.

Adesso che John non c’è più, non posso continuare a rimpiangere quei giorni. Non posso starmene seduto ad augurarmi che sia ancora qui. Non solo non posso sostituirlo, ma non ho bisogno di farlo, in un senso più profondo. Quando hanno chiesto a Bob Dylan perché non scrivesse un’altra Mr. Tambourine Man, lui ha risposto: «Non sono più quell’uomo». Lo stesso vale per me.

Nessun commento:

Posta un commento