A quanto pare l’epoca dei live action si sta rapidamente tramutando in quella dei bio-pic. Che ci crediate o meno, il film di cui parleremo oggi è proprio tratto da una storia vera. “Gran turismo” è arrivato nelle sale italiane lo scorso 20 settembre e ci porta sia all’interno del mondo dei videogiochi, quanto in quello delle corse automobilistiche.
Quindi sì, tutto il senso di rivincita e di rivalsa che si può assaporare all’interno di questa pellicola seguono le avventure di una persona realmente esistita: un giovane, classe ’91, che è divenuto un pilota automobilistico per la Nissan grazie alla propria bravura nelle corse eSport.
Grazie a una trovata del Marketing, la Nissan indice una gara virtuale con in premio la possibilità di frequentare la GT Academy. Dal virtuale, dunque, si prospetta un periodo di preparazione psico-fisica per poter riuscire a sostenere le difficoltà che i piloti patiscono gara dopo gara. La concentrazione diviene lo strumento necessario per poter riuscire a restare su pista, ma allo stesso tempo questa va allenata tanto quanto il fisico per poter riuscire a resistere alle condizioni che l’auto impone ai suoi piloti.
Conosciamo, in questo modo, Jann Madernborough: un ragazzino che vive con la propria famiglia a Cardiff. Lui è il figlio dell’ex-calciatore Steve Madernborough e, al contrario del fratello, non ha mai tentato di inseguire la stessa carriera del padre. Il suo sogno era quello di diventare un pilota e per tutta la sua adolescenza ha memorizzato traiettorie e piste grazie al simulatore di corsa sviluppato dalla Polyphony Digital.
Il film è un crescendo continuo di emozioni che riesce a intersecare la grandezza di un sogno con lo scontro generazionale. Per il padre di Jann tutte le ore passate a giocare alla console non lo renderanno mai un pilota. Le auto non fanno parte del loro mondo e dovrebbe riuscire a essere più concreto per poter riuscire ad affrontare la propria vita. L’opportunità, però, può arrivare quando meno ce lo si aspetta ed è necessario essere nel posto giusto al momento giusto. Da qui il racconto diviene adrenalinico, proprio perché tutto viene giostrato su delle tempistiche da “filo del rasoio”. Jann riesce a sostenere la gara di qualifica proprio all’ultimo secondo, battendo tutti nonostante sia partito in svantaggio e in leggero ritardo. Le sue abilità dietro il volante virtuale sono indiscutibili, ma gareggiare in una vera auto è tutt’altra cosa.
Ci viene, infatti, mostrato quanto realmente possa essere dura l’esperienza di guida di un pilota professionista. Il dietro le quinte racconta quanto la preparazione del corpo sia necessaria per poter mantenere la lucidità dell’intelletto in condizioni non usuali. Le ore passate dentro una vettura, schiacciati dalla pressione dell’accelerazione, gli errori di valutazione tanto quanto l’istinto, sono tutti elementi che costituiscono la difficoltà di quello che è in tutto e per tutto uno sport.
Il punto di forza della pellicola risiede, non solo nella sua narrazione, nei suoi effetti visivi. La composizione e scomposizione delle vetture riesce a mostrare l’emotività del nostro protagonista. Le sensazioni di gioco, tanto quelle della realtà, si uniscono e si palesano proprio grazie alla resa grafica. In tal senso il film riesce a restituire una visione che riesce a unire la passione delle corse e quella per il gioco. Chi ha, almeno una volta, giocato a Gran Turismo riesce a immedesimarsi nell’interfaccia che viene proposto durante le gare. Possiamo, infatti, definire entusiasmante vedere sulla vettura il posizionamento in classifica, esattamente come lo è anche la ripresa in soggettiva. Tutto si muove affinché lo spettatore possa essere emotivamente coinvolto con la gara, così come con la vita del giovane Jann.
Fidatevi se vi diciamo che uscirete dalla sala con una grande voglia d’inseguire i vostri sogni e un gran senso di rivincita a stringervi la bocca dello stomaco.
Il punto di forza della pellicola risiede, non solo nella sua narrazione, nei suoi effetti visivi. La composizione e scomposizione delle vetture riesce a mostrare l’emotività del nostro protagonista. Le sensazioni di gioco, tanto quelle della realtà, si uniscono e si palesano proprio grazie alla resa grafica. In tal senso il film riesce a restituire una visione che riesce a unire la passione delle corse e quella per il gioco. Chi ha, almeno una volta, giocato a Gran Turismo riesce a immedesimarsi nell’interfaccia che viene proposto durante le gare. Possiamo, infatti, definire entusiasmante vedere sulla vettura il posizionamento in classifica, esattamente come lo è anche la ripresa in soggettiva. Tutto si muove affinché lo spettatore possa essere emotivamente coinvolto con la gara, così come con la vita del giovane Jann.
Fidatevi se vi diciamo che uscirete dalla sala con una grande voglia d’inseguire i vostri sogni e un gran senso di rivincita a stringervi la bocca dello stomaco.
“Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile” racchiude tutto nel suo titolo, ma allo stesso tempo mostra come tutto sia possibile. Un sogno che diviene dapprima necessità di riscatto e successivamente una vera e propria avventura. Nella realtà il team Nissan non ha mai ottenuto un primo posto, ma ciò realmente non importa. Nella narrazione filmica questo conclude l’avventura del giovane pilota, ma a conti fatti è necessario che la finzione prenda una piega leggermente diversa per poter segnare la propria fine. Nella realtà, infatti, Jann continua a correre le sue gare e chi può dire che non riuscirà nella stessa impresa pronosticata dalla Sony-Playstation?
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