venerdì 9 dicembre 2022

#RoyalFamily: Principessa Margaret e Peter Townsend

L’ultima stagione di The Crown ha forse messo la Regina Elisabetta II un po’ in secondo piano, perché focalizzata sulla fine del matrimonio tra Carlo e Diana, l’inizio della storia ufficiale con Camilla (per leggere la verità dei fatti potete cliccare qui per la prima parte e qui per la seconda) e sulle vicende di Filippo, che nonostante l’età rimane sempre piacevolmente affascinato da tutto ciò che è nuovo, soprattutto in campo scientifico e tecnologico.
Ciò che ha appassionato tutti, però, è anche la storia d’amore tra la principessa Margaret e il colonello Peter Townsend, che nella quinta stagione fa il suo ritorno, anche se per solo una puntata.

Cosa c’è, però, di vero? Quanto è stato romanzato a favor di trama? In che modo gli sceneggiatori hanno giocato emotivamente, per tenerci incollati allo schermo? Scopriamolo oggi con questo articolo!

Attenzione: The Crown è sicuramente una delle migliori serie tv non solo sulla famiglia reale inglese, ma anche in linea generale. È davvero difficile trovare una trama così vicina alla realtà quando si tratta di esporre vicende legate alla Corona, ma non per questo è da prendere come un documentario: molte delle vicende sono romanzate, infiocchettate e imbellettate a favor di pubblico. La stessa Elisabetta II seguiva ogni puntata, ma lo definiva: “troppo emotivo”.
Eliminiamo, quindi, dalla nostra mente immagini di occhi lucidi e/o discussioni che bramano vendetta.

giovedì 8 dicembre 2022

#Pensieri: L'ottavo articolo

ATTENZIONE
: questo è un "quarto articolo". Siete stati avvisati e potete passare oltre per leggere contenuti decisamente più interessanti.

#Cinema&SerieTv: Il Corsetto dell'Imperatrice - Recensione

Vi abbiamo già parlato della figura dell’Imperatrice Sissi, ripercorrendo la sua biografia in un nostro articolo. Oggi arriva nelle sale italiane Il Corsetto dell’Imperatrice, un film presentato a Cannes 2022. La regia di Marie Kreutzer dipinge a chiare tinte la fragilità di una donna che, arrivata ai quarant’anni, deve fare i conti con il tempo che passa sul suo corpo e sul suo volto. Un costante confronto con la bellezza che l’antecedeva e un carattere sempre meno propenso a scendere a compromessi.

La storia viene messa un po’ da parte. Siamo a Vienna nel 1898, ma è come se il film uscisse dai fatti realmente accaduti per poter rappresentare una donna dal carattere di difficile controllo. Il corsetto, infatti, è metafora delle costrizioni sociali che si ripercuotono sulla pelle della conosciuta Elizabeth, in un costante confronto con il suo riflesso giovanile che sta via via sbiadendo. Una bellezza che la mette a dura prova anche tra le mura domestiche oltre che con quelle pubbliche.

mercoledì 7 dicembre 2022

#Venezia79: White Noise - Recensione

Tutti i nati prima dell’avvento della digitalizzazione hanno ben presente cosa sia il “rumore bianco”: quel suono che i televisori producevano durante la mancata sintonizzazione della frequenza del canale, oppure quella ricerca tra un canale radiofonico e l’altro. Quella continua ricerca di qualcosa che non fosse semplicemente il vuoto. Noah Baumanch ha dato questo titolo alla pellicola che ha aperto Venezia79. Un grande ritorno, successivo a Storia di un matrimonio, che tinge a fosche tonalità una critica dell’odierna società americana: troppo impegnata dalla paura della morte per riuscire davvero a vivere.
La pellicola è da oggi disponibile nel palinsesto di Netflix Italia.

(NO SPOILER)

#TheBeatles: I'm only sleeping

Negli ultimi anni noi fan dei Beatles siamo stati molto coccolati, viste le numerose rimasterizzazioni di album iconici (come Sgt. Pepper’s, il White Album, Abbey Road e Let it be) e l’uscita del docu-film Get Back su Disney+. A novembre abbiamo ricevuto un’altra splendida sorpresa: Revolver si è aggiunto alla lista degli album rimasterizzati.
Dal 2009 a oggi la tecnologia è del tutto cambiata, e con le airpods alle orecchie, gli occhi chiusi e il play sul Revolver Super Deluxe 2022, ci siamo avvicinati a un altro mondo, avendo quasi l’illusione che John, Paul, George e Ringo cantassero e suonassero davvero davanti a noi.

Come spiegato nell’articolo dedicato, Revolver cambia del tutto lo stile musicale dei Beatles, e non solo: a livello popolare crescono, sono più maturi, possono affrontare temi più profondi oltre alle classiche ballate d’amore.
Dopo cinquantasei anni, però, abbiamo davvero colto il senso delle loro parole? “I’m only sleeping” è ancora giudicata una canzone dove John tesse le lodi della sua pigrizia, ricordando a chiunque lo voglia più attivo che non c’è motivo di fare le cose di fretta.
Non possiamo negare che tra i quattro fosse quello più pigro, né che abbia mai nascosto quanto gli piacesse essere un “sognatore”, o una persona che preferisce l’osservare all’azione vera e propria, vediamo anche il senso di “Watching the wheels”.
Ma se la canzone del ’66 avesse un significato più profondo? Vedete? Mica parliamo sempre di McLennon, anche se questa canzone – come tutte quelle di John e Paul – è attribuita alla coppia Lennon/McCartney

martedì 6 dicembre 2022

#Comicità: Zapping

Ormai è passato molto tempo dall'ultima volta che ho guardato la TV, vediamo cosa propone il palinsesto.

Prenderò il telecomando e inizierò a fare zapping, sperando di non pentirmene.

Inizia ora questo viaggio nell'intrattenimento collettivo, tenetevi forte. 

Accendiamo la TV!

#Libri: Ho bisogno di me

La dipendenza è una piaga che coinvolge tutti noi, nessuno escluso. Siamo alla continua ricerca di qualcosa che ci faccia sentire bene, e di certo il tempo dedicato allo svago non è un male. Bisogna, però, prestare attenzione quando la sensazione che ci dà quel divertimento diviene la nostra unica ragione di vita.

La dipendenza non riguarda solo il campo della droga, dell’alcol, del gioco… esistono così tante realtà che se potessimo associarle ai colori completeremmo un’intera palette. Dipendenza dal cibo, dipendenza emotiva, dipendenza dal lavoro…
Per noi, che ben sappiamo quanto è facile cadere nel vortice delle dipendenze, l’argomento non è mai stato un tabù; chi sta scrivendo, poi, ha vissuto in prima linea certe tematiche legate all’abuso di sostanze. Vivendo un’esperienza traumatica – ancora non se la sente di parlarne – si è ritrovata in questura a pregare i poliziotti che concedessero al suo aggressore la comunità, invece del carcere.

Non stiamo qui per difendere nessun tipo di reato, meno che mai quando si tratta di violenza, fisica o psicologica che sia; reputiamo che sia giusto pagare per le proprie azioni negative, ma spesso siamo giudici estremi, che si privano della ragione. A volte il carnefice è una vittima, di se stesso, delle scelte che ha preso, dell’emarginazione, di uno Stato assente, della solitudine… ma pur sempre una vittima.
Sono davvero poche le realtà che aiutano davvero chi ne ha bisogno, e la Lautari è una di esse.