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| Foto di Frames For Your Heart su Unsplash |
Un bacio sulla fronte della bambina, una boccata del dolce profumo dello shampoo alla camomilla e un sorriso per una frase detta in modo buffo, di cui ora non ha più memoria, ma che un giorno verrà a bussarle come un ricordo nostalgico di un tempo mai del tutto assaporato perché passato troppo in fretta.
La cucina è finalmente di nuovo pulita, anche se dell’odore ci si libererà solo tra diversi giorni. Accende la cappa, sperando che aspiri almeno quello del fritto e sospira per il forte rumore che fa e che copre le canzoni di Natale messe in sottofondo. Si toglie il grembiule e va verso il salone dove Ivan e la piccola Cristina stanno apparecchiando la tavola, ben attenti a renderla il più perfetta possibile.
Una tavolozza di verde, rosso e oro che la catapulta in un attimo a ogni 24 dicembre vissuto dal momento della sua nascita a oggi. Sorride ed è solo il pianto di Federico che grida a gran voce il suo bisogno di nutrimento a riportarla alla realtà.
La cucina è finalmente di nuovo pulita, anche se dell’odore ci si libererà solo tra diversi giorni. Accende la cappa, sperando che aspiri almeno quello del fritto e sospira per il forte rumore che fa e che copre le canzoni di Natale messe in sottofondo. Si toglie il grembiule e va verso il salone dove Ivan e la piccola Cristina stanno apparecchiando la tavola, ben attenti a renderla il più perfetta possibile.
Una tavolozza di verde, rosso e oro che la catapulta in un attimo a ogni 24 dicembre vissuto dal momento della sua nascita a oggi. Sorride ed è solo il pianto di Federico che grida a gran voce il suo bisogno di nutrimento a riportarla alla realtà.
Seduta sul divano, con una coperta sulle gambe sdraiate e sostenute dal pouf viola, Sofia ascolta grata Cristina ripetere la poesia di Natale, con le correzioni sempre pazienti di Ivan che nel frattempo infila i tovaglioli dentro gli appositi anelli d’oro. Il sottofondo di quella poesia, imparata da tutte le generazioni della sua famiglia, le stringe il cuore proprio come Federico fa per prendere il latte materno.
Sofia si concentra sulle foto appese al muro che parlano dei suoi ultimi anni di vita, della sua trasformazione da ragazza universitaria qualunque con un bagaglio di sogni e aspettative in una donna che ha avuto il coraggio di avverarne molti e scartarne quelli che ormai non facevano più per lei, tipo seguire Robbie Williams in ogni concerto in giro per il mondo. Ride guardando Ivan, che ora sta scegliendo dalla cantinetta il tipo di vino più adatto alla serata.
Poi il suo sguardo si posa sugli zoccoletti di porcellana comprati in Olanda, in un viaggio tutto al femminile con la madre e le sue sorelle sei mesi dopo la morte del padre; alla prima decorazione fatta da Cristina all’asilo nido: un’alce con delle luci di natale messe al collo come fossero una collana. Non un capolavoro che ha dato prova delle doti artistiche della figlia, ma comunque ne ha testimoniato l’impegno e la costanza visto che per lo meno è riuscita a ultimarlo. Cristina non sarà una futura pittrice, ma sicuramente una perfezionista sì. Sorride guardandola ora sedersi a terra, anche se con il vestito per stasera, a giocare con le costruzioni.
Improvvisamente si ricorda di quella volta, da ragazza, quando la Vigilia di Natale la viveva con grande angoscia, perché suo padre era sempre più malato e quel giorno avrebbe potuto trasformarsi nel peggiore della sua vita. Lui le vedeva l’angoscia nello sguardo, l’ansia nei tremori delle mani, le stesse che lui non riusciva più a stringere forte.
«Bambina mia,» le disse così piano che Sofia pensò inizialmente di esserselo immaginato, ma schiarendosi la gola il padre riuscì a proseguire. «non turbarti per quello che potrebbe essere, ecco, spegni la luce e siediti qui, accanto a me».
Lei eseguì curiosa quella strana richiesta, spegnendo la luce della camera da letto dei genitori e arrivando al letto con le mani bene avanti per non sbattere sul comodino. Gli occhi si abituarono presto al buio, supportati anche dalle luci della città che provenivano da fuori.
«La vedi la città, la senti come è viva?» le chiese il padre dopo qualche secondo. Lei si voltò verso la finestra che affacciava sulla piazza del centro. Dal terzo piano non potevano avvertire chiaramente le voci, ma le luci di Natale lampeggiavano rivelando le figure di persone che dalla loro prospettiva sembravano muoversi come le sue marionette del teatro magnetico.
C’era chi faceva la fila per lo zucchero filato o altri dolci, chi per le bancarelle di artigianato, chi per la giostra ottocentesca, e chi semplicemente passeggiava. Le coppie si tenevano per mano, i ragazzi si muovevano in gruppo, i bambini giocavano e altri avevano improvvisato un piccolo coro.
«La vita è questa, bambina.» proseguì il padre, con la saggezza acquisita da chi ormai sta abbandonando l’esperienza terrena. «Qualsiasi cosa accada, si va avanti.»
Sofia non riuscì a fermare le lacrime che iniziarono a scendere nel segreto del buio.
«Quando ti prenderà la malinconia, o quando penserai di non farcela, spegni tutte le luci e prendi forza da chi fuori di te vive.»
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| Foto di Hert Niks su Unsplash |
«Spegni la luce» dice guardando il marito che, dubbioso proprio come lei vent’anni prima, esegue in silenzio subito dopo che Cristina è corsa tra le braccia della madre.
«Guardate la città…» dice alla figlia e al marito, che le raggiunge in pochi secondi. La bambina è in piedi sul divano, sulle punte e ben aggrappata al davanzale della finestra per vedere ancora meglio.
Cristina chiude gli occhi, non c’è bisogno di guardare fuori per descrivere la scena, la conosce a memoria. «Vedete tutta questa gente? Che mangia, compra oggetti, gioca…»
«Va sulla giotta!» aggiunge entusiasta la bambina, facendo ridere i genitori.
«Questa è la vita.» prosegue Sofia. «A volte va velocissima, come in questo giorno, dove abbiamo fatto così tante cose che forse non ci siamo davvero goduti l’attesa. Altre, invece, va lenta, anche se non lo vorremmo. Ma in qualsiasi modo scorra… la vita è movimento, azione, voglia di stare insieme, anche se con persone che mai conosceremo.»
«Ora batta, voglio luce» sentenzia la piccola e Ivan non può fare a meno che rispettare la volontà della figlia.
Cristina la guarda divertita, un giorno lo comprenderà anche lei.


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