In Germania Sebastian Fitzek è lo scrittore più famoso e osannato per quanto riguarda il genere thriller e leggendo “Portami a casa”, disponibile in tutte le librerie dal 22 ottobre 2024 ed edito Fazi Editore, con traduzione di Elisa Ronchi, ho decisamente capito il perché.
Angosciante, tremendo, intenso, questo è un thriller con tutte le lettere maiuscole, ma allo stesso spicca tra tutti gli altri perché nessuno – almeno tra quelli che ho letto nella mia vita – può esserne messo a paragone.
A confermarlo la stessa Roberta Bruzzone, che alla presentazione romana alla libreria Spazio Sette ha esaltato trama e personaggi confermandoci come il tutto, uscito dal subconscio di Fitzek, sia estremamente vicino alla realtà dei moltissimi casi di violenza sulle donne che, in Germania come in Italia e purtroppo come ovunque nel mondo, sono quotidiani.
Jules Tannberg accetta di sostituire il suo migliore amico alla linea che si occupa di tenere compagnia alle donne che tornano a casa di notte e da sole. Contrariamente a quanto poteva immaginare, però, il telefono rimane silenzioso e lui non può far altro che attendere la chiamata mentre ascolta alla televisione le ultime notizie del noto “killer del calendario”: un pazzo ancora in libertà che uccide le donne e segna con il loro sangue la data della morte sul muro.
Poco dopo le ventidue ecco il telefono che squilla: dall’altra parte c’è Klara, fermamente convinta di aver chiamato per sbaglio, ma che né voce né le parole che utilizza riescono a nascondere il terrore che sta vivendo.
Jules è abbastanza preparato da capire che c’è qualcosa che non va, così la tiene al telefono e non passa molto prima che la donna gli confida di essere seguita da un uomo, che l’ha aggredita ma che soprattutto ha dipinto sulla sua camera da letto la data della sua morte. Allo scadere del tempo mancano solamente due ore.
È da qui che il carattere di Jules deve venire fuori, lasciando indietro le ombre del passato e quelle del presente, ancora più oscure, per cercare di salvare la vita a Klara. Come farlo, però, quando si è al telefono, con un assassino che segue ogni mossa, un marito – quello della donna – maniaco del controllo e sadico, ma soprattutto con il dubbio che Klara, già ricoverata in psichiatria, non sia semplicemente una donna vittima di paranoia?
Prima ho accennato che questo non è un thriller come gli altri e la spiegazione risiede nella capacità di scrittura di Fitzek: così chiara, diretta e reale che ancora oggi, a una settimana da quando ho letto una scena nauseabonda di umiliazione totale nei confronti di Klara – e non solo – non riesco a togliermela dalla testa; ho lo stomaco sottosopra e vi assicuro che non sono facilmente impressionabile...
Uno scrittore che riesce a fare questo, a suscitare nel lettore le stesse identiche emozioni del protagonista –ringrazio che ho empatizzato con le vittime e non con l’aguzzino, o avrei avuto bisogno di una psicoterapia d’urgenza – è sicuramente un uomo che fa della scrittura la sua vocazione e non a caso questo tipo di romanzo serve necessariamente a tutti noi per metterci in guardia da chi abbiamo accanto.
Tante donne non riescono a denunciare gli uomini proprio perché questi cambiano faccia a seconda di chi hanno davanti, perché agli occhi di amici, parenti, colleghi e conoscenti sono gli angeli scesi dal cielo. Lo abbiamo visto tante volte, in qualsiasi caso di femminicidio: “Lui non avrebbe mai fatto qualcosa del genere, è una persona splendida”. Ma queste persone splendide hanno sempre dei campanelli d’allarme: l’insicurezza, la mania del controllo, la voglia di perfezione, l’andare in crisi al primo intoppo… insomma, riconoscerli in tempo è fondamentale perché – e non mi stancherò mai di ripeterlo – prima della violenza fisica vi è quella psicologica, con un grande lavoro di manipolazione mentale da parte dei carnefici.
La crudeltà delle scene e della trama non deve essere, quindi, motivo di rinuncia alla lettura. Sicuramente non lo consiglio prima di andare a dormire o in periodi di forte stress, ma di certo va letto e compreso, perché sono così tante le donne vittime di violenza – secondo i dati di chi è riuscita a denunciare – che ci sono alte probabilità vi si sieda accanto ogni giorno. Se non ve la sentite con la lettura, sappiate che Prime Video è pronto per far uscire il film, diponibile tra pochi mesi.
Angosciante, tremendo, intenso, questo è un thriller con tutte le lettere maiuscole, ma allo stesso spicca tra tutti gli altri perché nessuno – almeno tra quelli che ho letto nella mia vita – può esserne messo a paragone.
A confermarlo la stessa Roberta Bruzzone, che alla presentazione romana alla libreria Spazio Sette ha esaltato trama e personaggi confermandoci come il tutto, uscito dal subconscio di Fitzek, sia estremamente vicino alla realtà dei moltissimi casi di violenza sulle donne che, in Germania come in Italia e purtroppo come ovunque nel mondo, sono quotidiani.
Jules Tannberg accetta di sostituire il suo migliore amico alla linea che si occupa di tenere compagnia alle donne che tornano a casa di notte e da sole. Contrariamente a quanto poteva immaginare, però, il telefono rimane silenzioso e lui non può far altro che attendere la chiamata mentre ascolta alla televisione le ultime notizie del noto “killer del calendario”: un pazzo ancora in libertà che uccide le donne e segna con il loro sangue la data della morte sul muro.
Poco dopo le ventidue ecco il telefono che squilla: dall’altra parte c’è Klara, fermamente convinta di aver chiamato per sbaglio, ma che né voce né le parole che utilizza riescono a nascondere il terrore che sta vivendo.
Jules è abbastanza preparato da capire che c’è qualcosa che non va, così la tiene al telefono e non passa molto prima che la donna gli confida di essere seguita da un uomo, che l’ha aggredita ma che soprattutto ha dipinto sulla sua camera da letto la data della sua morte. Allo scadere del tempo mancano solamente due ore.
È da qui che il carattere di Jules deve venire fuori, lasciando indietro le ombre del passato e quelle del presente, ancora più oscure, per cercare di salvare la vita a Klara. Come farlo, però, quando si è al telefono, con un assassino che segue ogni mossa, un marito – quello della donna – maniaco del controllo e sadico, ma soprattutto con il dubbio che Klara, già ricoverata in psichiatria, non sia semplicemente una donna vittima di paranoia?
Prima ho accennato che questo non è un thriller come gli altri e la spiegazione risiede nella capacità di scrittura di Fitzek: così chiara, diretta e reale che ancora oggi, a una settimana da quando ho letto una scena nauseabonda di umiliazione totale nei confronti di Klara – e non solo – non riesco a togliermela dalla testa; ho lo stomaco sottosopra e vi assicuro che non sono facilmente impressionabile...
Uno scrittore che riesce a fare questo, a suscitare nel lettore le stesse identiche emozioni del protagonista –ringrazio che ho empatizzato con le vittime e non con l’aguzzino, o avrei avuto bisogno di una psicoterapia d’urgenza – è sicuramente un uomo che fa della scrittura la sua vocazione e non a caso questo tipo di romanzo serve necessariamente a tutti noi per metterci in guardia da chi abbiamo accanto.
Tante donne non riescono a denunciare gli uomini proprio perché questi cambiano faccia a seconda di chi hanno davanti, perché agli occhi di amici, parenti, colleghi e conoscenti sono gli angeli scesi dal cielo. Lo abbiamo visto tante volte, in qualsiasi caso di femminicidio: “Lui non avrebbe mai fatto qualcosa del genere, è una persona splendida”. Ma queste persone splendide hanno sempre dei campanelli d’allarme: l’insicurezza, la mania del controllo, la voglia di perfezione, l’andare in crisi al primo intoppo… insomma, riconoscerli in tempo è fondamentale perché – e non mi stancherò mai di ripeterlo – prima della violenza fisica vi è quella psicologica, con un grande lavoro di manipolazione mentale da parte dei carnefici.
La crudeltà delle scene e della trama non deve essere, quindi, motivo di rinuncia alla lettura. Sicuramente non lo consiglio prima di andare a dormire o in periodi di forte stress, ma di certo va letto e compreso, perché sono così tante le donne vittime di violenza – secondo i dati di chi è riuscita a denunciare – che ci sono alte probabilità vi si sieda accanto ogni giorno. Se non ve la sentite con la lettura, sappiate che Prime Video è pronto per far uscire il film, diponibile tra pochi mesi.
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