Il 5 novembre 2024 è uscito in tutte le librerie “Olga muore sognando”, romanzo d’esordio di Xochitl Gonzalez pubblicato in Italia da Fazi Editore, con traduzione di Giuseppina Oneto.
Da scrittrice esordiente ammiro tantissimo chi alla prima pubblicazione riesce a mettere tanti temi importanti facendo risultare la storia il più naturale possibile.
Parliamoci chiaramente, confinare in qualche centinaio di pagine tematiche quali: stupro, mafia, coercizione, AIDS, sfruttamento coloniale, razzismo, trauma dell’abbandono, narcisismo, bisogno di essere amati… non è facile. Se aggiungiamo l’ormai delicato tema dell’amore – in ogni sua forma – il quale è sempre più difficile distinguere dalla manipolazione mentale, dall’ossessione e dal possesso, viene da sé che ci si aspetterebbe un alto livello di tutto ciò da uno scrittore affermato. La Gonzalez, però, stupisce il pubblico che arrivato alla fine può ammettere: “Buona la prima”.
Olga è nata e cresciuta a Brooklyn, in una numerosa famiglia portoricana. Accanto a sé ha avuto l’amore di tutti i parenti, soprattutto dell’abuela e del fratello Prieto che con lei ha condiviso il triste destino dei genitori: la madre li ha abbandonati poco più che bambini per dedicarsi all’estremismo politico a Portorico; il padre, buttandosi nella droga per evadere mentalmente, è andato incontro a una tragica morte.
Olga e Prieto crescono con la convinzione che la loro madre – che si fa viva solamente tramite delle lettere – sia un’eroina e cercano di compiacerla in ogni azione della loro vita: dallo studio, al lavoro alle relazioni sentimentali. Se Prieto sulla carta riesce meglio, in quanto è diventato un membro del Congresso, Olga cattura solo le cattiverie della madre. La secondogenita, infatti, è riuscita a entrare in un college dell’Ivy League e lavora come wedding planner dei broker di Manhattan, alternandosi ad alcune comparsate in tv per preziosi consigli matrimoniali. Pur rimanendo fedele a Brooklyn, vive sul circuito dei ricchi e bianchi d’America, e questo fa infuriare la madre che la accusa di vivere nella più grande superficialità e di non muovere un dito per la sua gente, costretta a scappare dal quartiere che si sta popolando di nuovi borghesi.
Olga e Prieto credono di avere la loro vita sotto controllo, di fare il possibile per tutti quanti ma non hanno idea di cosa vogliono loro stessi, questo finché la vita non si mette in mezzo…
Durante la stagione degli uragani Portorico è messa in ginocchio: gli aiuti non arrivano, l’isola è al buio, le persone muoiono nell’indifferenza politica e dei media.
Quando tutto sembra andare a rotoli anche nella vita privata dei due, ecco che arriva il carico emotivo: la loro madre, ora rivoluzionaria riconosciuta, si rifà viva, scatenando in loro una tempesta emotiva senza precedenti ma che darà vita alla loro vera identità.
Il dizionario definisce il termine paradosso come una proposizione formulata in apparente contraddizione con l’esperienza comune o con i principi elementari della logica, ma che all’esame critico si dimostra valida.
Questa può essere anche la definizione esatta della nostra società, soprattutto quella occidentale, che si maschera dietro parole di pace, unità, uguaglianza ma poi crea sempre più disparità sociali, sempre più paura dell’altro… una società che ama i social, guardare nelle vite degli altri per qualche secondo, ma poi evita ogni contatto visivo o fisico quando si ha la possibilità di uscire. E potrei andare avanti all’infinito parlando delle attuali guerre, e politica, di una forte voglia di commemorare la Memoria mentre Israele continua come se nulla fosse il suo genocidio nei confronti della popolazione palestinese e non solo… ma forse è meglio fermarmi qui.
Xochitl Gonzalez, come accennato in precedenza, racchiude tutta la quotidianità statunitense dal punto di vista di chi non viene considerato cittadino di serie A e che deve sgomitare per qualsiasi diritto che altrove sarebbe dato per scontato, pur di sopravvivere. Tutto ciò, però, non appesantisce il lettore che anzi divora le pagine perché i personaggi crescono sempre più in consapevolezza e cominciano a lottare prima di tutto per se stessi.
Le tante descrizioni socio-politiche di Portorico, poi, creano il giusto background anche per chi ha delle lacune in materia.
Insomma, romanzo più che promosso!
Da scrittrice esordiente ammiro tantissimo chi alla prima pubblicazione riesce a mettere tanti temi importanti facendo risultare la storia il più naturale possibile.
Parliamoci chiaramente, confinare in qualche centinaio di pagine tematiche quali: stupro, mafia, coercizione, AIDS, sfruttamento coloniale, razzismo, trauma dell’abbandono, narcisismo, bisogno di essere amati… non è facile. Se aggiungiamo l’ormai delicato tema dell’amore – in ogni sua forma – il quale è sempre più difficile distinguere dalla manipolazione mentale, dall’ossessione e dal possesso, viene da sé che ci si aspetterebbe un alto livello di tutto ciò da uno scrittore affermato. La Gonzalez, però, stupisce il pubblico che arrivato alla fine può ammettere: “Buona la prima”.
Olga è nata e cresciuta a Brooklyn, in una numerosa famiglia portoricana. Accanto a sé ha avuto l’amore di tutti i parenti, soprattutto dell’abuela e del fratello Prieto che con lei ha condiviso il triste destino dei genitori: la madre li ha abbandonati poco più che bambini per dedicarsi all’estremismo politico a Portorico; il padre, buttandosi nella droga per evadere mentalmente, è andato incontro a una tragica morte.
Olga e Prieto crescono con la convinzione che la loro madre – che si fa viva solamente tramite delle lettere – sia un’eroina e cercano di compiacerla in ogni azione della loro vita: dallo studio, al lavoro alle relazioni sentimentali. Se Prieto sulla carta riesce meglio, in quanto è diventato un membro del Congresso, Olga cattura solo le cattiverie della madre. La secondogenita, infatti, è riuscita a entrare in un college dell’Ivy League e lavora come wedding planner dei broker di Manhattan, alternandosi ad alcune comparsate in tv per preziosi consigli matrimoniali. Pur rimanendo fedele a Brooklyn, vive sul circuito dei ricchi e bianchi d’America, e questo fa infuriare la madre che la accusa di vivere nella più grande superficialità e di non muovere un dito per la sua gente, costretta a scappare dal quartiere che si sta popolando di nuovi borghesi.
Olga e Prieto credono di avere la loro vita sotto controllo, di fare il possibile per tutti quanti ma non hanno idea di cosa vogliono loro stessi, questo finché la vita non si mette in mezzo…
Durante la stagione degli uragani Portorico è messa in ginocchio: gli aiuti non arrivano, l’isola è al buio, le persone muoiono nell’indifferenza politica e dei media.
Quando tutto sembra andare a rotoli anche nella vita privata dei due, ecco che arriva il carico emotivo: la loro madre, ora rivoluzionaria riconosciuta, si rifà viva, scatenando in loro una tempesta emotiva senza precedenti ma che darà vita alla loro vera identità.
Il dizionario definisce il termine paradosso come una proposizione formulata in apparente contraddizione con l’esperienza comune o con i principi elementari della logica, ma che all’esame critico si dimostra valida.
Questa può essere anche la definizione esatta della nostra società, soprattutto quella occidentale, che si maschera dietro parole di pace, unità, uguaglianza ma poi crea sempre più disparità sociali, sempre più paura dell’altro… una società che ama i social, guardare nelle vite degli altri per qualche secondo, ma poi evita ogni contatto visivo o fisico quando si ha la possibilità di uscire. E potrei andare avanti all’infinito parlando delle attuali guerre, e politica, di una forte voglia di commemorare la Memoria mentre Israele continua come se nulla fosse il suo genocidio nei confronti della popolazione palestinese e non solo… ma forse è meglio fermarmi qui.
Xochitl Gonzalez, come accennato in precedenza, racchiude tutta la quotidianità statunitense dal punto di vista di chi non viene considerato cittadino di serie A e che deve sgomitare per qualsiasi diritto che altrove sarebbe dato per scontato, pur di sopravvivere. Tutto ciò, però, non appesantisce il lettore che anzi divora le pagine perché i personaggi crescono sempre più in consapevolezza e cominciano a lottare prima di tutto per se stessi.
Le tante descrizioni socio-politiche di Portorico, poi, creano il giusto background anche per chi ha delle lacune in materia.
Insomma, romanzo più che promosso!
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