Il 20 settembre 2024, su tutte le piattaforme digitali e nei digital store è uscito “Anita non deve piangere”, il nuovo singolo di Filippo Zucchetti.
Un brano che si addentra in profondità, cercando di raccontare come le sovrastrutture che abbiamo creato ci abbiano allontanato dalla nostra essenza più vera.
Attraverso una fusione tra musica e parole, Filippo ci invita a riflettere su ciò che siamo davvero, spogliati dai ruoli, dai beni materiali e dalle aspettative che ci circondano.
“Anita” diventa simbolo di tutto ciò che di autentico è rimasto in noi, la nostra anima, la natura, la vita stessa. Come in un gioco di assonanze, il nome Anita si trasforma in un richiamo a ciò che dovremmo proteggere e abbracciare: Anima, Natura e Vita.
Con immagini evocative e un testo fluido che si trasforma come un fiume, Filippo Zucchetti ha dato vita a una canzone che nasce da anni di riflessione, studi e osservazione del mondo. Il brano è stato scritto in poche ore, durante un viaggio in treno da Perugia a Milano, ma racchiude l’esperienza e l’introspezione di una vita.
“Anita non deve piangere” è un invito a riscoprire la nostra parte più pura, a difendere quella parte divina e naturale che ci rende liberi e ci lega all’universo. Il brano è interamente scritto da Filippo Zucchetti, prodotto e arrangiato da Marta Venturini e registrato presso lo Studio Nero di Roma.
Finalista di numerosi premi tra cui il Tour Music Fest 2018 per la categoria Autori con il brano Anita non deve piangere, lo stesso testo che lo ha portato tra i finalisti del Premio Letterario Salvatore Quasimodo nel 2019.
Ha inoltre partecipato a diversi concorsi di poesia e le sue opere sono state inserite in numerose antologie.
Il suo percorso artistico è alimentato da un profondo amore per la scrittura e da un approccio cinematografico alla composizione, in cui descrive scene visive attraverso testi musicali. Le sue influenze spaziano da Lucio Battisti e Francesco Guccini a registi come Paolo Sorrentino, sempre alla ricerca di un linguaggio personale che unisca poesia e melodia.
Il 22 marzo 2024, Filippo pubblica il singolo Cielo Elettrico, seguito il 20 settembre dall’uscita di Anita non deve piangere.
Ciao Filippo! Grazie mille per la tua disponibilità. Sei un artista doc, spazi tra la musica, la poesia e l’arte. Vorrei chiederti se già dall’infanzia sentivi il bisogno di esprimerti attraverso queste forme d’arte o se il tutto è nato più tardi…
Grazie a Voi! Per me è un piacere. Non sapevo bene con quale mezzo, ma già dall’infanzia sentivo il bisogno di esprimermi. Ero molto affascinato dalle varie forme d’arte, in particolare dalla pittura moderna e contemporanea e dal cinema. Poi arrivò anche la musica e la poesia e la scoperta che queste due arti si potevano unire dando vita alla canzone d’autore; fu una sorta di illuminazione! Iniziai a imparare a suonare la chitarra con il solo scopo di scrivere canzoni. Da subito mi resi conto che, al contrario della tecnica chitarristica, trovare la melodia e adattarci un testo era per me non solo meraviglioso ma anche del tutto naturale, come se l’avessi fatto da sempre.
Quando ascolto un brano per la prima volta sono molto attenta alle parole, che anche nella mia vita cerco di non utilizzare mai a caso. In “Anita non deve piangere” mi ha risuonato il talento proprio di ogni cantautore italiano, che fonde musica e poesia. Come si sono sposate queste due forme d’arte durante la fase di lavorazione al brano?
Come per tutte le altre canzoni che ho scritto anche per questo brano ho prima composto la melodia e strutturato la canzone e poi scritto il testo. Spesso tra la melodia e la stesura del testo passano anche degli anni (!) in quanto è per me necessario trovare il giusto equilibrio tra le due forme d’arte, una armonia sia a livello formale che di contenuto. Finché non trovo questo equilibrio la canzone resta incompiuta.
È interessante come il nome Anita racchiuda in sé Anima, Natura e Vita, che è un gioco profondissimo di assonanza e richiamo. Come ti è venuto in mente? Ci hai pensato a lungo o è arrivato da sé?
Spesso le idee sono piccolissimi semi, appena visibili che vanno intercettati e coltivati, fatti crescere con pazienza, amore e dedizione. Alcune idee maturano velocemente, per altre invece ci vuole più tempo. “Anita non deve piangere” ha avuto un’evoluzione bizzarra. Lo sviluppo del contenuto del brano è stato infatti molto lungo, una gestazione lenta che però poi è sbocciata in poche ore, tre per l’esattezza, ovvero il tempo di un viaggio in treno da Perugia a Milano in cui scrissi pressoché tutto il testo. Il titolo della canzone contenente il nome Anita e il concetto di fusione tra le parole Anima, Natura e Vita era l’unica cosa che avevo scritto prima di quel viaggio. Cercavo un nome da dare a questa figura che nel brano avrebbe dovuto rappresentare la nostra parte più pura, autentica, il nostro vero essere depurato da tutte le sovrastrutture artificiali che abbiamo creato e che ci hanno allontanato da ciò che veramente siamo. I ruoli sociali, le credenze, le religioni, le mode, le ideologie, l’economia e tutti quegli schemi mentali ereditati hanno creato un falso sé, una identità artificiale convenzionale, una immagine che non riflette veramente chi siamo. In una sorta di loop facevo girare nella mia testa le parole Anima, Natura e Vita ed ascoltando il suono che questi tre termini producevano mi venne in mente Anita.
Riprendendo la domanda precedente: Anima, Natura e Vita in cosa piangono attualmente?
L’essere stati abbandonati e dimenticati. Oggi l’uomo è l’essere naturale più artificiale che esiste. Abbiamo creato talmente tanto sovrastrutture artificiali da esserci dimenticati la nostra vera natura. C’è un totale scollamento tra noi e la natura (per natura intendo anche gli animali). La dominiamo, la controlliamo la sfruttiamo e la distruggiamo mettendoci in una posizione di superiorità e comando invece di esserne parte. Non ci rendiamo conto che siamo noi la natura e che quindi tutto ciò lo facciamo a noi stessi. E allora “in questa disperata nostra folle corsa, Anita è tutto ciò che resta”; ovvero tolte tutte queste sovrastrutture che in realtà non esistono di vero rimane solo la nostra Anima, la natura e la vita. Cosa c’è di più importante che poter essere ciò che veramente siamo, autorealizzarsi ed esistere in totale rispetto e armonia con la natura? All’essere umano in fondo è solo questo che occorre per stare bene.
Personalmente credo che tutti noi esseri umani dovremmo avere una grande parte spirituale, non per forza vincolata alle religioni, quanto credi sia importante coltivare il lato trascendentale della vita?
Credo sia fondamentale e il brano parla anche di questo: ritrovare e proteggere la nostra parte spirituale che, come giustamente espresso nella domanda, non deve essere necessariamente vincolata alle religioni, anzi ritengo che ognuno di noi debba crearsi un proprio credo spirituale libero dalle regole imposte dalle organizzazioni religiose ma che segua un proprio flusso naturale interiore.
Il tuo talento è incredibile e io stessa ascoltandoti mi emoziono come quando ascolto i più grandi della musica italiana. Non voglio, però, farti i nomi che associo alla musica, ti chiedo piuttosto quali sono gli artisti a cui maggiormente aspiri…
Grazie! Poter suscitare delle emozioni è davvero gratificante. Non aspiro a nessuno in particolare se non ad essere più possibile me stesso. Tuttavia ci sono degli artisti che con i loro lavori e il loro pensiero mi hanno influenzato e continuano a farlo. Io li chiamo i miei maestri inconsapevoli e sono: Francesco Guccini, Lucio Battisti, Franco Battiato, Francesco de Gregori e Rino Gaetano.
Un brano che si addentra in profondità, cercando di raccontare come le sovrastrutture che abbiamo creato ci abbiano allontanato dalla nostra essenza più vera.
Attraverso una fusione tra musica e parole, Filippo ci invita a riflettere su ciò che siamo davvero, spogliati dai ruoli, dai beni materiali e dalle aspettative che ci circondano.
“Anita” diventa simbolo di tutto ciò che di autentico è rimasto in noi, la nostra anima, la natura, la vita stessa. Come in un gioco di assonanze, il nome Anita si trasforma in un richiamo a ciò che dovremmo proteggere e abbracciare: Anima, Natura e Vita.
Con immagini evocative e un testo fluido che si trasforma come un fiume, Filippo Zucchetti ha dato vita a una canzone che nasce da anni di riflessione, studi e osservazione del mondo. Il brano è stato scritto in poche ore, durante un viaggio in treno da Perugia a Milano, ma racchiude l’esperienza e l’introspezione di una vita.
“Anita non deve piangere” è un invito a riscoprire la nostra parte più pura, a difendere quella parte divina e naturale che ci rende liberi e ci lega all’universo. Il brano è interamente scritto da Filippo Zucchetti, prodotto e arrangiato da Marta Venturini e registrato presso lo Studio Nero di Roma.
«Questa è forse la canzone che più di tutte riassume il mio pensiero. Un testo scritto in poco più di tre ore ma frutto di anni di osservazione e analisi della vita, della società e dell’esistere, di libri letti (e riletti), film visti (e rivisti), e una ricerca costante di un linguaggio personale. Una canzone che ritengo socialmente importante.»
- Filippo Zucchetti
Nato a Perugia il 3 giugno 1977, Filippo Zucchetti vive con Luisa e i figli Giovanni e Francesco.
È cantautore, musicista non professionista, autore di poesie e opere d’arte con tecnica mista (legno, stucchi, vernici industriali, prodotti per il restauro).
È cantautore, musicista non professionista, autore di poesie e opere d’arte con tecnica mista (legno, stucchi, vernici industriali, prodotti per il restauro).
Diplomato al Liceo Scientifico e laureato in Comunicazione Internazionale con specializzazione in Marketing e Pubblicità, è appassionato di musica, cinema, filosofia, letteratura, arte, enologia e strumenti musicali, in particolare chitarre e bassi.
Per lui, scrivere canzoni è una necessità espressiva, un processo intimo e naturale. La canzone stessa è al centro del suo percorso creativo, senza fini legati alla sua immagine o a strategie esterne. Ogni parola nei suoi testi ha un peso specifico, e il testo deve trovare un equilibrio con la musica, raggiungendo una sintesi perfetta tra parole e suoni. Fino a quando questo equilibrio non è ottenuto, la canzone resta incompiuta.
Per lui, scrivere canzoni è una necessità espressiva, un processo intimo e naturale. La canzone stessa è al centro del suo percorso creativo, senza fini legati alla sua immagine o a strategie esterne. Ogni parola nei suoi testi ha un peso specifico, e il testo deve trovare un equilibrio con la musica, raggiungendo una sintesi perfetta tra parole e suoni. Fino a quando questo equilibrio non è ottenuto, la canzone resta incompiuta.
Finalista di numerosi premi tra cui il Tour Music Fest 2018 per la categoria Autori con il brano Anita non deve piangere, lo stesso testo che lo ha portato tra i finalisti del Premio Letterario Salvatore Quasimodo nel 2019.
Ha inoltre partecipato a diversi concorsi di poesia e le sue opere sono state inserite in numerose antologie.
Il suo percorso artistico è alimentato da un profondo amore per la scrittura e da un approccio cinematografico alla composizione, in cui descrive scene visive attraverso testi musicali. Le sue influenze spaziano da Lucio Battisti e Francesco Guccini a registi come Paolo Sorrentino, sempre alla ricerca di un linguaggio personale che unisca poesia e melodia.
Il 22 marzo 2024, Filippo pubblica il singolo Cielo Elettrico, seguito il 20 settembre dall’uscita di Anita non deve piangere.
Ciao Filippo! Grazie mille per la tua disponibilità. Sei un artista doc, spazi tra la musica, la poesia e l’arte. Vorrei chiederti se già dall’infanzia sentivi il bisogno di esprimerti attraverso queste forme d’arte o se il tutto è nato più tardi…
Grazie a Voi! Per me è un piacere. Non sapevo bene con quale mezzo, ma già dall’infanzia sentivo il bisogno di esprimermi. Ero molto affascinato dalle varie forme d’arte, in particolare dalla pittura moderna e contemporanea e dal cinema. Poi arrivò anche la musica e la poesia e la scoperta che queste due arti si potevano unire dando vita alla canzone d’autore; fu una sorta di illuminazione! Iniziai a imparare a suonare la chitarra con il solo scopo di scrivere canzoni. Da subito mi resi conto che, al contrario della tecnica chitarristica, trovare la melodia e adattarci un testo era per me non solo meraviglioso ma anche del tutto naturale, come se l’avessi fatto da sempre.
Quando ascolto un brano per la prima volta sono molto attenta alle parole, che anche nella mia vita cerco di non utilizzare mai a caso. In “Anita non deve piangere” mi ha risuonato il talento proprio di ogni cantautore italiano, che fonde musica e poesia. Come si sono sposate queste due forme d’arte durante la fase di lavorazione al brano?
Come per tutte le altre canzoni che ho scritto anche per questo brano ho prima composto la melodia e strutturato la canzone e poi scritto il testo. Spesso tra la melodia e la stesura del testo passano anche degli anni (!) in quanto è per me necessario trovare il giusto equilibrio tra le due forme d’arte, una armonia sia a livello formale che di contenuto. Finché non trovo questo equilibrio la canzone resta incompiuta.
È interessante come il nome Anita racchiuda in sé Anima, Natura e Vita, che è un gioco profondissimo di assonanza e richiamo. Come ti è venuto in mente? Ci hai pensato a lungo o è arrivato da sé?
Spesso le idee sono piccolissimi semi, appena visibili che vanno intercettati e coltivati, fatti crescere con pazienza, amore e dedizione. Alcune idee maturano velocemente, per altre invece ci vuole più tempo. “Anita non deve piangere” ha avuto un’evoluzione bizzarra. Lo sviluppo del contenuto del brano è stato infatti molto lungo, una gestazione lenta che però poi è sbocciata in poche ore, tre per l’esattezza, ovvero il tempo di un viaggio in treno da Perugia a Milano in cui scrissi pressoché tutto il testo. Il titolo della canzone contenente il nome Anita e il concetto di fusione tra le parole Anima, Natura e Vita era l’unica cosa che avevo scritto prima di quel viaggio. Cercavo un nome da dare a questa figura che nel brano avrebbe dovuto rappresentare la nostra parte più pura, autentica, il nostro vero essere depurato da tutte le sovrastrutture artificiali che abbiamo creato e che ci hanno allontanato da ciò che veramente siamo. I ruoli sociali, le credenze, le religioni, le mode, le ideologie, l’economia e tutti quegli schemi mentali ereditati hanno creato un falso sé, una identità artificiale convenzionale, una immagine che non riflette veramente chi siamo. In una sorta di loop facevo girare nella mia testa le parole Anima, Natura e Vita ed ascoltando il suono che questi tre termini producevano mi venne in mente Anita.
Riprendendo la domanda precedente: Anima, Natura e Vita in cosa piangono attualmente?
L’essere stati abbandonati e dimenticati. Oggi l’uomo è l’essere naturale più artificiale che esiste. Abbiamo creato talmente tanto sovrastrutture artificiali da esserci dimenticati la nostra vera natura. C’è un totale scollamento tra noi e la natura (per natura intendo anche gli animali). La dominiamo, la controlliamo la sfruttiamo e la distruggiamo mettendoci in una posizione di superiorità e comando invece di esserne parte. Non ci rendiamo conto che siamo noi la natura e che quindi tutto ciò lo facciamo a noi stessi. E allora “in questa disperata nostra folle corsa, Anita è tutto ciò che resta”; ovvero tolte tutte queste sovrastrutture che in realtà non esistono di vero rimane solo la nostra Anima, la natura e la vita. Cosa c’è di più importante che poter essere ciò che veramente siamo, autorealizzarsi ed esistere in totale rispetto e armonia con la natura? All’essere umano in fondo è solo questo che occorre per stare bene.
Personalmente credo che tutti noi esseri umani dovremmo avere una grande parte spirituale, non per forza vincolata alle religioni, quanto credi sia importante coltivare il lato trascendentale della vita?
Credo sia fondamentale e il brano parla anche di questo: ritrovare e proteggere la nostra parte spirituale che, come giustamente espresso nella domanda, non deve essere necessariamente vincolata alle religioni, anzi ritengo che ognuno di noi debba crearsi un proprio credo spirituale libero dalle regole imposte dalle organizzazioni religiose ma che segua un proprio flusso naturale interiore.
Il tuo talento è incredibile e io stessa ascoltandoti mi emoziono come quando ascolto i più grandi della musica italiana. Non voglio, però, farti i nomi che associo alla musica, ti chiedo piuttosto quali sono gli artisti a cui maggiormente aspiri…
Grazie! Poter suscitare delle emozioni è davvero gratificante. Non aspiro a nessuno in particolare se non ad essere più possibile me stesso. Tuttavia ci sono degli artisti che con i loro lavori e il loro pensiero mi hanno influenzato e continuano a farlo. Io li chiamo i miei maestri inconsapevoli e sono: Francesco Guccini, Lucio Battisti, Franco Battiato, Francesco de Gregori e Rino Gaetano.
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