Ho conosciuto i Roundeep in occasione dell’uscita del loro singolo: “Canzone Nuova”, dal 18 ottobre 2024 in streaming digitale e in rotazione radiofonica.
Il brano unisce un testo profondo e sonorità energica, raccontando la lotta di chi cerca di sfuggire alla routine e di ritrovare la propria identità. Attraverso immagini vivide e potenti, la canzone esprime la frustrazione e il desiderio di libertà di chi non si riconosce più nelle aspettative sociali. “Canzone nuova” diventa un inno per chi vuole ribellarsi, gridando la propria verità più oscura. Un brano che parla a chiunque si sente intrappolato e avverte il bisogno di cambiare, offrendo una nuova prospettiva di rinascita e speranza.
Con loro ho potuto parlare sia del brano, sia della loro esperienza al Teatro Filodrammatici di Treviglio (Bg) in occasione del loro concerto che ha alternato brani originali a rivisitazione dei grandi classici del cantautorato italiano e del panorama rock pop. La musica ha avuto modo di fondersi con il teatro, creando un’atmosfera che ha coinvolto tutti i sensi.
I Roundeep sono una band formata da quattro elementi: Davide Lavarini (fondatore e frontman), Matteo Brambilla (chitarra), Gregory Cassani (batteria), Michele Liano (bassista).
La band vanta numerose esperienze live in Italia e ha partecipato a diversi contest vincendo “Sanremo Rock Lombardia” e “Una Voce per l’Europa” nel 2024.
I ragazzi non si identificano all’interno di un genere specifico, pertanto hanno deciso di crearne uno che li rispecchiasse al 100%: un rock cantautorale introspettivo, ovvero sonorità pop rock con testi impegnati che parlano di libertà spirituale.
Grazie ragazzi per la vostra disponibilità. Vorrei iniziare chiedendovi come avete iniziato con la musica e come avete capito che questa sarebbe stata la vostra strada?
Ciao e grazie a te per il tuo tempo e l’invito! La nostra connessione con la musica non ha un inizio preciso, ma piuttosto si svela come un filo invisibile che ha cucito le esperienze della nostra vita. Ogni nota che ascoltavamo nel quotidiano era un richiamo profondo, una melodia che si intrecciava con altre melodie, creando un’armonia silenziosa che avvertivamo nel nostro cuore.
Crescendo, tutti noi abbiamo sognato di seguire quella melodia, solo per vederci travolti dalla realtà e dal mondo del lavoro, dove i sogni sembravano sfumare. Ma nel 2020, quando il mondo si è fermato, abbiamo sentito un forte impatto. È stato un momento di pausa, di riflessione profonda, in cui ci siamo trovati faccia a faccia con le nostre verità. Quella rivelazione interiore ha acceso una fiamma: il bisogno impellente di esprimere ciò che avevamo dentro. La musica, che fino ad allora era stata una presenza costante, ha iniziato a prendere forma e suono. Abbiamo compreso che non erano solo sogni persi, ma piuttosto una chiamata a riprendere in mano il nostro destino. Abbiamo iniziato a provare, a scrivere, a cantare, sentendo che questa era finalmente la nostra strada, un percorso avvolto nel mistero, pronto a rivelarsi nota dopo nota.
Ho amato davvero i vostri suoni pop rock, con testi introspettivi. Da fan dei Beatles, e amandoli alla follia in Nowhere man, Eleanor Rigby et simili, direi che è decisamente il mio tipo di genere. Non comune, c’è da ammetterlo. Come vi approcciate al fatto che la musica impegnata sia per pochi?
In primis è un piacere far parte della tua cerchia di ascolto, al fianco di leggende che hanno saputo toccare le corde più profonde dell'esistenza. Riguardo alla questione della musica impegnata e al suo pubblico, non possiamo fare a meno di riflettere. È un dispiacere, certo, sapere che le melodie che cercano di svelare verità più alte possano sembrare di nicchia. Ma noi abbracciamo questa sfida. Nelle nostre canzoni, cerchiamo di risvegliare le anime assopite, di seminare dubbi e di alimentare conversazioni che si snodano come fiumi sotterranei. Contrariamente alla superficie apparente della musica pop, desideriamo immergere l’ascoltatore in un viaggio interiore che possa rompere le catene delle convenzioni. Scriviamo non per seguire un trend, ma per dare vita a un linguaggio che, seppur in pochi riescano a comprendere, può cambiare il modo di vedere il mondo. Le nostre note sono un invito a scoprire l’ignoto, a guardare oltre il velo dell’ovvio. E chi lo sa, forse nel mistero delle nostre melodie, troverete una chiave per aprire porte a verità mai svelate.
Avete molto a cuore il tema della libertà e questo lo si nota anche dal testo di “Canzone nuova”, ma è anche vero che spesso la libertà fa paura. Quali sono, secondo voi, le catene più difficili da spezzare nel panorama della musica italiana?
La libertà, come un canto che si sprigiona in un cielo notturno, come raccontato in “Canzone nuova”, è un dono sublime, ma porta con sé ombre che possono spaventare. Nel panorama della musica italiana contemporanea, le catene più insidiose da spezzare non sono quelle fisiche, ma quelle invisibili, tessute da aspettative, numeri e conformismo. Oggi, assistiamo a un paradosso: il valore autentico dell’artista viene spesso sacrificato sull’altare della popolarità, come una fiamma che svanisce quando viene esposta a una luce profonda. In questo incessante turbinio fra ascolti e condivisioni, i musicisti si ritrovano a indossare maschere, piegando il loro estro creativo in nome di un successo effimero. La vera sfida è liberare l’arte dalle gabbie di un mercato che premia l’imitazione piuttosto che l’innovazione. E mentre il mondo esterno applaude le classifiche e i numeri, è fondamentale ricordare che la musica, in fondo, è un viaggio interiore. La vera libertà si trova nel coraggio di restare fedeli a se stessi, di lasciare che la propria voce risuoni, anche quando il mondo sembra urlare il contrario. La domanda che ci poniamo, e ora a voi, è: riusciremo, insieme, a trovare il nostro canto autentico, spezzando le catene che ci imprigionano?
Ascoltando “Canzone nuova” mi sono immaginata urlarla al cielo, liberandomi di tutto. Un vero e proprio inno all’essere come si è. Come vi è nata l’ispirazione per questo brano?
“Canzone nuova” è nata in un momento in cui il peso delle aspettative e delle norme ci opprimeva, quasi come un manto di piombo che cercavamo disperatamente di scrollarci di dosso. Abbiamo cercato di navigare attraverso le acque tumultuose di un’industria che spesso premia il conformismo, ma in quel tentativo ci siamo persi, fino a realizzare che l’unica vera rotta da seguire era quella tracciata dalle nostre autentiche passioni. La frase “noi siamo dei pirati negli oceani di periferia” racchiude nella sua essenza tutto ciò che vogliamo comunicare. Siamo avventurieri in un mondo che cerca di incasellarci, eppure abbiamo trovato un senso di libertà e appartenenza proprio nella nostra diversità. “Canzone nuova” vuole essere un inno alla riconquista di quella libertà, una celebrazione di chi siamo, in tutte le nostre imperfezioni e peculiarità. Ci rivolgiamo a chi ha il coraggio di alzare la voce contro il conformismo, a chi sa che la bellezza risiede nel non appartenere mai del tutto a un modello predefinito. E così, l’invito è chiaro: ascoltare i nostri brani con il cuore e lasciarsi travolgere da questo viaggio emotivo.
Avete detto che per voi è difficile creare brani e farli rimanere sotto i tre minuti. Quindi non posso non chiedervi quanto lavoro c’è stato dietro per arrivare alla versione che oggi conosciamo?
Il lavoro più duro non è stato tanto quello di riduzione del brano, ma è stato più il dispiacere di limitare pensieri e emozioni legati a esso. Proponendo una versione più light di un concetto più complesso. La nostra musica è un viaggio, una narrazione che si svolge su vasta scala, eppure il paradosso è che per connettersi a questo mondo dai ritmi frenetici, siamo chiamati a racchiudere tutto in pochi minuti. Quindi, il lavoro più grande è stato quello di convincersi di doverlo adattare allo standard delle radio dove oggi un brano di una band simil Pink Floyd non troverebbe spazio, poiché la soglia di ascolto nel 2024 si è abbassata parecchio. In live proponiamo il brano nella sua versione estesa e questo rappresenta un compromesso per interagire con tale realtà.
Il 25 ottobre avete portato in scena il vostro spettacolo al Teatro Filodrammatici di Treviglio. Raccontateci un po’ questa esperienza...
Il 25 ottobre al Teatro Filodrammatici di Treviglio è stata un’esperienza che trascende le parole. Non avremmo mai immaginato di trovarci di fronte a un pubblico così vasto e coinvolto, testimoni di un viaggio intimo e condiviso. Abbiamo parlato di noi stessi, dei nostri sogni e delle incertezze che ci accompagnano, esplorando quel misterioso intreccio noto come destino.
La serata è stata permeata da un’atmosfera quasi magica; ogni sguardo, ogni sospiro proveniente dal pubblico ci ha riempito di energia e ispirazione. Abbiamo visto emozioni rispecchiarsi negli occhi degli spettatori, creando un legame invisibile che ha reso quel momento unico. È come se il tempo si fosse fermato, consentendoci di immergerci in un mare di sentimenti e riflessioni.
La forza di quella serata va oltre il semplice atto di esibirsi: è stata un’affermazione collettiva della nostra umanità, un invito a riflettere sulle scelte che plasmano il nostro cammino. Ciò che è accaduto sul palcoscenico non è soltanto la nostra storia, ma un eco di esperienze, speranze e misteri condivisi. E ora, mentre rievocando quel momento ci prendiamo una pausa, ci chiediamo: qual è il destino che ci attende? Vi invitiamo a continuare a esplorare con noi, perché il viaggio è ben lontano dall’essere concluso.
Il brano unisce un testo profondo e sonorità energica, raccontando la lotta di chi cerca di sfuggire alla routine e di ritrovare la propria identità. Attraverso immagini vivide e potenti, la canzone esprime la frustrazione e il desiderio di libertà di chi non si riconosce più nelle aspettative sociali. “Canzone nuova” diventa un inno per chi vuole ribellarsi, gridando la propria verità più oscura. Un brano che parla a chiunque si sente intrappolato e avverte il bisogno di cambiare, offrendo una nuova prospettiva di rinascita e speranza.
Con loro ho potuto parlare sia del brano, sia della loro esperienza al Teatro Filodrammatici di Treviglio (Bg) in occasione del loro concerto che ha alternato brani originali a rivisitazione dei grandi classici del cantautorato italiano e del panorama rock pop. La musica ha avuto modo di fondersi con il teatro, creando un’atmosfera che ha coinvolto tutti i sensi.
“Questo brano è una piccola parte della versione originale, poiché la nostra scrittura continua ci impedisce di creare brani sotto i tre minuti. Avevamo bisogno di una spinta emotiva verso il domani e quindi di una Canzone Nuova.”
- Roundeep
I Roundeep sono una band formata da quattro elementi: Davide Lavarini (fondatore e frontman), Matteo Brambilla (chitarra), Gregory Cassani (batteria), Michele Liano (bassista).
La band vanta numerose esperienze live in Italia e ha partecipato a diversi contest vincendo “Sanremo Rock Lombardia” e “Una Voce per l’Europa” nel 2024.
I ragazzi non si identificano all’interno di un genere specifico, pertanto hanno deciso di crearne uno che li rispecchiasse al 100%: un rock cantautorale introspettivo, ovvero sonorità pop rock con testi impegnati che parlano di libertà spirituale.
Grazie ragazzi per la vostra disponibilità. Vorrei iniziare chiedendovi come avete iniziato con la musica e come avete capito che questa sarebbe stata la vostra strada?
Ciao e grazie a te per il tuo tempo e l’invito! La nostra connessione con la musica non ha un inizio preciso, ma piuttosto si svela come un filo invisibile che ha cucito le esperienze della nostra vita. Ogni nota che ascoltavamo nel quotidiano era un richiamo profondo, una melodia che si intrecciava con altre melodie, creando un’armonia silenziosa che avvertivamo nel nostro cuore.
Crescendo, tutti noi abbiamo sognato di seguire quella melodia, solo per vederci travolti dalla realtà e dal mondo del lavoro, dove i sogni sembravano sfumare. Ma nel 2020, quando il mondo si è fermato, abbiamo sentito un forte impatto. È stato un momento di pausa, di riflessione profonda, in cui ci siamo trovati faccia a faccia con le nostre verità. Quella rivelazione interiore ha acceso una fiamma: il bisogno impellente di esprimere ciò che avevamo dentro. La musica, che fino ad allora era stata una presenza costante, ha iniziato a prendere forma e suono. Abbiamo compreso che non erano solo sogni persi, ma piuttosto una chiamata a riprendere in mano il nostro destino. Abbiamo iniziato a provare, a scrivere, a cantare, sentendo che questa era finalmente la nostra strada, un percorso avvolto nel mistero, pronto a rivelarsi nota dopo nota.
Ho amato davvero i vostri suoni pop rock, con testi introspettivi. Da fan dei Beatles, e amandoli alla follia in Nowhere man, Eleanor Rigby et simili, direi che è decisamente il mio tipo di genere. Non comune, c’è da ammetterlo. Come vi approcciate al fatto che la musica impegnata sia per pochi?
In primis è un piacere far parte della tua cerchia di ascolto, al fianco di leggende che hanno saputo toccare le corde più profonde dell'esistenza. Riguardo alla questione della musica impegnata e al suo pubblico, non possiamo fare a meno di riflettere. È un dispiacere, certo, sapere che le melodie che cercano di svelare verità più alte possano sembrare di nicchia. Ma noi abbracciamo questa sfida. Nelle nostre canzoni, cerchiamo di risvegliare le anime assopite, di seminare dubbi e di alimentare conversazioni che si snodano come fiumi sotterranei. Contrariamente alla superficie apparente della musica pop, desideriamo immergere l’ascoltatore in un viaggio interiore che possa rompere le catene delle convenzioni. Scriviamo non per seguire un trend, ma per dare vita a un linguaggio che, seppur in pochi riescano a comprendere, può cambiare il modo di vedere il mondo. Le nostre note sono un invito a scoprire l’ignoto, a guardare oltre il velo dell’ovvio. E chi lo sa, forse nel mistero delle nostre melodie, troverete una chiave per aprire porte a verità mai svelate.
Avete molto a cuore il tema della libertà e questo lo si nota anche dal testo di “Canzone nuova”, ma è anche vero che spesso la libertà fa paura. Quali sono, secondo voi, le catene più difficili da spezzare nel panorama della musica italiana?
La libertà, come un canto che si sprigiona in un cielo notturno, come raccontato in “Canzone nuova”, è un dono sublime, ma porta con sé ombre che possono spaventare. Nel panorama della musica italiana contemporanea, le catene più insidiose da spezzare non sono quelle fisiche, ma quelle invisibili, tessute da aspettative, numeri e conformismo. Oggi, assistiamo a un paradosso: il valore autentico dell’artista viene spesso sacrificato sull’altare della popolarità, come una fiamma che svanisce quando viene esposta a una luce profonda. In questo incessante turbinio fra ascolti e condivisioni, i musicisti si ritrovano a indossare maschere, piegando il loro estro creativo in nome di un successo effimero. La vera sfida è liberare l’arte dalle gabbie di un mercato che premia l’imitazione piuttosto che l’innovazione. E mentre il mondo esterno applaude le classifiche e i numeri, è fondamentale ricordare che la musica, in fondo, è un viaggio interiore. La vera libertà si trova nel coraggio di restare fedeli a se stessi, di lasciare che la propria voce risuoni, anche quando il mondo sembra urlare il contrario. La domanda che ci poniamo, e ora a voi, è: riusciremo, insieme, a trovare il nostro canto autentico, spezzando le catene che ci imprigionano?
Ascoltando “Canzone nuova” mi sono immaginata urlarla al cielo, liberandomi di tutto. Un vero e proprio inno all’essere come si è. Come vi è nata l’ispirazione per questo brano?
“Canzone nuova” è nata in un momento in cui il peso delle aspettative e delle norme ci opprimeva, quasi come un manto di piombo che cercavamo disperatamente di scrollarci di dosso. Abbiamo cercato di navigare attraverso le acque tumultuose di un’industria che spesso premia il conformismo, ma in quel tentativo ci siamo persi, fino a realizzare che l’unica vera rotta da seguire era quella tracciata dalle nostre autentiche passioni. La frase “noi siamo dei pirati negli oceani di periferia” racchiude nella sua essenza tutto ciò che vogliamo comunicare. Siamo avventurieri in un mondo che cerca di incasellarci, eppure abbiamo trovato un senso di libertà e appartenenza proprio nella nostra diversità. “Canzone nuova” vuole essere un inno alla riconquista di quella libertà, una celebrazione di chi siamo, in tutte le nostre imperfezioni e peculiarità. Ci rivolgiamo a chi ha il coraggio di alzare la voce contro il conformismo, a chi sa che la bellezza risiede nel non appartenere mai del tutto a un modello predefinito. E così, l’invito è chiaro: ascoltare i nostri brani con il cuore e lasciarsi travolgere da questo viaggio emotivo.
Avete detto che per voi è difficile creare brani e farli rimanere sotto i tre minuti. Quindi non posso non chiedervi quanto lavoro c’è stato dietro per arrivare alla versione che oggi conosciamo?
Il lavoro più duro non è stato tanto quello di riduzione del brano, ma è stato più il dispiacere di limitare pensieri e emozioni legati a esso. Proponendo una versione più light di un concetto più complesso. La nostra musica è un viaggio, una narrazione che si svolge su vasta scala, eppure il paradosso è che per connettersi a questo mondo dai ritmi frenetici, siamo chiamati a racchiudere tutto in pochi minuti. Quindi, il lavoro più grande è stato quello di convincersi di doverlo adattare allo standard delle radio dove oggi un brano di una band simil Pink Floyd non troverebbe spazio, poiché la soglia di ascolto nel 2024 si è abbassata parecchio. In live proponiamo il brano nella sua versione estesa e questo rappresenta un compromesso per interagire con tale realtà.
Il 25 ottobre avete portato in scena il vostro spettacolo al Teatro Filodrammatici di Treviglio. Raccontateci un po’ questa esperienza...
Il 25 ottobre al Teatro Filodrammatici di Treviglio è stata un’esperienza che trascende le parole. Non avremmo mai immaginato di trovarci di fronte a un pubblico così vasto e coinvolto, testimoni di un viaggio intimo e condiviso. Abbiamo parlato di noi stessi, dei nostri sogni e delle incertezze che ci accompagnano, esplorando quel misterioso intreccio noto come destino.
La serata è stata permeata da un’atmosfera quasi magica; ogni sguardo, ogni sospiro proveniente dal pubblico ci ha riempito di energia e ispirazione. Abbiamo visto emozioni rispecchiarsi negli occhi degli spettatori, creando un legame invisibile che ha reso quel momento unico. È come se il tempo si fosse fermato, consentendoci di immergerci in un mare di sentimenti e riflessioni.
La forza di quella serata va oltre il semplice atto di esibirsi: è stata un’affermazione collettiva della nostra umanità, un invito a riflettere sulle scelte che plasmano il nostro cammino. Ciò che è accaduto sul palcoscenico non è soltanto la nostra storia, ma un eco di esperienze, speranze e misteri condivisi. E ora, mentre rievocando quel momento ci prendiamo una pausa, ci chiediamo: qual è il destino che ci attende? Vi invitiamo a continuare a esplorare con noi, perché il viaggio è ben lontano dall’essere concluso.
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