martedì 8 ottobre 2024

#Documentari: Tre identici sconosciuti

Quando mi sono imbattuta nel documentario NetflixTre identici sconosciuti” non pensavo che la visione mi avrebbe completamente raggelata.

Da bambina avevo il libro “Cronache dell’inspiegabile” ed era pieno di storie dove gemelli separati alla nascita si rincontravano ormai adulti per puro caso. Ricordo che a rimanermi impressa erano le coincidenze presenti nella loro vita, come se avessero vissuto la stessa, solo in modo parallelo.
Ebbene, con la visione di questo documentario la parte di me innocente è andata via, lasciando il posto alla più tragica delle realtà.

Nell’autunno del 1980 Bobby Shafran inizia l’Università ma appena messo piede nel campus succede qualcosa di a dir poco strano: gli studenti, per lui sconosciuti, cominciano a salutarlo e a parlargli come se si conoscessero da tempo. Ingenuamente pensa che l’università sia diversa dal liceo e qui tutti sentono il bisogno di trattarsi da grandi amici, ma quando cominciano a chiamarlo Eddy, sente che qualcosa non va. A confermare la sua sensazione è un grande amico di questo Eddy, ben consapevole che lui aveva scelto di non riniziare con l’università, così gli chiede se per caso è stato adottato e se la sua data di nascita è il 12 giugno 1961. Con entrambe le risposte positive, non vi è più alcun dubbio: Bobby ed Eddy sono fratelli gemelli.

I due si chiamano e in pochi minuti decidono di vedersi. Nessuna delle due famiglie adottive sapeva che vi era un gemello, così la gioia e la sorpresa sono grandi al punto che vengono contattati diversi giornali.
Non finisce qui, perché con la notizia in risalto spunta un terzo gemello: David.

A inizio anni Ottanta questa storia ha dell’incredibile e i tre, che si ritrovano ad avere gli stessi atteggiamenti, a concludere uno le frasi dell’altro, diventano delle vere e proprie celebrità: sono ospitati a diverse trasmissioni televisive, frequentano le feste più in di New York e ottengono anche un cameo nel film “Cercasi Susan disperatamente”, con protagonista Madonna.
Cavalcando l’onda della fama, i tre aprono un ristorante a Soho, “The Triplets”, che ottiene da subito un grandissimo successo.

I tre hanno tante domande: chi erano i loro genitori? Perché la Louise Wise Servise di New York, l’agenzia per adozioni a cui le famiglie si sono appellate per adottare i bambini, non hanno comunicato che i tre neonati non erano figli unici, bensì gemelli?

La risposta è agghiacciante.

Mascherandosi dietro la giustificazione: “Non sarebbero stati facili da adottare se vi avessimo detto che erano tre”, si scopre che l’associazione li aveva volutamente separati alla nascita per condurre uno studio seguito da scienziati e psicologici volto a scoprire quanto il DNA influisca veramente sulla vita di ognuno di noi.

I tre gemelli, infatti, sono stati seguiti per gran parte della loro vita da psicologi, psichiatri e sociologi con la scusa di essere dei servizi sociali, per vedere lo stato di salute fisica e mentale dei bambini, visto che erano adottati.
Ma non è finita qui: loro non sono gli unici gemelli a essere stati inconsapevolmente raggirati, con loro ci sono altre centinaia di coppie, alcune delle quali nate da madre con problemi psicologici o di dipendenze.

Il trauma della loro separazione viveva già da neonati, il ritrovarsi e il sapere che tutta la loro vita è stata seguita fin dai più piccoli dettagli, in una sorta di Thruman Show dove a essere inconsapevoli erano però tutti, porta inevitabilmente all’epilogo più triste e disperato: Eddy si toglie la vita.

Questo è un caso ancora aperto in America, visto che non solo la Louise Wise Service non ha mai pubblicato nessuno studio, ma quando ha accettato di condividere i dati con le famiglie coinvolte, lo ha fatto censurando le parti più importanti, lasciando ancora più dubbi alle domande.


Eddy ha messo fine alla sua vita e il colpevole è certamente chi ha deciso di condurre questo esperimento sociologico senza alcun ritegno e riguardo nei confronti di bambini venuti al mondo solo da pochissime ore.
Un’azione spregevole, con un intento ancora più spregevole, che ricorda quelli delle SS nei campi di concentramento che utilizzavano i prigionieri a seconda dei loro scopi scientifici, testando medicine, torture, o giocando con la loro psiche per verificare le teorie più accreditate dell’epoca. Se, però, molti dei generali hanno pagato, qui nessuno degli scienziati coinvolti lo ha mai fatto, facendo nascere in noi l’ancora più atroce dubbio: quanti enti per le adozioni continuano a fare cose del genere?

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