Amando con tutta me stessa le saghe famigliari non ho potuto perdere l’uscita del romanzo di Shifra Born: “Figlie di Gerusalemme”, edito in Italia Fazi Editore, con la traduzione di Silvia Pin, uscito in tutte le librerie il 18 ottobre 2024.
Ricordo ancora la prima volta in cui mi sono addentrata nei profumi, nella cultura, nei colori e nella mentalità del Medioriente quando da bambina ho iniziato a leggere “Le mille e una notte”: luoghi incantati, personaggi incredibili dotati di una grande spiritualità che reputavo così lontana da noi.
“Figlie di Gerusalemme” mi ha riportata al presente, pur facendo luce sulla diversità culturale che dopotutto ci rende tutti unici allo stesso modo. Gerusalemme è una città certamente difficile, dove dovrebbero convivere le tre grandi religioni monoteiste che predicano pace, amore e uguaglianza ma che hanno sempre dovuto fare i conti con la parola sottomissione, sia da vittime che da carnefici.
Ricordo ancora la prima volta in cui mi sono addentrata nei profumi, nella cultura, nei colori e nella mentalità del Medioriente quando da bambina ho iniziato a leggere “Le mille e una notte”: luoghi incantati, personaggi incredibili dotati di una grande spiritualità che reputavo così lontana da noi.
“Figlie di Gerusalemme” mi ha riportata al presente, pur facendo luce sulla diversità culturale che dopotutto ci rende tutti unici allo stesso modo. Gerusalemme è una città certamente difficile, dove dovrebbero convivere le tre grandi religioni monoteiste che predicano pace, amore e uguaglianza ma che hanno sempre dovuto fare i conti con la parola sottomissione, sia da vittime che da carnefici.
Alexandra è una scrittrice quarantenne che ha deciso di affrontare il suo passato, di tornare vicina alla nonna defunta e di rimettere insieme i cocci del rapporto con la madre ormai pensionata scrivendo un libro sulla sua storia famigliare, partendo dai nonni della sua nonna: Gershon e Shoshana, arriviamo a scoprire la vita della sua bisonna Victoria che ha saputo vivere tra Gerusalemme e Londra, della nonna Edwarda, fino alla madre Abigail.
I capitoli, tutti ben scritti e di breve durata – fattore per me fondamentale quando un libro supera le quattrocento pagine, come in questo caso – alternano passato e presente, facendoci capire maggiormente come il nostro adesso sia strettamente legato all’adesso vissuto dai nostri antenati.
Da loro prendiamo il colore e la forma dei nostri occhi, l’altezza, un particolare del viso, le mani lunghe o tozze, il nostro corpo è letteralmente un miscuglio di centinaia di persone che hanno vissuto nel passato e che probabilmente neanche si sono mai conosciute tra di loro. Ma cosa dire del nostro mondo interiore? Quante paure, quante passioni, quanti pensieri abbiamo ereditato da persone vissute e morte un secolo prima del nostro arrivo su questo Pianeta? Questo romanzo snoda il filo invisibile che unisce le cinque donne, quasi fossero l’una la versione più consapevole dell’altra, come se ognuna di loro avesse avuto la possibilità di completare l’esperienza dell’altra con una Gerusalemme sempre uguale e allo stesso totalmente diversa che non ha mai potuto sperimentare la libertà, se non chiamando così la propaganda attuale che rischia di attuare la più becera, meschina e antiumanitaria egemonia mai vista prima.
La scrittura è semplice, grazie anche al sofisticato lavoro di traduzione attuato da Silvia Pin e come accennato prima i brevi capitoli alimentano la voglia di proseguire nella lettura anche se gli occhi sono ormai stanchi.
L’unico appunto a mio avviso negativo lo dà la trama stessa: poco accattivante se non in alcuni punti, probabilmente perché l’autrice si addentra fin troppo al mondo interiore dei personaggi, giustificando ogni loro mossa, peccato che sia spinta sempre dallo stesso motore, dallo stesso trauma e questo porta inevitabilmente a scoprire il finale già dalla prima metà del romanzo.
Se, però, amate la storia, vi incuriosisce conoscere nuove realtà e soprattutto amate mettervi in gioco cercando di perdonare genitori, nonni o parenti in generale rivedendoli nei più piccoli gesti della vostra vita, “Figlie di Gerusalemme” è un libro che non deve mancare sui vostri scaffali, o, come nel mio caso finché non ne comprerò di nuovi, sul vostro Kindle.
I capitoli, tutti ben scritti e di breve durata – fattore per me fondamentale quando un libro supera le quattrocento pagine, come in questo caso – alternano passato e presente, facendoci capire maggiormente come il nostro adesso sia strettamente legato all’adesso vissuto dai nostri antenati.
Da loro prendiamo il colore e la forma dei nostri occhi, l’altezza, un particolare del viso, le mani lunghe o tozze, il nostro corpo è letteralmente un miscuglio di centinaia di persone che hanno vissuto nel passato e che probabilmente neanche si sono mai conosciute tra di loro. Ma cosa dire del nostro mondo interiore? Quante paure, quante passioni, quanti pensieri abbiamo ereditato da persone vissute e morte un secolo prima del nostro arrivo su questo Pianeta? Questo romanzo snoda il filo invisibile che unisce le cinque donne, quasi fossero l’una la versione più consapevole dell’altra, come se ognuna di loro avesse avuto la possibilità di completare l’esperienza dell’altra con una Gerusalemme sempre uguale e allo stesso totalmente diversa che non ha mai potuto sperimentare la libertà, se non chiamando così la propaganda attuale che rischia di attuare la più becera, meschina e antiumanitaria egemonia mai vista prima.
La scrittura è semplice, grazie anche al sofisticato lavoro di traduzione attuato da Silvia Pin e come accennato prima i brevi capitoli alimentano la voglia di proseguire nella lettura anche se gli occhi sono ormai stanchi.
L’unico appunto a mio avviso negativo lo dà la trama stessa: poco accattivante se non in alcuni punti, probabilmente perché l’autrice si addentra fin troppo al mondo interiore dei personaggi, giustificando ogni loro mossa, peccato che sia spinta sempre dallo stesso motore, dallo stesso trauma e questo porta inevitabilmente a scoprire il finale già dalla prima metà del romanzo.
Se, però, amate la storia, vi incuriosisce conoscere nuove realtà e soprattutto amate mettervi in gioco cercando di perdonare genitori, nonni o parenti in generale rivedendoli nei più piccoli gesti della vostra vita, “Figlie di Gerusalemme” è un libro che non deve mancare sui vostri scaffali, o, come nel mio caso finché non ne comprerò di nuovi, sul vostro Kindle.
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