martedì 1 ottobre 2024

#StorieRomane: Museo Centrale Montemartini

Il 30 giugno 1912, sulla via Ostiense venne inaugurata la centrale termoelettrica di Roma. Si trattò di un evento memorabile, anche perché fu il primo impianto di produzione elettrica dell’AEM (Azienda Elettrica Municipale).

La Centrale fu attiva fino al 1963, poi la struttura venne abbandonata per trovare nuova vita nel 1997 quando è divenuta il secondo polo dei Musei Capitolini.
Ancora oggi è un affascinante museo che racchiude in sé l’archeologia classica, proveniente dalla Roma antica, e l’archeologia industriale.

L’ho visitata in un uggioso pomeriggio di settembre, con la scusa del rinnovo della MIC Card; per i suoi possessori, infatti, l’entrata al museo è gratuita.  
 
Nel 1907 Giovanni Montemartini venne eletto al consiglio comunale di Roma e si aggiunse come assessore ai servizi tecnologici alla giunta di Ernesto Nathan, sindaco fino al 1913.

Il lavoro dei due fu rivoluzionario perché impattò sul monopolio nei settori dei trasporti e dell’elettricità, fino a quel momento gestite dalla Società Romana Tramways Omnibus e dalla Società Anglo-romana di Elettricità, municipalizzando le due realtà.
Con la vittoria del Referendum popolare del 20 settembre 1909, furono poi costituite l’Azienda Autonoma Tranviaria Municipale (forse oggi meglio conosciuta come ATAC) e l’Azienda Elettrica Municipale (l’odierna Acea).
Ed è per questo che il 1° luglio 1912 la struttura situata in via Ostiense si attiva e diviene a tutti gli effetti la centrale termoelettrica di Roma.
Quando Giovanni Montemartini morì l’anno seguente durante un dibattito in consiglio comunale, la Centrale prese il suo nome.

Come abbiamo già scritto nell’articolo dedicato al quartiere Ostiense, la sua nascita era pensata per renderlo una zona industriale, quindi a inizi Novecento doveva apparire di certo grigio, cupo, con molti vapori che si libravano in aria, soprattutto con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale visto che la Centrale è stata l’unica, in territorio romano, a rimanere sempre attiva.
Se nei primi decenni era il fulcro della modernità, con due turbine a vapore con caldaie e motori Diesel – realizzati dalla Franco Tosi Meccanica di Legnano – ben presto, con una tecnologia sempre più incalzante e veloce nel rinnovarsi, la Centrale perde del tutto il suo valore e viene dismessa nel 1963.

Come spesso accade quando si ha un’enorme struttura non funzionante si è a lungo pensato a come convertire il complesso. Tra batti e ribatti tra chi voleva salvarlo e chi invece demolirlo, l’ex Centrale è rimasta abbandonata a lungo, con sporadici momenti in cui le sue mura sono state predisposte a magazzini.
A fine anni Ottanta l’Acea decide di restaurare l’edificio e di trasformare le sale macchine e caldaie in sale d’esposizione, mentre il resto diviene sedi di uffici, laboratori e ancora magazzini.
È nella metà degli anni Novanta che la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali decide di renderlo il secondo polo dei Musei Capitolini, trasformandola, per ora in modo definitivo, in un vero e proprio museo.

La visita si apre con la Sala Colonne dove sono esposti statue, busti, volti e reperti della Roma repubblicana. Avanzando si possono trovare anche resti della necropoli dell’Esquilino, con quindi un periodo che ricopre il II e il I secolo a.C.
Lasciando la prima stanza ci ritroviamo in una serie di sarcofagi romani, come quello celebre di Crepereia Tryphaena, con tanto di corredo funebre. Qui tutti i reperti vanno dalla metà del II secolo agli inizi del IV secolo d.C.

Proseguendo ci troviamo alla Sala del Treno di papa Pio IX, con le carrozze che appartenevano al Pontefice. Devo ammettere che entrarvi è stato davvero suggestivo, in quanto sono tenute così bene che sembra quasi possano mettersi in funzione da un momento all’altro.

Salendo di un piano ci ritroviamo nella Sala Macchine antico e moderno si incontrano con i reperti rinvenuti al circo Flaminio, Campidoglio, Torre Argentina, al Teatro di Pompeo… e le macchine ancora esposte.


Simile a questa è la Sala Caldaie dove, però, i reperti sono quelli che abbellivano i giardini e residenze della Roma Imperiale e che osservano silenziosi ed eterni le vecchie caldaie, anch’esse ormai silenziose.

Il museo si trova a pochi passi dalla fermata della Metro B Garbatella, adiacente all’Accademia delle Belle Arti.

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