Questo mito è uno dei miei preferiti perché mi fa riflettere sempre su due temi per me davvero importante: l’amore che si trasforma in possesso e lo stare molto attenti a quello che si desidera, perché potrebbe avverarsi.
Anche se tutti conosciamo le figure di Aurora e Titone, la loro storia d’amore – felice o infelice, dipende dai punti di vista – non viene spesso menzionata quando si parla di mitologia. Forse è così vicina ai nostri impulsi egoici, da metterci in una sorta di guardia, tanto da non volerci approcciare a essa.
Anche se tutti conosciamo le figure di Aurora e Titone, la loro storia d’amore – felice o infelice, dipende dai punti di vista – non viene spesso menzionata quando si parla di mitologia. Forse è così vicina ai nostri impulsi egoici, da metterci in una sorta di guardia, tanto da non volerci approcciare a essa.
Titone era un principe troiano, figlio del quinto re di Troia Laomedonte e di Strimo (citata anche come Placia o Leucippe), figlia del dio fluviale Scamandro.
Fratello dei noti Lampo e Priamo (oltre a Clizio, Icetone, Esione, Asticche e Cilla), la sua vita scorre in completo agio, visto che suo padre era un uomo ricchissimo.
Crescendo alla virtù della ricchezza si aggiunge anche quella della bellezza: Titone, infatti, era diventato uno degli uomini più belli di Troia e dell’intera Grecia, riuscendo a far innamorare chiunque di sé, persino una Dea e non una qualsiasi, bensì la storia rivale di Afrodite…
Aurora (nome greco Eos) è la figlia del titano Iperione e di Teia, a sua volta figlia di Urano (cielo) e Gea (terra). Teia era di mirabile splendore, e da questa unione nascono tre figli: Elio (Sole), Selene (Luna) ed Eos (Aurora).
Compito di quest’ultima è proprio quello di precedere il carro del dio del Sole per aprire le porte al nuovo giorno.
Giovane, splendida e dall’incarnato perennemente rosato – proprio come è l’aurora – la dea è una delle grandi rivali di Afrodite, anche se a lei poco interessa entrarvi in conflitto.
Aurora, infatti, si innamora del titano delle stelle e dei pianeti Astreo, che sposa e dal quale nascono i quattro venti del mediterraneo: Argeste, Zefiro, Borea e Noto, più tutti gli astri visibili a occhio nudo.
Nel frattempo intrattiene numerose relazioni, ma gli amanti più famosi sono Zeus, ovviamente, e il gigante Orione, con il quale, ogni tanto, nei loro rapporti si aggiunge anche Ares – dio della guerra tanto amato da Afrodite – la dea della bellezza, in preda alla rabbia, lancia una maledizione su Aurora: sarà destinata a innamorarsi solo di mortali.
È proprio così che, passeggiando per la città di Troia, si innamora perdutamente di Titone, tanto che decide di rapirlo per sposarselo.
In quanto figlio di re e mortale, il suo destino non è quello di rimanere con gli dèi e Aurora, ben consapevole, chiede a Giove il dono dell’immortalità per il suo nuovo marito. Il dio la accontenta ma la dea si rende presto conto che si è dimenticata di chiedere anche il dono dell’eterna giovinezza, così mentre gli anni trascorrono e lei rimane immutata nella sua magnificenza, Titone diventa sempre più anziano, fino a trasformarsi in un essere praticamente inerme e dalla voce completamente stridula. Mossa da compassione, Aurora lo trasforma in una cicala.
La coppia, nel corso degli anni trascorsi insieme, ha avuto anche due figli: Emazione, che regnò sulla Macedonia; e Memnone, che diverrà re degli Etiopi. Quest’ultimo verrà ucciso da Achille nella guerra di Troia, e Aurora, madre distrutta e inconsolabile bagna ogni mattina il verde con le sue lacrime, formando la rugiada.
Gli amori per Aurora vanno avanti, tutti di mortali e tutti non per niente facili, ma questo è un altro discorso…
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