giovedì 23 maggio 2024

#Intervista: Consuelo Chinè

All’ultima tappa del festival culturale “Come un’armonia”, dal titolo Il bellissimo mondo” e dedicata alla moda ecosostenibile, ho avuto modo di riscoprire la bellezza e l’eleganza dei capi proposti dal marchio Darling Grace. Come sempre vederli così da vicino mi ha ricordato la moda anni ’50-60, pur essendo vestiti dal taglio e messaggio contemporaneo.

Il fascino verso questi capi non è finito solo al punto di vista dello stile, ma anche per tutto il lavoro che vi è dietro, perché oltre a vestire la donna, dando prestigio alle sue forme e al proprio stile di vita, Darling Grace è più che attenta al rispetto dell’ambiente, rendendo i consumatori ben consapevoli di ciò che si sta acquistando.

Come spesso accade quando mi ritrovo davanti a ciò che davvero vale, penso:
Perché non condividerlo con il mondo?” Così ne ho approfittato e  con enorme piacere vi lascio qui lintervista a Consuelo Chinè,  founder di Darling Grace.

Dopo una laurea in Economia Aziendale e Management e una importante esperienza in realtà internazionali come consulente funzionale, Consuelo Chinè crea nel 2018 la sua società di attività di consulenza aziendale, rivolta al mercato delle imprese multinazionali. Ma quando l’istinto creativo l’ha spinta ad andare
oltre, ha deciso di coniugare il rigore della consulenza con la genialità dell’arte, della moda e del design, formandosi all’Accademia del Lusso di Roma ed esprimendo così un connubio in cui c’è tutto il legame con la sua famiglia, fatta di artisti e imprenditori.

Fonda Darling Grace con l’obiettivo di essere portavoce dei temi di sostenibilità, benessere e responsabilità sociale per contribuire attivamente a diffonderne la consapevolezza.
Darling Grace nasce nel 2021 dalla consapevolezza di come la pandemia abbia profondamente cambiato il nostro modo di vivere e di considerare le priorità della vita e spinta dalla convinzione che solo tornando alla Natura, ai suoi ritmi lenti e alle nostre origini possiamo stare davvero bene.

Romana d’adozione, ma con forti radici nella sua terra di origine: la Calabria, regione in cui conosce la sua passione per i tessuti antichi e autentici e scopre tutta l’esperienza e il valore delle doti tramandate da generazioni dalle donne della famiglia; una regione che rappresenta il suo bisogno di autenticità e di riscoperta di un valore sempre più raro e prezioso: il tempo da dedicare a noi stessi e ciò che è veramente importante.
È in un filo continuo tra Nord e Sud, però che la designer svela la terza anima di Darling Grace: insieme all’autenticità della Calabria e la bellezza esemplare di Roma, l’equilibrio incontaminato del Trentino Alto Adige, con le sue montagne e i suoi paesaggi incontaminati grazie al profondo rispetto e la grande cura che ognuno dei suoi abitanti offre.
È in ognuna di queste tre anime che la designer trova qualcosa che l’ha sempre ispirata ovvero la tèchne. Il suo significato è vastissimo: non rappresenta solo la tecnica, ma anche l’abilità manuale che si nasconde dietro all’arte del saper creare. Esprime l’unicità di ciò che nasce dall’esercizio e dall’esperienza, oltre che dal talento, di ciò che è fatto da mani esperte e uniche.
Con l’obiettivo di diffondere i valori in cui crede fermamente, è alla Natura che Consuelo resta salda nella scelta dei tessuti e dei materiali ed è la ricerca di esclusiva semplicità che contraddistingue le sue creazioni.

Ciao Consuelo e grazie mille per l’opportunità di intervistarti. Raccontaci come nasce la tua passione per la moda e cosa ti ha spinta a dare il via a Darling Grace...


La mia passione per la moda nasce da bambina, quando giocavo alla commessa nel mio armadio. Ordinavo i vestiti per colore, taglia... Obbligavo tutti a far finta di essere i miei clienti.
Il mio percorso di studi, però, è stato molto diverso: ho studiato Economia e Management, quindi la passione per la moda è rimasta un pochino nelle retrovie. Durante la pandemia, precisamente l’8 marzo del 2021, ho lanciato il brand Darling Grace, frutto di uno studio molto approfondito, dopo un anno (2020-2021) all’Accademia del Lusso, sempre in campo management della moda, perché per il resto mi affido a stilisti professionisti.
Proprio il contesto della pandemia, dove siamo stati obbligati a fermarci per cause di forza maggiore, ci ha donato il tempo per approfondire ciò che non riuscivamo a fare nella vita frenetica che abbiamo. C’è chi ha messo a studiato meglio le proprie passioni, chi ha cominciato a fare arte manualmente, chi ha riscoperto l’arte culinaria… si è ritornati un po’ alle famose origini, si è riscoperto quello che abbiamo perso. Allora ho detto: “Perché ci deve essere una pandemia per ritagliarci il tempo per le cose di cui abbiamo una passione? E perché ci deve arrivare la pandemia per porre la giusta attenzione su temi importanti?”. Questi temi sono il nostro benessere e l’ambiente, di cui tutti parlano ma nessuno fa effettivamente niente.
Con Darling Grace provo a dare un input sfruttando qualcosa che amo, cioè la moda, per diffondere un messaggio che è proprio quello di spingere le persone a fare delle scelte consapevoli per il proprio benessere anche nell’ambito dell’acquisto di un abito. Per consapevoli intendo anche che do maggiori informazioni a chi vuole acquistare i prodotti del marchio, dicendo loro le proprietà benefiche dei tessuti, da dove provengono, così che abbiano la certezza di acquistare prodotti duraturi e di qualità che rispettano sia la propria pelle che l
’ambiente.

Sono curiosa di sapere, perché non ho mai avuto la possibilità di chiedere, come nasce l’idea per un capo d’abbigliamento. Come arriva l’ispirazione? Se funziona più o meno come ogni altra forma d’arte: improvvisamente, o se c’è un processo più elaborato dietro.

Essendo una forma d’arte è un qualcosa di impulsivo, almeno per me è stato così. Chiaramente si guardano e si studiano i trend, il percorso nell’Accademia mi ha insegnato proprio come studiarli in previsione delle stagioni future, e ovviamente è un processo molto lungo. In brand strutturati, per esempio, può durare anche un anno. Ci sono ovviamente gli uffici stile, che studiano tutto ciò e poi mettono giù le idee.
Nel mio piccolo vado un po’ a ispirazione. Per i colori dipende dalle stagioni, e poi ovviamente dipende dai trend. Butto giù uno schizzo, che non è proprio professionale, perché come dicevo prima non ho studiato stilismo, e poi passo questa idea al laboratorio e alla sarta che mi segue e che si occupa di fare il cartamodello, il prototipo e poi di confezionare il capo. Il primo fa parte del mio stock, poi a seconda di quello che le clienti chiedono viene riproposto oppure vengono fatte delle piccole personalizzazioni. 
Insomma, tutto va a seconda se voglio privileggiare le forme morbide, che sono parte dell’identità stilistica di Darling Grace, se voglio creare qualcosa di più rigido perché magari voglio comunicare qualcosa di più deciso…


Darling Grace è un marchio ben attento all’ambiente, sul sito è anche ben spiegato in che modo si tutelano i vari ecosistemi. Sentirti parlare a “Il bellissimo mondo”, ultima tappa del festival culturale “Come un’armonia”, mi ha fatto pensare: ma quanto studio c’è dietro un abito? Qui non si tratta solo di forme, tagli e cuciture, ma anche di conoscere bene i vari tessuti biologici…

Assolutamente sì, c’è uno studio molto approfondito dei tessuti. Chiaramente mi consulto sempre con la mia sarta per capire quale tipo di tessuto è più adatto al tipo di abito. Uno rigido, per esempio, non potrà mai essere utilizzato per una blusa.
C’è anche uno studio molto approfondito per quanto riguarda le proprietà dei tessuti; io utilizzo quelli biologici, cioè: cotone, lana, lino, canapa che sono i quattro per eccellenza, laddove sono biologici al 100%; poi utilizzo anche quelli artificiali ma hanno comunque un’origine vegetale. Partono tutti dalla cellulosa di un albero e fino alla fine seguono un processo totalmente sostenibile. Ogni volta che acquisto un tessuto artificiale (viscosa, bambù, fibra di mais, menta, arancia, alga...) 
mi accerto sempre che abbia un marchio che garantisca il processo di produzione a circuito chiuso. In questo modo so con certezza che vengono utilizzate sostanze chimiche meno dannose, sia per la pelle che per l’ambiente, e tutti i rifiuti legati al processo vengono riutilizzati, quindi riciclati e non ritrasmessi all’ambiente provocando danni.   
Bisogna sapere cosa si compra, sia come consumatore finale che come produttore di questi capi. Il marchio Tencel, per esempio, assicura che la fibra di eucalipto venga effettivamente da alberi di eucalipto che sono stabili in Europa, con certificazione come la FSC a prova che gli alberi sono sotto controllo, senza sfruttamento eccessivo dei terreni, senza l’utilizzo di pesticiti, per alberi, ambiente e terreni.
Anche le sostanze chimiche sono diverse rispetto a quelle dannose di chi non segue questi processi, insomma il controllo nella produzione è sempre presente, dalla pianta fino alla fine.

Altra cosa che mi ha colpita è il sapere che ogni capo comincia a essere realizzato solo nel momento in cui viene prenotato dal cliente, seguendolo anche in quelle che sono le eventuali modifiche, così da personalizzarlo. Un po’ come funzionava fino agli inizi del Novecento, quando si acquistava la stoffa e ci si affidava alla maestria delle sarte. Sogni anche tu un mondo dove tutto ciò può tornare a essere più fruibile per tutti?


Assolutamente sì. Oltre alla sostenibilità uno degli altri valori importantissimi per Darling Grace è l’artigianilità e il made in Italy, quindi sicuramente il fatto di non produrre uno stock grande e pronto è coerente con il tema della sostenibilità: più produci capi che magari non vengono poi venduti, infatti, più crei danno all’ambiente. Oltre a questo è da considerare che c’è un’attenzione maggiore verso il cliente che ha la possibilità di avere una consulenza per quanto riguarda l’abito e le piccole personalizzazioni. L’obiettivo è proprio quello di creare assieme un proprio capo, anche con un tessuto diverso, laddove disponibile. Ci tengo particolarmente, a questo modus operandi, affinché possa essere un po’ più divulgato e frequente per tutti.

Se dovessi descrivere Darling Grace userei aggettivi come: comodità, eleganza, femminilità e alta qualità. Ho ritrovato in loro quello che posso solo vedere scorrendo nei video anni ’50, sognando tra una Grace Kelly e Audrey Hepburn. Quali sono le icone che più ti ispirano?

Hai esattamente centrato il punto: questi due personaggi che hai citato sono un po’ le mie icone e quindi il loro stile si sposa molto bene con lo stile di Darling Grace fatto di tinte unite, forme morbide... Uno stile che permette di acquistare pochi capi e con gli stessi creare più outfit diversi, così da essere sempre eleganti, raffinate pur rimanendo semplici, sia nelle occasioni più formali che in quelle casual. La definisco una “raffinatezza semplice” ed è quello che cerco di comunicare. I capi hanno certo un costo maggiore perché sono creati artigianalmente con dei tessuti che hanno un certo tipo di proprietà, però possono essere acqusitati a numero minore e utilizzati in maggiori attività.

Tutti gli abiti sono accomunati, secondo me, da un’incredibile forza: vanno bene per ogni tipo di donna. Si adattano a quella più sportiva come alla elegante, alla donna in carriera così come alla casalinga, dando così la conferma che la semplicità è sempre un valore aggiunto. Insomma, al centro c’è la donna nella sua totalità. Però voglio chiederti: pensi mai di aprire le porte anche ai capi per bambine?


È molto interessante, perché chiaramente lo hai capito benissimo: Darling Grace parla alle donne, non a caso il brand è stato lanciato l’8 marzo 2021. Vuole celebrare la forza della donna, proprio il nome stesso si ispira a un’eroina vittoriana: Grace Darling che salvò dei naufraghi in un periodo in cui non era concesso alle donne si essere così forti e così in primo piano. Poi il nome nasce anche dalla volontà di lanciare il messaggio di fare scelte consapeovli e crearsi del tempo per sé e questo è proprio nell’incipit: Darling Grace, Cara Grace. Ci rivolgiamo a una donna – che io chiamo Grace – che nel nome ha grazia, raffinatezza, che fa parte della value proposition
, o promessa, che il marchio fa alle donne.
Le bambine sono piccole donne, quindi sì, assolutamente nei progetti futuri c’è la voglia di estendere tutto anche a loro perché tra il target che abbiamo ci sono anche le mamme (che possono essere anche in carriera, ovviamente) e qual è la cosa più bella se non quella di vestirsi uguali alle proprie figlie? È un po’ l’altro mio sogno nel cassetto, ma c’è un tempo per tutto, quindi non escludo che nel futuro anche queste piccole donne saranno tra le nostre clienti.

Ringraziamo ancora di vero cuore Consuelo Chinè per il tempo che ci ha dedicato ma soprattutto l
’enorme impegno e amore che mette nel suo lavoro a servizio delle donne e dell’ambiente stesso.
Se siete interessati, potete  incontrarla il 4 e 5 giugno ai Mercati di Traiano (Roma) per la quinta edizione del Phygital Sustainability Expo, primo evento italiano esclusivamente dedicato alla transizione sostenibile delle industrie del made in Italy attraverso l’innovazione tecnologica. Noi non mancheremo.

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