martedì 28 maggio 2024

#Eventi: Fortuna Amoris - Seconda Parte

Continuiamo oggi con la seconda parte dell’evento Fortuna Amoris, ideato e curato da Joyce Conte, che ha avuto luogo venerdì 17 maggio 2024 alla Cappella Orsini.

Oggi parliamo delle ultime tre novelle protagoniste del pomeriggio, anche qui con temi che alternano la satira, la critica sociale, l
amore e la profondità d’animo.

Potete recuperare la prima parte cliccando qui.
 
“Laonde molte delle monache levarono il viso al capo della badessa, ed ella similmente ponendovisi le mani, s’accorsero perché l’Isabetta così diceva. Di che la badessa, avvedutasi del suo medesimo fallo e vedendo che da tutte veduto era né aveva ricoperta, mutò sermone, e in tutta altra guisa che fatto non avea cominciò a parlare, e conchiudendo venne impossibile essere il potersi dagli stimoli della carne difendere; e per ciò chetamente, come infino a quel dì fatto s’era, disse che ciascuna si desse buon tempo quanto potesse.”

Nel Decamerone è Elissa a narrarci “La badessa e le brache del prete”, mentre in Fortuna Amoris è stata Michela Caruso.

Isabetta è una giovane monaca bellissima, che si innamora, ricambiata, di un giovane conosciuto alla grata del parlatoio. A lungo il loro amore rimane platonico, fino a quando i due trovano il modo di potersi unire carnalmente, iniziando così a passare tutte le notti insieme.
Le altre monache, invidiose sia della bellezza di Isabetta, che del fatto sia riuscita a portare un uomo in monastero, decidono di voler avvisare la badessa, facendo cogliere Isabetta sul fatto.
Così, una notte, certe che l’uomo stia nella stanza della monaca, le altre corrono a quella della badessa bussando forte per svegliarla. C’è da dire che questa era più che sveglia, perché in dolce compagnia di un prete.
Così la badessa si alza rapidamente, e spinta dalla fretta sia di punire la monaca, sia di non farsi vedere col prete, sul capo si mette le mutande di lui invece che il velo. Nessuna ci fa caso, perché tutte sono accecate dalla voglia di vedere Isabetta punita.
Trovando i due amanti abbracciati nudi sul letto, la badessa comincia a sgridare pesantemente Isabetta, che tiene sempre gli occhi bassi per la vergogna. Quando li rialza, però, nota le mutande e dice alla badessa di sistemarsi la cuffia prima di riprendere con qualsiasi tipo di punizione. Quando la superiora si rende conto di cosa ha davvero sui capelli, fa finire il tutto, dando il permesso alla giovane di tornare a dormire con l’amante, così come farà lei. Con buona pace delle altre monache.

Qui abbiamo toccato il tema della castità, di come sia differente tra uomo e donna, sia nella comunità laica che in quella clericale, visto che i preti, a differenza delle suore, non fanno voto di castità.
Il fortunato vincitore, comunque, ha ricevuto in premio le mutande di un parroco di zona.

“Moglie mia, se davvero ci tieni al mio amore, non dire una parola, perché, dal momento che lo ha catturato, sarà suo. Ricciardo è un uomo gentile, ricco e giovane; sarà, senza dubbio, un ottimo genero: se lo convinceremo con le buone maniere, gli converrà, per prima cosa, sposarla, così avrà messo l’usignolo nella gabbia di nostra figlia e non di altre.”

Nel Decamerone Fiammetta racconta in maniera abbastanza esplicita, seppur con metafore, il tema del sesso tra adolescenti con la novella “Caterina e l’usignolo”. Venerdì lo ha fatto per noi Joyce Conte.

Caterina e Ricciardo si innamorano ma lei, di buona famiglia e quindi tenuta costantemente sotto controllo, non sa come potranno mai donarsi completamente. Chiede così ai genitori di poter dormire in terrazza, accampando scuse come il soffrire il caldo e il voler sentire il canto dell’usignolo. I due genitori, ignari delle reali intenzioni, acconsentono. Così Caterina avvisa Ricciardo e, in piena notte, questo si arrampica sulla terrazza di lei, rischiando la vita pur di amarla fisicamente.
Al mattino i genitori li sorprendono ma, dopo una leggera arrabbiatura, si rendono conto che in fin dei conti Ricciardo è ricco, ben educato, di ottima famiglia e ormai il danno è fatto, così li portano alle nozze senza troppi problemi.

Una novella piuttosto progressista per i tempi, così Joyce ha voluto sfidarci in una domanda altrettanto aperta mentalmente: il posto più strano dove si è fatto l’amore. Per pudicizia – in Cappella Orsini non erano presenti minorenni, ma sul web è diverso – non riporterò le risposte.
Il dono per il fortunato vincitore? Ma un usignolo, ovviamente.


“Fratelli miei, io so bene che così è come voi dite, ma io voglio avanti uomo che abbia bisogno di ricchezza che ricchezza che abbia bisogno d’uomo.
Li fratelli, udendo l’animo di lei e conoscendo Federigo da molto, quantunque povero fosse, sì come ella volle, lei con tutte le sue ricchezze gli donarono. Il quale così fatta donna e cui egli cotanto amata avea per moglie vedendosi, e oltre a ciò ricchissima, in letizia con lei, miglior massaio fatto, terminò gli anni suoi.”

È ancora Fiammetta, nel Decamerone, a narrare di “Federigo degli Alberighi”, che noi abbiamo ascoltato dalla voce di Daniela Cavallini.

Federigo degli Alberighi è un ricchissimo nobile di Firenze che si innamora perdutamente di Monna Giovanna: la più bella delle donne toscane. Federigo spende per lei il mondo, senza poter ricevere nulla in cambio in quanto sposata. A lungo andare, però, i soldi vengono a mancare, così Federigo si ritrova povero, con il suo falcone come unico amico fidato e leale: è infatti lui, cacciando, a provvedere al cibo per il suo padrone.
Quando il marito di Giovanna muore, lei decide di spostarsi in campagna, al podere accanto a quello di Federigo, per dare modo al suo unico figlio, cagionevole di salute, di rafforzarsi. Così il bambino conosce l’eterno corteggiatore della madre e si innamora del suo bellissimo falcone. Confessa alla madre che se potesse avere quell’uccello, il suo animo sarebbe così felice da potersi rimettere.
Giovanna è intimorita, sa bene che Federigo ha speso tutto il suo patrimonio per lei, e il falcone è l’unica cosa che gli rimane. Per amore del figlio si reca comunque dal vicino e viene accolta nel più galante dei modi. Federigo le fa trovare una tavola imbandita e, alla fine, lei ammette il motivo per cui si sono visti.
Federigo comincia a piangere, perché sa che non può acconsentire al volere del piccolo: la carne mangiata al banchetto, infatti, era proprio del falcone, sacrificato per amore di Giovanna.
Poco dopo tempo il bambino muore e i fratelli di lei, desiderosi di mantenere le ricchezze della donna, la spingono a risposarsi. Lei acconsente solo ed esclusivamente se a prenderla in moglie sia Federigo, sancendo così il tanto agognato “e vissero tutti per sempre felici e contenti”.

Il fortunato vincitore ha ricevuto del pollo, sperando non fosse vegetariano, ma è la domanda a essere stata molto profonda: come vediamo noi i sacrifici in amore? Vengono spontanei, è giusto togliersi tutto per qualcuno?

In questi due articoli non abbiamo voluto dare risposte, perché è bello far nascere eventuali dibattiti, anche se solo dentro di noi.

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