Recentemente finito sotto le luci della ribalta per un appellativo – probabilmente non proprio da testata giornalistica ma certamente onesto, da parte sua – utilizzato nei confronti della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha immediatamente provveduto alla querela, Luciano Canfora è un filologo classico, grecista, storico e saggista italiano, già professore emerito all’Università di Bari. Alla non più tenera età di ottantuno anni ha deciso di deliziarci con il suo Dizionario politico minimo, uscito in data 30 aprile 2024 con Fazi Editore, per darci le basi dei vocaboli necessari a comprendere la politica.
Reduce da una breve e intensa lettura del medesimo autore – Il fascismo non è mai morto, pubblicato da Edizioni Dedalo a gennaio di quest’anno, gentilmente prestatomi da una persona a me molto cara – e affascinata dal suo modo di raccontare i fatti, ho deciso di avventurarmi nella pubblicazione di Fazi carica di curiosità e voglia d’imparare qualcosa di nuovo, perché da un professore emerito che altro si può fare se non apprendere?
Curato da Antonio Di Siena, che si è occupato dell’intervista al professor Canfora, questo libro altro non è se non una raccolta di cinquanta termini appartenenti al più ristretto lessico politico che sono ormai di uso comune.
A chiunque è capitato di sentire termini come “politicamente corretto”, “capitalismo”, o sfociando nella storia più moderna “Ucraina”, “Cina”, “democrazia”, “Palestina” o ancora “Unione Europea”.
Per quanto facile possa essere dare una spiegazione logica e razionale alla terminologia scelta da Canfora, l’autore aiuta i lettori a comprendere il significato pieno – e, soprattutto, moderno – con spiegazioni che affondano le radici nel suo campo di studio, ovvero la storia.
Pur non mancando di criticare – indistintamente: destra, sinistra, Unione Europea: chiunque a suo parere sia nel “torto” in quel momento –, Canfora è in grado di dare una visione piuttosto impari ed esterna dei vocaboli che analizza, quella manciata di parole ormai indispensabili perché una persona del giorno d’oggi, un cittadino italiano, possa formare un parere proprio a livello politico.
Parlare di politica con coscienza e consapevolezza non è facile, soprattutto non al giorno d’oggi, dove le informazioni viaggiano più velocemente di quanto i nostri neuroni possano processarle e le nozioni vengono date en passant, senza soffermarvicisi troppo.
«Ma
dell’antifascismo bisogna tornare a parlare come di un corpo vivente,
non venerarlo come un cadavere mummificato. Antifascismo non è
semplicemente l’aver lottato allora, ma realizzare ciò che è stato messo
per iscritto nella Costituzione. Per questo non è una battaglia
retrograda bensì attualissima, purché il termine lo si intenda nel suo
effettivo contenuto politico-sociale.»
(tratto dal capitolo Antifascismo)
Certi concetti a cui ci si riferisce quotidianamente tramite l’utilizzo di parole improprie, e al contrario vocaboli scelti per esprimere un concetto che, invece, vuol dire tutt’altro.
Canfora aiuta a inquadrare alcuni dei lemmi di utilizzo più o meno quotidiano, politicamente parlando, per poterne fare un utilizzo più consapevole.
«…la
“sinistra” si limita a seguire i fatti in maniera generica,
superficiale. Di fronte al disastro umanitario del Mediterraneo, quando
sta all’opposizione dice che bisogna aiutare i migranti. Quando è invece
al governo manda Minniti a lisciare la Guardia costiera libica. Un
comportamento schizofrenico in cui non è sincero neanche l’atteggiamento
filantropico. C’è un’assenza di ideologia e di prospettive che la
rende, se non l’utile idiota – espressione che non amo perché usata in
danno dei pacifisti, “gli utili idioti di Stalin” si diceva all’epoca –,
certamente lo strumento inconsapevole dell’egemonismo occidentale.»
(tratto dal capitolo Decolonizzazione)
L’eccelsa penna di Canfora è perfetta per parlare della più recente storia – gli ultimi cento anni, occhio e croce, con un focus particolare su tutti gli eventi che hanno segnato epoche e rappresentato svolte – con coscienza, tuttavia non ritengo sia una lettura del tutto “inclusiva” per lo stile ampolloso e a tratti aulico utilizzato.
Se il contenuto è dolorosamente necessario, dall’altra parte credo dovrebbe essere messo alla portata di tutti, con terminologie più semplici e comprensibili, che permettano a chiunque di potersi approcciare all’argomento e comprendere le dinamiche della politica moderna.
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