mercoledì 10 agosto 2022

#Musica: Quando Piove

Nell’album Xenoverso di Rancore (il rapper romano Tarek Iurcich), uscito il 15 aprile di quest’anno, la quinta traccia si chiama “Cronosurfisti (skit)”. Non si tratta di un pezzo cantato, quanto più un intermezzo della narrazione che “Xenoverso” rappresenta. Come avevamo detto nell’articolo “Xenoverso tour di Rancore”, sia il concerto che alcuni brani sono in realtà una storia. In questo pezzo, Tarek parla con la sua astronave, 507, delle lettere che andrà consegnando, le stesse che sono poi le tre canzoni che seguono e che abbiamo già analizzato in passato: “Lontano 2036”, “X Agosto 2048” e “Arakno 2100”. Nel dialogare con 507, però, il rapper romano si rende conto che all’appello mancano due lettere, ma dopo averlo detto cambia subito discorso. Inizialmente l’ascoltatore non dà molto peso alla cosa, salvo poi scoprire in una intervista che la sparizione è dovuta a un “viaggio nel tempo” di due canzoni che sono finite per far parte dell’album che lo stesso Rancore ha pubblicato quattro anni prima, ovvero “Musica per bambini” del 2018, sono: “Sangue di drago” – di cui abbiamo già parlato – e “Quando piove”, di cui parleremo oggi. Se ci facciamo caso, gli “skit” (sketch parlati) in Xenoverso sono due, rispettivamente come quinta e nona traccia e le canzoni “sparite” e finite nel precedente album sono alle medesime posizioni. Non è un caso. Ma di cosa parla “Quando piove”?

martedì 9 agosto 2022

#Pensieri: Angels

È passato poco più di un anno dall’articolo: “Nel nome di Dio”, dove abbiamo parlato della nostra visione di Dio. Abbiamo deciso di metterlo in Costume&Società perché nonostante fosse stato scritto da me, tutte ci rispecchiavamo – e ancora lo facciamo – molto bene in quello che è stato pubblicato.

Proprio perché l’articolo è stato messo nella categoria che utilizza il “noi”, però, sono rimasta molto nella superficie dei miei sentimenti per Dio, e più volte mi sono chiesta se fosse il caso o no di ampliare il discorso.
Ho capito di dovermi mettere a scrivere quando più persone mi sono venute a chiedere se potessi rispondere a qualche loro domanda, e a ogni mio sì, passava in testa o alla radio, proprio Angels di Robbie Williams.

Una delle domande che più mi sono state fatte è stata: “Ma tu, hai mai dubbi sull’esistenza di Dio?” Sarei ipocrita a dirvi che non ne ho mai avuti, certo che sì. Ma a oggi posso rispondere che sono sicura al cento per cento dell’esistenza di Dio; gli unici dubbi che ho riguardano la mia persona: se sono in grado di fare ciò che per cui sono venuta qui, ma questo è un altro discorso e comunque ci sto lavorando.

Intervistatore: “Ora credi in Dio?”
Carl Gustav Jung: “Ora? È difficile rispondere. Io so. Non ho bisogno di credere, io so.”

lunedì 8 agosto 2022

#Personaggi: Robbie Williams

Tutti noi, forse, abbiamo quell’artista di cui siamo così tanto fan da non menzionare quasi mai, come se fosse un segreto o un qualcosa di solo nostro. Non c’è ossessione, forse non lo seguiamo neanche sui social, perché vogliamo che rimanga per noi solo l’artista.
Chi sta scrivendo l’articolo prova ciò per Robbie Williams: non conta se ne è innamoratissima da quando era bambina o se ha due tatuaggi con frasi delle sue canzoni, a volte persino lei si dimentica di quanto sia fan di Robbie. Ecco perché è giunto il momento di dedicare un articolo al cantante britannico. 

sabato 6 agosto 2022

#Arte: La Pietà di Michelangelo

Una delle opere più famose dell’Occidente si trova all’interno della Città Eterna, nello Stato Pontificio, nella Basilica più famosa al mondo, San Pietro: la Pietà. Scolpita da Michelangelo Buonarroti tra il 1497 e il 1499, l’autore aveva poco più di vent’anni quando realizzò questo capolavoro. Alta 174 centimetri e larga 195, la Pietà gli venne commissionata nel 1497 dal cardinale Jean Bilhères de Ladraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso Papa Alessandro VI: l’opera doveva appunto rappresentare la Madonna con il Cristo morto tra le braccia. Lo scopo era quello di posizionare questa scultura nella cappella di Santa Petronilla e che dovesse essere pronta per il giubileo che di lì a tre anni si sarebbe celebrato. Michelangelo impiegò nove mesi alla ricerca del marmo perfetto e quando lo trovò, lo fece trasportare dalla cave di Carrara a Roma. Si tratta di un solo blocco e la leggenda narra che quando l’autore terminò la sua opera, il cardinale morì, rendendo il tutto quindi il suo monumento funebre.

La Pietà presenta anche la firma di Michelangelo, incisa sul petto della Vergine in maniera trasversale, cosa che non aveva mai fatto prima- non è presente infatti ne “La creazione di Adamo” -. La scritta recita infatti: “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”. Per l’artista, firmare la propria opera era una cosa inusuale, ma pare che degli uomini che videro l’opera, l’attribuirono a un loro conoscente lombardo. Uditi, Michelangelo nella notte sgattaiolò vicino alla statua e vi incise il proprio nome, rendendone innegabile la paternità. Ma perché quest’opera è tanto importante?

venerdì 5 agosto 2022

#Libri: Il pensiero bianco

Se ci seguite lo sapete bene: noi non crediamo nella dualità. Sappiamo benissimo che viviamo in un mondo duale e scendiamo a patti con le regole del gioco, ma siamo ben consapevoli che nella realtà dei fatti tutto è Uno. L’“Io” è una grandissima illusione e andrebbe cambiato con il “Noi”.
È proprio partendo da questa logica che abbiamo deciso di scrivere ogni nostro articolo al noi, tranne quelli nella categoria Pensieri, perché sono nostri sfoghi personali.
Siamo convinte che includere ogni colore nella tavolozza non escluda nessun pigmento, anzi: li riunisce rendendo la tela unica proprio per le diverse sfumature che nascono.
Siamo anche persone che amano mettersi in dubbio, amano sentire le voci fuori dal coro perché sappiamo che se un concetto ci fa male, o abbiamo voglia di ignorarlo, beh, ha colpito nel nostro profondo.
Per tutti questi motivi abbiamo voluto leggere “Il pensiero bianco” di Lilian Thuram.
Permetteteci una battuta del tutto goliardica per l’ex calciatore della Juventus: abbiamo acquistato il libro nonostante siamo tifosissime della Roma!

giovedì 4 agosto 2022

#Racconti: Flusso

È un fresco pomeriggio intiepidito dal sole, una giornata come tante altre in un borgo rurale attempato. Sdraiati vicini in un vasto prato, Cecilia e Giulio conversano, rapiti dai reciproci pensieri.
 

mercoledì 3 agosto 2022

#Pensieri: L'etichetta che diamo ai sentimenti

Credo che “lost in translation” (letteralmente “perso nella traduzione”) sia una frase che racchiude perfettamente quante cose ci perdiamo nella traduzione. La cosa che, però, molto spesso non mettiamo in conto è che la comunicazione sia un continuo atto di traduzione. Noi traduciamo gli altri costantemente. Basta trovarci faccia a faccia con qualcuno per iniziare questo processo e, spoiler, commettiamo errori. Traduciamo l’altro secondo quelli che sono i nostri filtri, capiamo quello che vogliamo capire e riportiamo all’altro solo quello che abbiamo capito. È come se costantemente giocassimo al telefono senza fili e di orecchio in orecchio riportassimo bisbigli e sussurri forvianti.

L’atto della comunicazione è un atto di traduzione. La traduzione in quanto tale, proprio per etimologia del termine, ci porta a tradire l’altro. Tradiamo persino noi stessi, perché sfido chiunque ad ammettere di esser stato in grado di dire esattamente ciò che pensa nel modo in cui lo ha pensato. Ciò avviene, il più delle volte, perché concepiamo il modo secondo una serie di codici (o almeno questa è la spiegazione che mi sono data).