mercoledì 1 settembre 2021

#Musica: Sangue di Drago

Qualche giorno fa, parlando del “Figlio dell’uomo” di Magritte, abbiamo accennato a un cantante che, secondo noi, meriterebbe un’attenzione particolare. Molti lo hanno conosciuto, noi comprese, con il brano “Eden” proposto al 69° Festival di Sanremo, altri lo conoscevano già da prima e altri ancora, ne siamo sicure, lo conosceranno: stiamo parlando di Rancore. Spulciando in giro i suoi brani, ci siamo imbattute in una canzone che sembra più un poema epico, ma che ha diverse chiavi di lettura, ovvero “Sangue di drago”.

Il brano, tra hip hop e rap che fa parte dell'album "Musica per bambini", è una storia, narrata da un cantastorie sul punto di essere impiccato, che parla di un principe trasformato in drago da un mago cattivo che appoggiava un altro principe malvagio. Lo scopo è vincere il cuore di una principessa.

Il drago, perdutamente innamorato della bella ragazza, non può far altro che girare intorno al castello, incapace di parlare ma solo di sputare fuoco, mentre con la testa, alta in cielo, sogna di tornare umano. Il principe cattivo, però, schiera l’esercito e con una freccia uccide il mostro, venendo osannato come un dio. Prende la principessa con sé e scappa con lei. Il cantastorie, amico di quello che una volta era un principe ma che è morto come drago, racconta la sua storia perché non venga dimenticato, sottolineando come il malvagio non sia mai stato il mostro, ma il principe che ha vinto con l’inganno.

Quella di Rancore è una favola, ma senza il lieto fine. Non c’è per il cantastorie, che racconta la storia con il cappio al collo, un minuto prima che la corda si tenda, mettendo per sempre a tacere la verità dei fatti. Non c’è neanche per il drago, quello che una volta era un principe vero, che aveva tutte le caratteristiche dell’eroe delle favole, l’avere virtù, essere “blu come il cielo”, ed essere capace di mettere pace tra popolazioni differenti. I due erano legati da un patto, perché il primo era il mago che affiancava l’altro. Però non possono nulla contro un incantesimo ancora più potente che rende mostro chi era puro come l’acqua. Il principe cattivo non ha più ostacoli, non ha più rivali e non ha neanche più nessuno in grado di contraddirlo. Ha vinto. È il male, per una volta, a spuntarla. È il tiranno ad avere il lieto fine.

In una intervista a Hotmc, il cantante afferma che “Sangue di drago” parla del potere. Si tratta di un messaggio sia politico che sociale: il drago viene spesso rappresentato come il male, come il cattivo di tutte le storie, ma è stato un maleficio a renderlo tale. Come abbiamo già spiegato nell’articolo “Divide et impera”, il popolo può essere condizionato se diviso. Come si ottiene, però, una divisione? Trovando un capro espiatorio. Se si manipola mentalmente la massa, se si trova un nemico comune, l’odio si riverserà verso un solo soggetto, verso una popolazione, verso una cultura. Trovato il terreno fertile, non serve che una freccia per mettere a segno il punto che decreterà la fine della partita. Il potere in questa canzone, rappresentato dal sangue di drago, si ottiene facendo leva sul malcontento comune. Per il nazismo furono gli ebrei, “colpevoli” di aver mandato in rovina la Germania, ma senza andare troppo lontano, adesso il nemico del popolo sono quelli che, volenti o meno, non si vaccinano. Abbiamo tutti la scusa, no? Se questo autunno torneremo con le restrizioni, ce la prenderemo con chi ha detto “no”, non perché i governi di tutto il mondo non hanno saputo gestire bene la pandemia. Il nemico del giorno può essere magari la donna scappata da Kabul e che chiede asilo nel nostro paese, può essere l’immigrato che dopo giorni di traversata estenuante sbarca a Lampedusa. Il nemico è chi ci viene mostrato come la causa dei problemi di un paese confuso, quasi alla deriva.

In un certo senso, Rancore si rifà anche all’iconografica cristiana: nell’articolo “San Giorgio, da Genova a Londra” abbiamo raccontato la storia dell’eroe che, mandato da Cristo, uccide il drago e salva la principessa. Ecco il pezzo del testo di “Sangue di drago”:

Lui tende l’arco e mira/Lascia la freccia che prende quel cuore di drago stracolmo di ira/Che con un bel soffio di fuoco profondo/Poi cadde nel tonfo più grande del mondo/Ma quella fu l’ultima spira/Ora che il principe è certo che lui non respira/Si aggira intorno a quel corpo/Dicendo che tutto il volere divino è risolto/Sfila la freccia dal cuore di drago/Sentendosi in mezzo agli dei/Come gli eroi salendo in sella gli altri soldati gli portano lei.

Si tratta del “backstage” di una storia che non ha veri eroi, ma mostri camuffati per sembrare tali. La verità, anzi, la scomoda verità, morirà insieme al cantastorie, che se non avesse abbandonato la magia avrebbe trasformato nuovamente il drago in principe. Il malvagio tiranno ha vinto, ha ucciso il mostro che non era reale. Infatti il testo prosegue:
Ora lo so di chi è l'incantesimo/Ora lo so nella storia chi è il drago.

Voi conoscevate già questa canzone? In caso contrario, vi lasciamo il link di Youtube e fateci sapere se voi trovate un altro significato della canzone “Sangue di drago”.

 

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