Qualche
giorno fa, parlando del “
Figlio dell’uomo” di Magritte, abbiamo accennato a
un cantante che, secondo noi, meriterebbe un’attenzione
particolare. Molti lo hanno conosciuto, noi comprese, con il brano “Eden” proposto
al 69° Festival di Sanremo, altri lo conoscevano già da prima e altri ancora, ne siamo
sicure, lo conosceranno: stiamo parlando di
Rancore. Spulciando in giro i suoi
brani, ci siamo imbattute in una canzone che sembra più un poema epico, ma che
ha diverse chiavi di lettura, ovvero “
Sangue di drago”.
Il
brano, tra hip hop e rap che fa parte dell'album "Musica per bambini", è una storia, narrata da un cantastorie sul punto di essere impiccato,
che parla di un principe trasformato in drago da un mago cattivo che appoggiava
un altro principe malvagio. Lo scopo è vincere il cuore di una principessa.
Il drago,
perdutamente innamorato della bella ragazza, non può far altro che girare
intorno al castello, incapace di parlare ma solo di sputare fuoco, mentre con
la testa, alta in cielo, sogna di tornare umano. Il principe cattivo, però,
schiera l’esercito e con una freccia uccide il mostro, venendo osannato come un
dio. Prende la principessa con sé e scappa con lei. Il cantastorie, amico di
quello che una volta era un principe ma che è morto come drago, racconta la sua
storia perché non venga dimenticato, sottolineando come il malvagio non sia mai
stato il mostro, ma il principe che ha vinto con l’inganno.
Quella
di Rancore è una favola, ma senza il lieto fine. Non c’è per il cantastorie,
che racconta la storia con il cappio al collo, un minuto prima che la corda si
tenda, mettendo per sempre a tacere la verità dei fatti. Non c’è neanche per il
drago, quello che una volta era un principe vero, che aveva tutte le
caratteristiche dell’eroe delle favole, l’avere virtù, essere “blu come il
cielo”, ed essere capace di mettere pace tra popolazioni differenti. I due
erano legati da un patto, perché il primo era il mago che affiancava l’altro. Però
non possono nulla contro un incantesimo ancora più potente che rende mostro chi
era puro come l’acqua. Il principe cattivo non ha più ostacoli, non ha più
rivali e non ha neanche più nessuno in grado di contraddirlo. Ha vinto. È il
male, per una volta, a spuntarla. È il tiranno ad avere il lieto fine.
In
una intervista a Hotmc, il cantante afferma che “Sangue di drago” parla del
potere. Si tratta di un messaggio sia politico che sociale: il drago viene
spesso rappresentato come il male, come il cattivo di tutte le storie, ma è
stato un maleficio a renderlo tale. Come abbiamo già spiegato nell’articolo “
Divide et impera”, il popolo può essere condizionato se diviso. Come si ottiene, però,
una divisione? Trovando un capro espiatorio. Se si manipola mentalmente la
massa, se si trova un nemico comune, l’odio si riverserà verso un solo
soggetto, verso una popolazione, verso una cultura. Trovato il terreno fertile,
non serve che una freccia per mettere a segno il punto che decreterà la fine della partita. Il
potere in questa canzone, rappresentato dal sangue di drago, si ottiene facendo
leva sul malcontento comune. Per il nazismo furono gli ebrei, “colpevoli” di
aver mandato in rovina la Germania, ma senza andare troppo lontano, adesso il
nemico del popolo sono quelli che, volenti o meno, non si vaccinano. Abbiamo tutti
la scusa, no? Se questo autunno torneremo con le restrizioni, ce la prenderemo
con chi ha detto “no”, non perché i governi di tutto il mondo non hanno saputo
gestire bene la pandemia. Il nemico del giorno può essere magari la donna
scappata da Kabul e che chiede asilo nel nostro paese, può essere l’immigrato
che dopo giorni di traversata estenuante sbarca a Lampedusa. Il nemico è chi ci
viene mostrato come la causa dei problemi di un paese confuso, quasi alla
deriva.
In
un certo senso, Rancore si rifà anche all’iconografica cristiana: nell’articolo
“San Giorgio, da Genova a Londra” abbiamo raccontato la storia dell’eroe che, mandato
da Cristo, uccide il drago e salva la principessa. Ecco il pezzo del testo di “Sangue
di drago”:
Lui tende l’arco e
mira/Lascia la freccia che prende quel cuore di drago stracolmo di ira/Che con
un bel soffio di fuoco profondo/Poi cadde nel tonfo più grande del mondo/Ma
quella fu l’ultima spira/Ora che il principe è certo che lui non respira/Si
aggira intorno a quel corpo/Dicendo che tutto il volere divino è risolto/Sfila
la freccia dal cuore di drago/Sentendosi in mezzo agli dei/Come gli eroi
salendo in sella gli altri soldati gli portano lei.
Si tratta
del “backstage” di una storia che non ha veri eroi, ma mostri camuffati per
sembrare tali. La verità, anzi, la scomoda verità, morirà insieme al
cantastorie, che se non avesse abbandonato la magia avrebbe trasformato
nuovamente il drago in principe. Il malvagio tiranno ha vinto, ha ucciso il
mostro che non era reale. Infatti il testo prosegue:
Ora lo so di chi è l'incantesimo/Ora lo so nella storia
chi è il drago.
Voi conoscevate
già questa canzone? In caso contrario, vi lasciamo il link di Youtube e fateci
sapere se voi trovate un altro significato della canzone “Sangue di drago”.
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