Come sempre accade quando non si hanno aspettative, si viene ripagati il triplo. Così quando mi è stato consegnato dai miei genitori un paccone pesantissimo che non riuscivo neanche a prendere, io non avevo idea di cosa ci fosse all’interno. Avevo dimenticato la lista regali, non ricordavo cosa avessi chiesto, e scartandolo sono rimasta letteralmente senza parole: “Paul McCartney, The Lyrics”, una raccolta di foto, ricordi e canzoni dal 1956 ai giorni nostri. Dopo i ringraziamenti e l’aver sgridato mia madre per il costo esagerato, mi sono messa a leggere l’introduzione e a un pezzo sono rimasta nuovamente senza parole.
“Andrà tutto bene alla fine. E se non va bene, non è la fine.”
-John Lennon
Sono sempre stata fan di questa citazione perché mi ha sempre dato una forte fiducia nel domani. “Se non sto bene, vuol dire che non sono arrivata alla fine e quando starò alla fine, vorrà dire che va tutto bene”. Quando si dice che un personaggio famoso può salvarti la vita, è vero. Col tempo ci ho creduto così tanto che adesso per me è normale ringraziare il periodo buio, perché so che poi arriverà la luce. È una certezza. Quando sto male, rimango nel mio dolore, lo assaporo, lo guardo, lo tocco e senza rendermene conto, quel dolore si dissolve facendo apparire l’insegnamento celato al suo interno. Poi torna la luce. La vita è così: dopo l’inverno c’è la primavera, e dopo l’estate l’autunno. È un cerchio, non esistono una notte o un giorno eterni.
Leggendo l’introduzione, Paul McCartney racconta un aneddoto a me sconosciuto: i Beatles stavano a bordo di un camioncino, si dovevano spostare da una tappa del tour all’altra. Era notte e nevicava così tanto che non riuscivano a vedere neanche le loro mani, quindi l’unico modo guidare in modo sicuro era seguire le luci della vettura davanti. Improvvisamente il camioncino sbanda, l’autista perde il controllo e scende per diversi metri fuori la strada. Anche se stanno tutti bene, si chiedono come faranno ora a uscirne fuori. (L’immagine che ho nella testa è un po’ l’incipit di Misery, il thriller di Stephen King) Uno dei quattro - Paul non ricorda chi - se ne esce con la frase: “Qualcosa accadrà”.
E in effetti qualcosa, non sappiamo cosa, è accaduta perché i Beatles sono usciti indenni da quell’incidente. Questo racconto mi è stato di così grande aiuto che l’ho subito condiviso con i miei amici più stretti: non importa se fai un incidente spaventoso a bordo di un camioncino durante una tempesta di neve, “qualcosa accadrà”.
Nella canzone di Masini “Il giorno di Natale (Il giorno più banale)”, c’è un verso che fa:
“La vita è una grande mamma che ti culla con il suo alito immortale e un oceano d’amore”.
Non importa che tu creda o no in Dio, voglio solo dirti una cosa: credi nella Vita. È vero, l’ho bestemmiata, negata, odiata per anni, eppure mi ha sempre dato la mano, mi ha aiutata a rialzarmi. Da un anno, ogni sera, faccio un esercizio: scrivo su un diario cinque motivi per cui sono grata del giorno appena trascorso. Questo mi aiuta a riconnettermi con il positivo che ho attorno, anche quando quel giorno è stato buio. A volte i cinque motivi sono: “Ho mangiato”, “Ho bevuto”, “Sono stata al caldo (o al fresco, dipende dalla stagione)”, “Ho parlato con qualcuno, anche via chat”, “Ho dormito”, ma comunque ci sono sempre. A volte devo pensarci per mezz’ora, altre volte sono così tanti che è difficile sceglierne solo cinque. In ogni caso, comunque, so che il giorno dopo “qualcosa accadrà” e che il foglio bianco successivo si riempirà di altri cinque motivi per cui essere grata.
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