L’anno scorso abbiamo dedicato vari articoli al periodo di Carnevale, (potete recuperarli cliccando sull'etichetta dedicata) mostrandovi come veniva celebrato nella Roma antica e come viene ancora festeggiato nelle varie zone dell’Italia. Ci siamo, però, poco soffermate sul suo impatto psicologico. Perché è una festa sentita da ogni parte del mondo?
L’etimologia della parola Carnevale vuol dire “toglier la carne”, che coincideva più con l’usanza dei cristiani di intraprendere un periodo di digiuno - o comunque di evitare di sprecare troppo il cibo, ma questa era una preoccupazione più per gli abbienti - prima della Pasqua. Con il passare del tempo si è tramutato nel bisogno dell’essere umano di evadere, di non prendere troppo seriamente la vita.
carnevale
/car·ne·và·le/
sostantivo maschile
2. estens. Tempo di spensieratezza e di baldoria.
Da subito, però, il periodo è stato atteso più per i balli in maschera, le feste per le strade, il prendere in giro il prossimo con scherzi anche a volte pesanti, che per l'affrontare la fame rinunciando alla carne. “A Carnevale ogni scherzo vale”, continuiamo a ripeterlo fino alla nausea, mentre lanciamo coriandoli sulle povere vittime che si ritroveranno pezzettini di carta un po’ ovunque.
Ma ancora prima del Carnevale di oggi, anche i Romani e le popolazioni del Nord Europa festeggiavano con la stessa ilarità e spensieratezza l’arrivo del periodo di febbraio (dal latino februarius, derivato di februus, purificante). Da Imbolc ai riti di purificazione a Roma, è il periodo per lasciarsi indietro il passato e iniziare affrontare il futuro, sempre con un umore che sia gioioso e scherzoso.
Ma ancora prima del Carnevale di oggi, anche i Romani e le popolazioni del Nord Europa festeggiavano con la stessa ilarità e spensieratezza l’arrivo del periodo di febbraio (dal latino februarius, derivato di februus, purificante). Da Imbolc ai riti di purificazione a Roma, è il periodo per lasciarsi indietro il passato e iniziare affrontare il futuro, sempre con un umore che sia gioioso e scherzoso.
I balli attorno al fuoco hanno lasciato il posto ai balli in maschera, dove però lo spirito è sempre lo stesso: accogliere il nuovo deridendolo, perché è vero che il futuro fa paura un po’ tutti, ma non per questo bisogna averne costante timore. Sono giorni dove tutti possiamo essere tutto, dove non esistono limiti razionali e dove anche l’adulto più austero ritorna un po’ bambino. È la natura, e azzardiamo a dire che è anche la natura stessa: dopo un lungo inverno (che di questi tempi, tanto lungo e tanto inverno non è, ahinoi) il clima cambia, regalandoci giornate più lunghe e calde ma che possono cambiare e variare in un attimo. Il vento di febbraio è a volte piacevole, altre volte fa lacrimare gli occhi, costringendoci a tirare su la sciarpa, a volte ci aiuta ad affrontare meglio la giornata, altre ci fa dispetti, scompigliando i capelli o facendoci volare via fogli importanti. Poco conta, possiamo solo prendere il tutto con una grassa risata, perché il peggio è ormai alle spalle e davanti a noi abbiamo la primavera e l’estate.
Mentre vediamo i primi germogli delle piante, assaporiamo già le lunghe serate con gli amici, i pomeriggi distesi sui prati o in spiaggia a prendere il sole… Le mimose cominciano a tingere le città e le campagne di giallo, lo stesso colore che ci farà compagnia fino a settembre, quando forse ne avremo abbastanza del sole cocente.
Insomma, il Carnevale proietta il nostro bisogno di evadere dal concetto della materialità e del rigore. Che strano essere, l’uomo: pensa che l’unico modo per stare bene sia quello di essere ancorato alla materia, di afferrare e tenersi stretto il tangibile, di essere sempre ligio al dovere, eppure è davvero felice solo in quegli attimi in cui si lascia andare alla più totale mancanza di controllo. E forse non è alla carne intesa come cibo a cui dobbiamo rinunciare, ma al nostro Ego, alle nostre identità costruite per difesa. Abbiamo creato il Carnevale per ricordarcelo.
Nessun commento:
Posta un commento