Drusilla è salita su quel palco conscia delle polemiche sui social
che avevano accompagnato la sua scelta, esattamente come lo era del sostegno
dei fan che la seguono da tempo su tutti i suoi social. Lei, donna appassionata
e appassionante che con le sue telefonate è arrivata a incatenare lo spettatore
di Rai Uno nonostante l’ora tarda. Lei che ha parlato di unicità e ha suggerito a
ognuno di noi di prendere per mano i nostri pregi e difetti per poterli ringraziare
della loro esistenza. Lei che non ha avuto necessità di buttarla sul qualunquismo
enciclopedico e pedagogico nella quale i solidi discorsi sanremesi rischiano di
cadere in maniera quasi didascalica.
“Lui sostiene di avermi inventata, ma non è così geniale” sostiene
la stessa Drusilla parlando di Gianluca.
Elegante, irriverente, ha saputo tenere il palco come solo
una nobil donna d’altri tempi avrebbe saputo fare. Nata a Siena il 23 luglio
del 1945, che sia del Leone si vede eccome, ha una personalità dagli interessi
ecclettici e differenti. Pittrice, modella, attrice (ha recitato nel film di Ozpetek
“Magnifica Presenza”), cantante e fotografa. Dopo la sua nascita si è trasferita
a Cuba, isola nella quale passa i suoi primi vent’anni; poi è un girovagare per
le più diverse città.
Il monologo che Drusilla ha tenuto sul palco ha fatto sì che
lei venisse considerata la regina indiscussa di questo festival. Un inno al
cercare il vocabolo giusto per non dividere, ma per unirci. Unicità,
intraprendenza, bene e male, tanti piccoli e diversi aspetti che rendono complessi
gli individui e che per tanto non potranno mai rientrare sotto un’unica e univoca
o universale etichetta.
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