So che non c’è molto altro da dire sul Romics, perché bene o male l’evento è diventato un appuntamento fisso per ogni fascia d’età. Noi quattro non siamo mai mancate alla fiera del fumetto, nonostante la differenza di età che ci passiamo. Essendo la più vecchia, -uno dei miei tanti vanti è quello di essere nata negli anni ’80- ricordo molto bene di quando il Romics era confinato solo a quelli “strambi”, alle persone che avevano passioni considerate marginali. A quando, insomma, la parola “nerd” non faceva poi così figo. E sì, lo so, sono classe 1989, sono più anni '90, potrete pensare, ma quando sono nata il Muro di Berlino faceva ancora il suo orribile lavoro, tanto basta per definirmi figlia degli anni Ottanta.
Soprattutto nei primi anni del 2000 non era facile dire: “Leggo manga, mi piacciono gli anime, guardo ogni serie tv conosciuta e non”, anche perché internet non era ancora un partner affidabile (basta pensare che stare online sia pagava all’ora, e anche a caro prezzo) quindi trovare coetanei che condividessero certe passioni, all’epoca definite infantili, era quasi utopia. Insomma, se dopo la seconda media ancora guardavi i “cartoni”, eri uno sfigato. E chi lo faceva, non lo diceva proprio apertamente.
Andare alle prime edizioni del Romics era quasi un segreto, qualcosa da tenere nascosto, forse per questo la gente non ci andava in massa. Si faceva amicizia più facilmente, perché se lì incontravi qualcuno, voleva dire che condivideva le tue stesse insicurezze da ragazzo confinato a fantasticare segretamente.
Se a inizio 2000 significava accettare la propria diversità, adesso significa esplorare le milioni di sfumature della nostra personalità. Come già spiegato nell’articolo “Cantano i ragazzi”, l’adolescenza è uguale e diversa per tutti. Così, osservando i ragazzi di oggi, noto che hanno sicuramente più libertà e più accettazione rispetto a quelle che avevamo noi, ma così come noi, devono trovare una propria identità che li soddisfi. Questo mondo parallelo, fatto di personaggi impacciati che in un modo o nell’altro diventano eroi di se stessi, li aiuta nello stesso identico modo in cui ha aiutato noi.
Per non parlare dell’emozione di vedere un gruppo di amici vestiti come i loro supereroi preferiti, che mi ha ricordato allo stesso identico modo di quando noi andavamo vestite da personaggi di Supernatural. Avete presente quando Ivana Spagna canta: “è una giostra che va/questa vita che/gira insieme a noi/e non si ferma mai”? Ecco, il cerchio della vita passa anche per il Romics.
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