Il 14 ottobre è arrivato in sala un film davvero interessante, una commedia che si è contraddistinta all’Orso d’Argento di Berlino: stiamo parlando di “I’m your man”. Una storia che, nonostante il sorriso che porta sul proprio pubblico, lascia in realtà molto l’amaro in bocca. Non sappiamo se voi abbiate visto film come Her o serie tv come Black Mirror, ma tenete presente che il clima respirato tra una battuta e un’altra è proprio quello presente nei due prodotti sopracitati. Ma quando entra in gioco l’amore tra uomo e macchina non si può neanche evitare di citare Westworld.
Sì, ma facciamo un passo indietro e procediamo con ordine. Abbiamo capito più o meno che corde vuole muovere questa commedia, ma vediamo esattamente come lo fa.
Alma (Maren Eggert), la nostra protagonista, è una ricercatrice berlinese; si occupa per lo più di traduzione cuneiforme e punta alla sua prossima pubblicazione. È una donna che vive il suo romanticismo attraverso linee e segni incisi sulle tavolette, ricerca i versi delle poesie e di dimostrare che l’uomo non si nutre di solo pane fin dall’alba dei tempi. L’unica distrazione che si concede è per poter fare un favore a un suo collega. Decide, così, di prender parte a un esperimento valutativo su un sistema di “ricerca partner”. La particolarità? Il fatto che il partner perfetto è fatto da algoritmi e da bulloni. Conosce così Tom (Dan Stevens), robot umanoide che con i suoi occhi azzurri inizierà a farsi strada nella vita di Alma. E come darle torto visto che Tom ha tutte le caratteristiche per essere un principe azzurro, o si… in realtà lo è stato già, ma in quel caso sceglieva Belle interpretata da Emma Watson.
L’esperimento è, dunque, quello di controllare e valutare le interazioni di questo robot nei confronti di un essere umano e, soprattutto, se esso possa essere davvero in grado di sostituirlo nel matrimonio e in qualsiasi tipo di relazione. La valutazione di Alma risponderà perfettamente a tutte le domande di natura morale che possono sorgere davanti l’idea che questo film propone. Alma, infatti, sarà la prima a essere restia a questo tipo di relazione e tratta Tom al pari di un tostapane, ma l’algoritmo dell’umanoide è così perfetto che è in grado di plasmarsi sulle esigenze che la donna stessa non vuol neanche ammettere a se stessa. Quando, infatti, si mostrerà emotivamente fragile e le paure umane entreranno in gioco, avere Tom al proprio fianco non le sembra una così brutta idea. Al contrario, avere qualcuno che la consola e che le lenisce i dubbi o le ferite emotive, fa lentamente acquistare punti al robot che inizia ad assumere un valore sempre più umano per la stessa Alma.
La fredda e distaccata ricercatrice, così, mostra il suo lato romantico e cede a quei sentimenti che si è privata di provare per molto tempo. Rivanga una sorta di nuova adolescenza cercando di cedere a quelle frivolezze degne del primo amore, che molto spesso viene citato all'interno del film. Si lascia, così, andare a quei sogni fatti all'aria aperta con il naso all'insù; all'idea di un fragile primo amore che è più fantasioso che reale. E una fantasia, a contatto con la realtà, rischia di infrangersi e di spezzare per sempre il cuore di chi ha avuto modo di saggiarla.
I’m your man è un film che intrattiene e diverte, il suo ritmo è ben scandito e le battute sono brillanti e mai scontate. Si ride guardando questo film, ma si esce dalla sala combattuti. L’interpretazione di Maren è sublime e, attraverso la caratterizzazione di Alma, fa comprendere al pubblico tutta la sua emotività; ciò permette di entrare in sintonia con lei tanto da ritrovarsi a vivere il suo stesso dilemma morale. Si comprendono tutti i suoi dubbi, i suoi sentimenti, le sue ragioni e si raggiunge la stessa soluzione. La sua relazione finale, ponderata e calcolata, è la realtà perché mette in luce quanto alienante possa essere una relazione di questo tipo e quanta dipendenza possa scaturire la ricerca di perfezione… una perfezione sentimentale per di più. Ma, non si può condannare la sua scelta finale perché, appunto, ben soppesata in base a quanto ci viene mostrato di lei.
Non è la prima volta che ci vengono mostrati gli amori tra macchine e uomini, ve ne abbiamo citati degli esempi all’inizio di questa recensione, ma forse la potenza di questa pellicola risiede proprio nella natura intrinseca del genere alla quale appartiene. È una commedia romantica, non un thriller, non un dramma, ma una commedia fatta e finita per poter cercare di suscitare un ampio sorriso sul volto del pubblico, ma che riesce a fare la morale e a far riflettere. Ciò ci spinge a giudicare questo film come ben riuscito e ben progettato.
Il dubbio morale di questa pellicola sarà ciò che resterà con voi dopo aver concluso la visione di questo film.
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