venerdì 1 ottobre 2021

#Arte: Las Meninas

Una delle opere più misteriose della storia dell’arte è senza dubbio “Las Meninas” di Diego Velazquez (1599 – 1660), l’artista più importante di quelli presenti alla corte del re Filippo IV di Spagna.

Si tratta di un olio su tela realizzato nel 1656, quando fare il pittore non era considerato un hobby, ma un vero e proprio mestiere. L'artista strinse un personale e solido rapporto con il regnante dell’epoca il quale, quando venne a sapere della sua dipartita, ne rimase totalmente devastato. Ma perché “Las Meninas”, l’opera principale di Velazquez, è così importante e criptica?

Partiamo dalla descrizione del quadro. Velazquez rappresenta una scena del suo studio, concessogli dal sovrano nel 1650. Era lì che il pittore poteva dare libero sfogo della sua arte e spesso il re, restio a farsi immortalare su tela, lo raggiungeva in quella sala per vederlo lavorare, violando la rigida etichetta dell'epoca. La bambina, rappresentata al centro del quadro, è l’infanta (figlia del re, ma non destinata al trono) Margherita, nata dal secondo matrimonio di Filippo IV con la regina Marianna D’Austria. La piccola è intenta a posare in maniera legiadra, circondata dalle sue dame di compagnia: una le fa una riverenza, Donna Isabel de Velasco, e l’altra che le offre una brocchetta rossastra con dell’acqua è Donna Maria Augustina. Sono loro due le “meninas” citate nel titolo, ovvero le damigelle d’onore che saranno con lei fino all’adolescenza. Alla nostra destra, c’è la nana che aveva il compito di intrattenere l’infanta e il suo cane. Velazquez stesso si rappresenta nel quadro, intento a dipingere.

Ma perché Velazquez guarda nella nostra direzione, nella direzione dello spettatore? Alle sue spalle, in quello che dovrebbe essere uno specchio, scorgiamo due volti, ovvero quello dei regnanti di Spagna, Filippo IV e Marianna D’Austria. L’opera diventa così enigmatica: siamo noi quelli che il pittore sta dipingendo o sono i reali? Non è chiaro, eppure ogni volta che si osserva quest’opera ci sentiamo personalmente coinvolti. Lo specchio, che lascia intravedere i due coniugi, però, potrebbe essere una sorta di vetro spia, qualcosa che permette di osservare (e in questo caso anche i regnanti starebbero guardando noi) senza essere visti di riflesso. Questo gioco di specchi, quindi, lascerebbe intendere che il vero soggetto del quadro potrebbe non essere l’infanta, ma piuttosto lo spettatore o i reali spagnoli, ma solo dal nostro punto di vista possiamo avere una vista “così completa”, stando dove siamo noi si può scorgere la scena nella sua interità di vissuto quotidiano.

Dai colori scuri che compongono l’opera, sembra chiaro il fatto che Caravaggio abbia influenzato la pittura di Velazquez, così come “I coniugi Arnolfini” di Van Eyck (di cui parleremo in un altro articolo). L’unica cosa chiara e luminosa del quadro è il vestito di Margherita, che mette in risalto la sua pelle bianchissima, al punto da farla apparire come una bambola di porcellana.

Oltre a capovolgere il punto di vista, dal quadro all’osservatore, l’artista testimoniò sia la sua presenza a corte, ma realizzò al contempo un omaggio per valorizzare la pittura, considerata all’epoca in secondo piano rispetto alla poesia e alla musica.

L’opera, di un così forte impatto per l’epoca, venne poi ripresa sia da Picasso, che dipinse la sua personale versione de “Las meninas”, sia da Dalì, che usò delle parti dell’opera per creare due dipinti.
A oggi, l’opera di Velazquez si trova al Museo del Prado di Madrid.

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