venerdì 22 ottobre 2021

#Eventi: Zerocalcare presenta “Strappare lungo i bordi”

La Festa del Cinema di Roma sta regalando delle piccole chicche audiovisive che non escludono la serialità. Infatti, qualche giorno fa, è stata presentata in anteprima la nuova serie tv di Netflix che coinvolge attivamente un romano: Zerocalcare. La serie è “Strappare lungo i bordi” e sarà disponibile all’interno del palinsesto della piattaforma dal 17 novembre.
Un progetto ambizioso che riesce a mantenere l’alta riconoscibilità e non tradisce le intenzioni satiriche e comiche che l’autore aveva già impresso con la stampa delle sue vignette. Noi di 4Muses abbiamo avuto il piacere di vedere le prime due puntate (ve ne parleremo in un prossimo articolo), ma intanto vi raccontiamo del progetto e del modo con cui Michele Rech stesso ha lavorato sul passaggio in animato. 
L’idea della serie, infatti, come lui stesso ha sottolineato era arrivata già un po’ di anni, quando gli era venuta voglia di provare a raccontare una storia non a fumetti, ma a cartoni.

“Un po’ perché mi piaceva che fosse un linguaggio molto diretto e facilmente accessibile, un po’ perché mi accorgevo che quando facevo i cartoni scemi fatti al volo in casa mia che un video di quel genere veniva molto più guardato di un fumetto sullo stesso identico tema, perché molta meno gente si metteva ad aprire un fumetto e a leggerlo. E poi, siccome io sono un po’ maniaco del controllo, tendo un po’ a inserire intorno ad alcune vignette i testi delle canzoni con una nota musicale per cercare di suggerire un brano da ascoltare durante la lettura, così che si possa creare l’atmosfera. Ma immagino che solo uno su un milione si sia realmente messo ad ascoltare leggendo il fumetto, con l’animazione, invece, posso imporre questa cosa. Quindi posso controllare la ricezione del prodotto da quasi tutti i sensi e questa cosa mi sembrava figa. 
Con Rebibbia 41 avevo iniziato a prendere le misure di cosa ero in grado di fare da solo e quello che evidentemente erano i miei limiti e lì c’è stato l’incontro con Movimenti che, invece, ha messo a disposizione dei super professionisti per poter colmare le mie lacune. Non soltanto la parte dell’animazione, ma anche il modo con cui si racconta in modo cinematografico una qualsiasi storia. Sono molto contento del risultato perché abbiamo ottenuto qualcosa sulla quale io ho comunque mantenuto il controllo e mi ha permesso di non snaturare me stesso”. 

In particolare, è necessario sottolineare il ruolo che ha avuto “Movimenti” in quanto studio produttore della serie e luogo che ha ospitato, a causa Covid, l’interezza della produzione. Un supporto di regia tecnica, storyboard, che, attraverso degli step intermedi, è stato in grado di rispettare l’immaginario di Michele. Movimenti ha, infatti, colmato le difficoltà che Michele stesso ha ammesso di aver provato nel corso della produzione di animazione; lo ha aiutato a trovare i propri limiti e talvolta anche a superarli, basti pensare al lavoro che è stato fatto sul colore. Il fumetto di Zero Calcare, infatti, è in bianco e nero, mentre la serie ha dovuto colmare questa assenza, considerato che l’animazione necessitava di una colorazione coerente anche al linguaggio di ciò che sarebbe visto. Un lavoro che ha visto coinvolte moltissime persone.

“Diciamo che questa serie è stata sul serio un modo per poter cercare di prendere le misure. Nel senso che qua ho cercato di fare ciò che mi sembrava fossimo in grado di fare tenendo conto di ciò che potevo e riuscivo a controllare. Non volevo avventurarmi su territori troppo troppo sconosciuti, infatti come andamento narrativo riprende un po’ quello che ho usato ne “la profezia dell’armadillo” cioè una narrativa orizzontale con dei segmenti verticali che spezzettano. Però, sicuramente, nel farla mi si sono aperte un sacco di strade diverse. Ad esempio, adesso ho capito quali sono i limiti di usare la voce mia, quando posso usarla, quando no. Sono tutte cose che in vista di altri progetti sono tutti un po’ più chiari”.

Quello che, dunque, Netflix ha fatto è cercare di fare è dar voce alle idee di Zerocalcare, proteggendone la paternità e permettendogli di espandere i propri limiti e i propri confini, lasciandogli persino il suo solito colore nel linguaggio.

“Questa è una serie che c’ha una parolaccia ogni 3 parole, quindi diciamo che un limite sotto quel punto di vista non c’è stato. E questo devo dire che è uno dei motivi per cui questa cosa con Netflix si è potuta fare, ciò a monte, in tutte le decisioni, mi è stata data libertà più o meno totale. Poi è chiaro che visto che stai parlando a un pubblico di un milione di persone è chiaro che sia necessario dover prestare maggiore attenzione a quello che dici, ma è un lavoro che già faccio a monte nei miei fumetti. Cioè io dico un sacco di parolacce, ma non dico nulla che sia tacciabile di razzismo o omofobia, a meno che non siano parole inserite nella bocca di un personaggio negativo. Diciamo che è stato fatto lo stesso tipo di ragionamento già fatto per i miei fumetti ed è chiaro che si sia solo adattato alla diversità di sensibilità”.

Ciò, ovviamente, dal punto di vista della distribuzione rappresenta un ostacolo, ma sembrerebbe che Netflix abbia tutto sotto controllo e che siano già in produzione gli adattamenti che tradurranno il romanaccio e la romanità di Zero anche nelle lingue dei 190 paesi nella quale verrà distribuita la serie. 
Questo meticoloso lavoro permetterà di render globale il lavoro fatto finora da Michele; diviene, così, lecito chiedersi quale sia la chiave del successo dei fumetti di Zerocalcare e quale sia l’elemento globale che vi è possibile rintracciare.

“Quello che però ho potuto constatare anche con il fumetto è che all’inizio io pensavo che la questione fosse la romanità e che quindi piacesse ai romani; oppure poi pensavo che la questione erano i riferimenti generazionali e quindi piaceva a chi aveva visto i miei stessi cartoni animati e coglieva quei riferimenti. In realtà, andando avanti, e incontrando lettori di età diversa, di paesi diversi eccetera, mi sono reso conto che il minimo comune denominatore di chi apprezza la roba mia è - adesso cercherò di dirlo nella maniera più pulita di dirla - è… di stare in qualche modo un po’ impicciati. Nel senso che le persone che hanno vissuto quel senso di inadeguatezza e insicurezza che probabilmente si portano dietro da tutta la vita declinato anche in momenti diversi della propria vita, seppur modificato da diversa estrazione sociale e diverse località, riescono ad entrare in sintonia con ciò che racconto. Viceversa se uno è nato a Roma, ha la stessa età mia e ha anche visto i miei stessi cartoni animati, ma non ha avuto difficoltà nell’integrazione sociale allora non apprezzerà la roba mia”.

Soffermandosi, però, sugli elementi di forza di questa serie, bisogna evidenziare il lavoro che viene fatto con la sua sola voce. In un certo senso, viene permesso allo spettatore di non solo sentire la voce di Zero, ma di farla un po’ propria nella narrazione quotidiana della propria vita. Zero narra gli incontri con gli amici, le storie che un un certo senso caratterizzano il suo modo di pensare e di agire, e lo fa usando -ora con ancor più forza- doppiando lui tutti.

“Sono le vocette sceme che si fanno a scuola per imitare le persone. Il motivo per cui do la mia voce è perché mi piaceva che, per lo spettatore, l’approccio non fosse quello di vedere un teatrino che si svolgeva, ma è come se lui si sedesse di fronte a uno che gli racconta una storia e lo fa con la voce propria. Quindi ti racconta tutto quello che succede e se deve fare la voce di qualcun altro lo fa in maniera “casereccia”, perché è come se stesse raccontando una storia intorno a un tavolo”. 

Ma l’armadillo non ha la stessa voce degli altri personaggi, perché egli parla col protagonista cercando di consigliargli vie parallele che lui stesso non vorrebbe seguire. La voce è quella di Valerio Mastrandrea.

“Valerio, in realtà, incarna la figura dell’armadillo da prima di pensare a qualsiasi doppiaggio. E quindi era in qualche modo naturale e lui aveva già pensato di fare la profezia dell’armadillo in tempi non sospetti, quindi aveva anche dimestichezza con il linguaggio mio. E poi io non avevo idea di che voce avesse l’armadillo perchè essendo la mia coscienza quella che però entra in contrasto con me stesso, non potevo farla io e quindi non sapevo bene che voce potesse avere. Nel momento in cui ho sentito Valerio doppiarlo… nel momento in cui ho visto l’armadillo con la voce di Valerio ho subito pensato che fosse perfetto. Dava un plus gigantesco a tutta quell’impalcatura là, quindi è stato tutto super naturale”. 


Non vogliamo svelarvi oltre delle stesse parole che Zerocalcare ha voluto riservare alla sala per potervi permettere di godere a pieno della visione della serie. Vi ricordiamo, infatti, che le puntate saranno disponibili dal 17 novembre e vi assicuriamo che vi divertirete non poco nel guardare Zero che prende vita e ha una sua voce, così come una sua colonna sonora.

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