Ci stiamo sempre più avvicinando alla “Spooky Season”, cioè a quel periodo che anticipa Halloween e che fa da preparazione alla – letteralmente – stagione spaventosa. E quale modo migliore di entrare nel clima se non con un ottimo film horror? Mettetevi comodi perché vogliamo consigliarvi il primo volume di una dilogia; è, infatti, in sala in questi giorni Escape Room 2. Per prepararvi all’accesso in sala vi consigliamo di recuperare il primo capitolo, anche perché i protagonisti sono pressoché gli stessi.
“Escape room” è un film diretto da Adam Robitel – regista di “Insidious” – e porta in scena l’omonimo gioco di squadra tra i più amati negli ultimi tempi, soprattutto oltre oceano. Noi di 4Muses ci siamo dilettate, durante il Romics, a tentare la fuga da una stanza a tema Harry Potter, con scarsi successi. Questo ci ha spinte a rivalutare film del genere, in cui la posta è ben più alta della sola amara sconfitta.
La storia si apre con gli inviti che sei sconosciuti ricevono per partecipare a una nuova esperienza adrenalinica. Spinti dalla curiosità e dalla fama che precede questo tipo di sfida, i sei decidono di prendervi parte senza conoscerne le reali sfaccettature. Come si vedrà nel corso del film, ognuno di loro porta con se le cicatrici di un trauma vissuto nel passato, e proprio per cercare di esorcizzare le proprie paure, cercheranno di uscire dalla schematica confort-zone che si sono costruiti nel corso del tempo. Già fin dal loro arrivo in quella stanza, si ritroveranno costretti a trovare i vari indizi per poter cercare di trovare la salvezza; infatti, quello che doveva essere solo un gioco è tanto reale da mettere sul serio in pericolo le loro vite.
La trama sembra qualcosa di già visto, soprattutto per chi conosce film come “Cube” del ’97 o il più recente “Quella casa nel Bosco”; ci rende immediatamente conto di quanto il gioco sia lo stesso con molto meno sangue e molti meno mostri. Una partita giocata con le stesse regole di “Saw”: cosa sei disposto a fare pur di sopravvivere?
Ogni stanza è stata ben pensata per poter riproporre lo stress che hanno vissuto in passato i protagonisti. La prima stanza, ad esempio, sottoporrà Amanda (Deborah Ann Woll) al ricordo del calore che le ha deturpato la schiena, rendendola l’unica superstite del suo regimento in Iraq. Lo svolgimento finale è quello tra i più classici del genere: la follia e il tedio sono le principali cause di tutto ciò che muove i fili.
Più che davanti all’orrifico, il tutto ruota intorno agli aspetti del thriller. La tensione, l’ansia, i tempi e i movimenti sono calibrati per poter cercare di far provare alla sala lo stesso stato patemico dei protagonisti. Lo spettatore riesce a seguire bene il flusso di pensieri dei soggetti in scena, pesando a quanto sarebbe stato in grado di sopravvivere nelle stesse dinamiche.
“Escape Room” unisce filoni classici per l’amante dell’horror ripulendoli dal sangue. Un pacchetto confezionato in modo basilare che gioca con il suo stesso pubblico. Incuriosisce, intrattiene e diverte senza impressionare.
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