Se da una parte, quella adolescenziale, non possiamo fare a meno di esser attratte da i canini aguzzi all’interno di un film, dall’altra era meglio lasciarseli alle spalle se vengono trattati in modo lento e noioso come accade in Night Teeth. Ci stiamo avvicinando ad Halloween e il catalogo della piattaforma di Netflix, come ogni anno, si riempie di titoli che cercando di solleticare il gusto di chi ama questa ricorrenza. Noi amiamo particolarmente la fine del mese di ottobre e un buon fantasy con qualche schizzo di sangue sembra un ottimo modo per poter passare una serata uggiosa. Inutile sottolineare che ci siamo bellamente addormentate durante la visione di questa pellicola, tanto da aver faticato nell’ultimare la visione per potervene parlare al meglio… apprezzate lo sforzo e salvatevi dall’ora e trenta che questo film vi succhierà via.
Siamo all’interno di un universo nella quale vampiri e umani convivino pacificamente da centinaia di anni, hanno stretto un accordo un po’ come i Quillayute e i Cullen in Twilight. Ovvio è che all’improvviso un gruppo di vampiri decide di interrompere questa tregua e di iniziare una propria campagna per poter prendere il controllo di Los Angeles. Inizia, così, una lotta a distanza (neanche fosse una lentissima partita a scacchi) tra Victor (Alfie Allen) e Jay (Raul Castillo), quest’ultimo è umano e membro del consiglio segreto che monitora la tregua. Benny (Jorge Lendeborg Jr.) è il fratello di Jay ed è all’oscuro di ciò che sta accadendo in città, non conosce la tregua e non sospetta minimamente dell’esistenza dei vampiri; si troverà faccia a faccia con loro quando una sera sostituirà il fratello per un incarico d’autista freelance. Si ritroverà, così, a dover portare in giro per vari locali Blaire (Debby Ryan) e Zoe (Lucy Fry), con l’intendo di dover “riscuotere”. I vampiri sono dunque il pretesto per poter creare un action che, altrimenti, non avrebbe nulla di particolare in grado di farlo distinguere all’interno del palinsesto della piattaforma. Essi sono i delinquenti o i mafiosi di centinaia di altri film solo che al posto dei soldi riscuotono emoglobina.
Adam Randall -regista del film- ha come visibile intento quello di creare un nuovo franchising, ma il risultato del suo lavoro è decisamente insipido. Ci si muove tra continui spiegoni narrativi che masticano e digeriscono, letteralmente, la mitologia della storia per l’utente togliendogli quel minimo sforzo intellettuale che gli si poteva chiedere. L’azione cerca di ricalcare ciò che è stato fatto da altri, inserendosi all’interno della scena senza scaldarla o accenderla veramente. Quello che si vede per tutto il film, del resto, ci viene già preannunciato dalla monotonia con cui ci accoglie il narratore all’apertura della narrazione.
Persino il cast viene poco sfruttato nonostante sia composto da ottimi attori che hanno anche una buonissima presa sul pubblico. Basti pensare che la versione in italiano non si incolla alla perfezione con gli attori, in particolare la voce che è stata data a Debbie Ryan risulta poco convincente.
Quello che abbiamo davanti è un palese primo capitolo di un tentativo che, se dovesse essere benedetto dall’algoritmo, andrà avanti. E se dal trailer poteva sembrare qualcosa di interessante, in sostanza, vi sconsigliamo di premere play a questa pellicola se siete alla ricerca di un horror o anche semplicemente di un action. Se volete vedervi Megan Fox, guardate Jennifer’s Body; o se volte vedere Alfie Allen fare il cattivo, gustatevi John Wick.
Se, invece, quello che state cercando è una bella saga action con i vampiri come protagonisti allora non vi resta far altro che riprendere in mano la storia di Underworld per poter essere trasportati in una mitologia che vi farà saltare sulla poltrona di casa vostra e vi darà quel brividino lungo la schiena che si addice bene al periodo. Questo film vi servirà solo come soporifera dose di spegnimento del cervello.
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