Tiene ancora nascosta la notizia della gravidanza a Philip: ama suo marito con tutto il cuore, ma qualcosa la blocca. Non è la sua famiglia: i suoi genitori sarebbero contenti di diventare nonni, già non vedono l'ora a dir la verità. Di quattro figlie, lei è l'unica sposata, l'unica che ha abbandonato i sogni da adolescente per iniziare a comportarsi in maniera adulta. Agnes, la maggiore, ha deciso di intraprendere la carriera universitaria, ma al momento sembra più interessata all'uso dell'erba rispetto alla letteratura inglese. Rosemary, la seconda, gira l'Europa a bordo di quei famosi camioncini insieme a Serena, la quarta. ARAS. Le iniziali di tutte loro formano il nome del fiume che segnava il confine tra l'impero russo e quello persiano. Scelta presa non a caso, visto che loro padre è originario di Mosca e loro madre di Tehran. L'unione di queste due culture ha portato Agatha ad avere una pelle ambrata, dei capelli biondo miele e due occhi grigi, come il ghiaccio di sera.
Anche lei si era divertita nel corso della sua adolescenza, ma tende ad allontanare i ricordi degli anni passati, perché appartengono a una ferita che fa ancora molto male.
Lasciare Liverpool è stata senza dubbio la svolta più tragica della sua vita. Le crollò il mondo ai suoi piedi quando suo padre le diede la notizia in modo categorico.
Ma non tutto il male viene per nuocere, e trovò subito il suo posto nella capitale inglese. Aveva cominciato a lavorare in un negozio di fiori, lo stesso dove aveva conosciuto Philip. Due settimane di corteggiamento, due anni di fidanzamento, e ora sono sposati da sei settimane.
Scosta il piatto da sé, Philip è andato a lavoro già da mezz'ora, lei rimarrà da sola in casa fino al pomeriggio. Si alza lentamente, porta le stoviglie al lavandino e passa qualche secondo a guardare fuori la finestra la pioggia scendere sulle strade grigie di Londra. Avrebbe voglia di accendersi una sigaretta, ma la nausea ha la meglio e per stemperare il peso che ancora non ha trovato origine, decide di accendere la radio.
Un gesto impulsivo, non da lei. Ha una regola ferrea: mai accendere la radio dopo l'uscita di un album dei Beatles, perché si ritroverà le loro canzoni.
E la conferma di aver sbagliato le arriva dalle prime note intonate da Paul. Lei non può fare niente, se non cominciare a perdersi tra i suoi ricordi.
"In Penny Lane there is a barber showing photographs/ of every head he's had the pleasure to know/ and all the people that come and go/ stop and say hello."
«Sbrigatevi, pelandroni!»
«Sei l'unica persona al mondo che usa ancora la parola"pelandroni"» La prese in giro Paul.
«Solo perché voi siete gli unici ragazzi in tutto il mondo a meritarvi tale appellativo.» Agatha sorrise, e quel sorriso illuminò il suo volto e i suoi occhi grigi.
Starle accanto era una sfida, John e Paul lo sapevano bene. La primavera del 1958 aveva cambiato le loro vite: un'amicizia innocente si era trasformata rapidamente in qualcosa di più profondo. Sebbene fossero pronti alle relazioni già dalle scuole medie, nessuno dei tre avrebbe mai immaginato di potersi innamorare così tanto di due persone nello stesso momento.
L'estate li aveva uniti fisicamente, e nonostante sapessero che quel rapporto poteva essere considerato peccaminoso, decisero di portarlo avanti in gran segreto, perché era stupido privarsi della felicità che riuscivano a darsi.
Agatha si fermò davanti la vetrina di un barbiere, guardando le foto delle acconciature esposte. Si voltò verso i ragazzi, studiando i loro capelli.
«Sono troppo in disordine, dovete darvi un'aggiustata.» Senza dar loro modo di replicare, entrò dal barbiere, salutando in tono squillante il proprietario del negozio.
"On the corner is a banker with a motor car/ the little children laugh at him behind his back/ and the banker never wears a mac/ in the pouring rain/ very strange"
«Come puoi non esserti portato un ombrello, Johnny?»
«Non ne ho bisogno, mi piace camminare sotto la pioggia» John fece dei passi in avanti, lasciando Paul indietro assieme all'ombrello che stavano dividendo. Si ritrovò senza alcun riparo, restò fermo a braccia aperte e con la testa all'insù per godersi l'acqua fresca che gli bagnava il volto. Dei bambini che erano appena usciti da scuola lo guardavano ridendo, e lui fece loro un inchino, ricambiando i sorrisi.
Agatha lo rincorse e gli prestò il suo, lui le scoccò un bacio sulle labbra. La ragazza rimase di stucco, non avevano mai osato così tanto in pubblico. Ma la sua parte di sangue russo riusciva a farle mantenere la calma, mostrando un'apparente mancanza di emozioni.
«Vuoi forse farti venire la febbre prima della partenza per Amburgo?» disse tutto d'un fiato, porgendogli l'ombrello. Andò sottobraccio a Paul per ripararsi dalla pioggia che stava diventando sempre più battente e posò la sua testa sulla spalla di lui. John li guardò per un attimo, poi si voltò dall'altra parte, cercando di nascondere la sua gelosia.
"Penny Lane is in my ears and in my eyes/There beneath the blue suburban skies I sit/and meanwhile back"
«Questa camera sa di sudore e muffa.»
«Non fare la mammina snob.» John si distese accanto ad Agatha, entrambi nudi.
«Ti manca solo Liverpool, ecco perché fai così.» Paul si mise su un fianco, baciandola dolcemente sulle labbra.
Lei dava le spalle a John, ma questa posizione non dispiacque al ragazzo. Le accarezzò i fianchi, poi le cosce e le natiche. La baciò sul collo e le morse il lobo dell'orecchio sinistro.
«Come può mancarmi Liverpool...» disse, allontanando leggermente Paul dalla sua bocca «se in questo momento è davanti ai miei occhi...» si volse di poco, per baciare anche le labbra di John «e anche sulle mie orecchie?»
I tre si sorrisero, poi ripresero ad amarsi per la seconda volta quella mattina.
"In Penny Lane there is a fireman with an hourglass/And in his pocket is a portrait of the Queen/He likes to keep his fire engine clean/It's a clean machine"
John e Agatha non riuscivano a smettere di ridere. Non sapevano neanche perché lo stessero facendo, non c'era motivo di essere così divertiti visto che l'episodio dell'incendio costò loro l'espulsione dalla Germania e il ritorno a Liverpool. Ma Paul raccontava quell'aneddoto con enfasi, mimando le fiamme che andavano alte verso il soffitto e mangiavano ogni centimetro di stoffa delle tende. Era impossibile rimanere seri.
Agatha bevve un sorso della sua birra e si guardò attorno, asciugandosi le lacrime che le risate avevano fatto uscire dai suoi occhi.
«Siete destinati a conquistare il mondo.» Paul si passò la lingua sulle labbra, il cambiamento di tono spiazzò completamente i due ragazzi. «Dico sul serio, avete un'energia pazzesca, ho visto come vi guardavano le ragazze ad Amburgo: sognavano di avervi.» I due si guardarono, arrossendo visibilmente. «E lo so che vi hanno avuti, non è un problema questo.» Bevve la birra stringendosi tra le braccia di Paul. Era chiaramente una bugia, ma sapeva che avrebbe dovuto lasciarli andare, prima o poi. Anche solo il pensiero la faceva sentire male. «Vi chiedo solo una cosa. Quando sarete famosi... non dimenticatemi.»
«Come potremmo dimenticarci di te?» chiese John mentre stava masticando una manciata di noccioline.
«Sono seria...»
Paul le baciò la testa. «Scriveremo tante canzoni su di te...»
«Sì, racconteremo dei cazzeggi a Penny Lane, nulla di più, siamo dei gentleman.» Tenne a precisare John.
"Penny Lane is in my ears and in my eyes/A four of fish and finger pies in summer/Meanwhile back"
L'estate può rendere soffocante anche una città come Liverpool, ma Paul e John sapevano come rimediare e trovare un po' di refrigerio: la casa dei nonni paterni di Agatha, situata nel Cheshire, dotata di una piscina nel giardino sul retro.
Era notte, ma avevano voglia di fare un bagno per rinfrescarsi prima di andare a dormire. Dentro casa erano rimaste le sorelle maggiori di Agatha che si intrattenevano con altri amici. Era una delle ultime notti prima del ritorno a Liverpool per l'autunno.
«Dai, Gathie, vieni anche tu.»
Rise nel vedere i due che facevano i pagliacci, dandosi fastidio con gli schizzi d'acqua. Si voltò verso la villetta, aveva paura che le sorelle potessero vederla. Nonostante li avesse presentati sempre come amici, le chiacchiere sul loro rapporto poco consono a dei ragazzi di sedici e diciotto anni, cominciavano a farsi strada per il loro quartiere. Suo padre l'aveva redarguita più volte: lui non voleva che frequentasse ancora Lennon e McCartney. Le sorelle erano sempre state dalla sua parte e la coprivano volentieri con i genitori, ma se fossero venute a sapere la veridicità di certi pettegolezzi, avrebbero sicuramente appoggiato il padre.
«Dite che il fish and chips mangiato a cena mi farà sentire male?» Ovviamente i due scossero la testa, e lei si tolse il vestito giallo e azzurro che lanciò a terra. I due fischiarono impazienti di averla in acqua. Rimase in reggiseno e mutande, ma John fu categorico: doveva togliersi tutto. Così fece.
Entrò lentamente, John la raggiunse alla scaletta, impaziente di prenderla per primo. La avvinghiò e la baciò, immobilizzandola tra il bordo vasca e il suo corpo.
Non era strano per lui fare così, e mentre Paul attendeva il suo turno guardando lussurioso il suo amico baciare la ragazza che amava, John cominciò a farla sua, bramando il suo corpo, infilando subito due dita dentro di lei.
"Behind the shelter in the middle of the roundabout/ A pretty nurse is selling poppies from a tray/ And though she feels as if she's in a play/She is anyway"
«Ripeti di nuovo perché devi indossare questo camice...»
Agatha sbuffò, scuotendo la testa mentre controllava i tulipani che stavano per sbocciare sul suo davanzale. «Per un progetto teatrale di scuola.»
I due risero di nuovo. «Vuoi diventare un'attrice?» la sfidò John.
Lei gli lanciò un cuscino del divano addosso. «No. Ma il professor Lingerberg mi ha costretto a partecipare, visto le mie numerose assenze.» Lanciò un'occhiataccia ai due, colpevoli di averla portata sulla cattiva strada.
«Fa bene, non sta bene marinare la scuola.» La prese in giro Paul, imitando un pessimo accento londinese, di dove era originario il professore.
«Vi mancherò questo pomeriggio?»
John scosse la testa e odorò la cute sua e di Paul. «Impossibile, sei sulla nostra pelle.»
«Sì, staresti con noi in ogni caso.» Annuì l'altro.
"In Penny Lane the barber shaves another custode/We see the banker sitting waiting for a trim/And then the fireman rushes in/From the pouring rain/Very strange"
I capelli ormai sono completamente piatti lungo il suo viso. La frangia, che aveva cercato di lasciare morbida per tutta la mattina mentre si preparava, è attaccata alla sua fronte e sembra non volersi spostare. Rimane ferma, immobile, anche quando ci passa una mano. Le dà fastidio, come le danno fastidio il cappotto e i pantaloni bagnati. L'acqua non ha evitato di entrare anche gli stivaletti e di inzupparle completamente le calze. Ogni passo è un'agonia, il freddo è tangibile dentro la sua pelle.
Si sente una stupida, una completa idiota. "Sono finiti i tempi in cui potevi fare gesti impulsivi, Gathie." Si sta ripetendo quella frase dal momento in cui ha messo piede dentro l'autobus, eppure non è riuscita a tornare indietro. Cosa la sta spingendo ad andare da loro? Si sente una completa idiota. È una completa idiota.
Gli amori adolescenziali non sopravvivono, non nel mondo reale, non se sono complicati come quello che ha vissuto lei. Nessuno ha mai avuto la conferma di ciò che sono stati. Giravano voci, è vero, ma hanno sempre fatto di tutto per farle tacere. Forse è per questo che vuole vederli: perché hanno fatto uscire "Penny Lane"? E perché con versi che può capire solo lei? Cosa vuole dimostrare andando davanti gli studi di Abbey Road? John e Paul appartengono al mondo, adesso hanno un'altra vita, lei stessa ha un'altra vita. È sposata, è incinta. Già, incinta. Che madre è quella che pensa ad andare a trovare degli uomini con cui ha condiviso il letto quasi dieci anni prima, piuttosto che rassettare casa e preparare la cena al marito?
Scende dall'autobus, ancora pochi metri e sarà arrivata agli studi. Ama ancora Philip? "Certo che sì", ma la risposta che si dà non riesce a convincerla sul serio. Perché ha attraversato metà Londra, allora? Tutto questo solo per una stupida canzone? Sorride ma le lacrime cominciano a scendere sul volto. Sono calde, si mescolano alla pioggia e fanno male. Non sa se sta male per il pianto, per la situazione o per tutto l'insieme. "Se piangi vuol dire che c'è qualcosa che non va..." una vocina dentro di sé prova a farsi spazio tra le altre che le assicurano che sta andando tutto bene, che è lì "solo per curiosità".
No, non è curiosità. Se fosse stata curiosa si sarebbe comprata le centinaia di riviste che parlano di loro, avrebbe preso i loro album, avrebbe visto o ascoltato le loro interviste. Agatha è forse l'unica donna al mondo ad aver sempre ignorato la carriera dei Beatles. Lei non è interessata a ciò che fanno. Vuole solo sapere se ancora pensano a lei. Ecco la reale motivazione che l'ha spinta ad uscire di casa e affrontare un diluvio. Perché hanno scritto Penny Lane? Perché hanno raccontato la loro storia?
Accelera il passo e con fare deciso si passa una mano sul volto per togliersi le lacrime. La pioggia continua a bagnarla, ma va bene così.
Abbey Road. La schiera di ragazzine urlanti davanti gli studi è la prova tangibile che le conferma di aver raggiunto la sua destinazione. Hanno dei regali, dei cartelli. Urlano il nome di Ringo, di George, ma soprattutto urlano quelli di Paul e John.
Vorrebbe piangere, vorrebbe urlare, ma più di tutto vorrebbe tornare indietro nel tempo, a quando erano solo i suoi Paul e John.
Ritorna con la mente ai primi anni sessanta, quando la loro storia era giunta al termine, ma nessuno dei tre aveva il coraggio di ammetterlo.
"Gathie, non ti preoccupare se fai tardi, ti abbiamo dato un nome in codice, così la sicurezza ti farà entrare senza problemi."
"E quale sarebbe?" Chiese scocciata lei. La sicurezza? È solo un locale di Liverpool, a cosa poteva servire la sicurezza?
"Penny Lane."
Prende coraggio e si incammina verso la porta.
Suona. «Sono Penny Lane» dice decisa alla donna che le viene ad aprire. Lei la guarda basita, ma la fa accomodare in una specie di sala d'aspetto. Dà uno sguardo veloce alla folla davanti che chiede a gran voce di ricevere lo stesso trattamento della ragazza e richiude il portone.
Agatha si siede, visibilmente mortificata per aver bagnato la moquette all'ingresso e la stoffa della poltrona. Questo sembra non importare alla segretaria che dopo aver controllato dei fogli sparsi nel secondo cassetto della scrivania, la accompagna verso il vero e proprio studio di registrazione.
Ha il cuore a mille, si asciuga come può con un piccolo fazzoletto di stoffa con le sue iniziali ricamate sopra. Le gambe le tremano e non solo per il freddo e la pioggia che ha preso camminando a piedi fino a lì. È nervosa, ma l'ambiente è caldo, c'è un'energia forte, anche se al momento le due donne sono le uniche presenti. La segretaria si allontana dopo averle offerto del tè, che Agatha ha rifiutato. È troppo agitata, e in più le nausee mattutine non le permettono di mandare giù neanche i liquidi.
Accarezza gli strumenti, spera di risentire fisicamente anche il tocco di John e Paul, dei suoi ragazzi, in qualche modo. Se è vero che l'amore muove l'universo, dovrebbe avvertire una qualche forza davanti il basso di Paul. Ma non percepisce nulla. Probabilmente anche l'energia rinchiusa nel luogo dove hanno registrato "Penny Lane" non sa niente di ciò che è stato. Forse non era così importante. Forse la canzone è semplicemente dedicata alla loro zona. È soltanto un ricordo di Liverpool.
Passa mezz'ora, poi ne passa un'altra ancora.
Quando decide di tornarsene a casa, la porta finalmente si apre e il suo cuore manca un battito quando i suoi occhi incontrano nuovamente quelli di Paul.
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