L’ultima vittima “storica” della cancel culture è sicuramente Wiston Churchill, forse il più famoso primo ministro inglese della storia del Regno Unito che servì la corona durante gli anni duri dei due conflitti mondiali, prima con Giorgio VI, poi con Elisabetta II. Diede anima e corpo per servire il suo paese, unendo il suo popolo e altri stati per fare fronte comune contro l’avanzata e il potere crescente della Germania con Hitler al comando. La polemica al riguardo ha infiammato il popolo della cancel culture, costringendo l’associazione "Winston Churchill Memorial Trust” a cambiare nome in “The Churchill Fellowship” così da dissociarsi dal personaggio storico. L’accusa? A quanto pare, l’ex primo ministro britannico è stato tacciato di razzismo.
Noi italiani, quando leggiamo certe cose, ci facciamo una risata, o veniamo a conoscenza della notizia con un’alzata di sopracciglia per l’assurdità della questione. Il problema di fondo è che ormai stiamo imparando, erroneamente, a guardare al passato con gli occhi di adesso. Oggi una donna può scegliere cosa fare, se stare a casa a badare ai figli, se puntare sulla carriera o se semplicemente vivere come preferisce, ma neanche un secolo fa tutto questo era impensabile. Allo stesso modo, non possiamo guardarci indietro e additare come “sbagliati” esempi di comportamento che un tempo erano considerati accettabili, perché lo sappiamo benissimo. Un uomo poteva picchiare la moglie, poteva addirittura ucciderla e in Italia esisteva il delitto d’onore se una donna tradiva. È sbagliato? Ovvio, ma non è cancellando questo elemento dalla nostra storia che gli uomini smetteranno di uccidere le compagne.
Il passato insegna, la storia deve essere capita per non ripetere gli errori del passato. Non ci appartiene più. Quando un bambino crede fermamente in Babbo Natale, non è prendendolo in giro da adulto che i suoi sogni infantili magicamente cambieranno nel passato. Non è un bene prendere un personaggio storico come Gandhi e accusarlo di misoginia che cambierà la storia di ieri, ma è prendendo in mano i suoi discorsi sulla non violenza che il mondo può migliorare. Non sempre bisogna prendere come esempio l’intera storia di un personaggio perché, come tutti, egli ha avuto un passato ed è stato umano, con errori e rimedi a essi.
Non è cancellando il passato che gli errori non verranno ripetuti, anzi. Non è facendo del moralismo “spiccio” che si forgeranno le persone del domani, perché si perde, così, la capacità di avere una propria idea, di argomentare e di avere un pensiero critico su ciò che è stato ieri. Vale davvero la pena mettere alla gogna Churchill, Shakespeare, Gandhi, Dante e tante altre figure storiche? O forse sarebbe meglio capire cosa li ha spinti ad agire e pensare in un determinato modo in base al periodo storico di appartenenza? Se in venti anni siamo cambiati ed è cambiato il nostro modo di pensare dall’undici settembre, perché è così assurdo guardare oggi Peter Pan e intuire che gli indiani non sono come quelli rappresentati nel cartone animato? Forse bisognerebbe dare un po’ più di fiducia all’essere umano, educarlo al rispetto, senza abbattere le statue di chi ha contribuito, in un modo o nell’altro, a costruire il mondo come lo conosciamo oggi.
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