La trama è tra le più classiche e per potervi parlare bene di questo film, nel corso dell'articolo, saranno presenti degli spoiler.
Cinque ragazzi, per poter raggiungere diverse mete in Calabria, decidono di condividere il viaggio in camper. Fabrizio, uno dei protagonisti e proprietario del camper, decide di registrare e immortalare il viaggio col suo cellulare; coltivando, così, la sua passione per la cinematografia. I passeggeri di questo viaggio sono: Riccardo, il medico; Elisa, una ragazza che ha da poco scoperto di essere incinta; Mark, un ragazzo inglese e la sua ragazza Sofia.
Durante il loro percorso, lo spettatore potrà conoscere alcuni degli aspetti della loro vita; ma sono informazioni poco utili ai fini degli avvenimenti che coinvolgeranno i protagonisti. Sono informazioni che ci mostrano cosa stanno lasciando, il loro mondo di partenza che presto verrà completamente sconvolto.
Dopo le prime peripezie i ragazzi saranno coinvolti in un incidente che li terrà bloccati all'interno di una strana foresta. Al centro di questo strano luogo vi è una casa, in cui accadranno fatti orribili.
L'intero finto film monta la sua impalcatura su scene e idee provenienti da pellicole ben più famose, è uno scopiazzamento che, però, funziona. La tensione viene ben mantenuta e la curiosità che la scena muove è davvero forte. Si cerca di capire quanto reale sia quello che si sta vedendo e, di certo, non ci si aspetta il risvolto nei riguardi del metafilm. Quindi, in sé, la pellicola sorprende ed è davvero interessante, ma... era davvero necessario nominare la mafia finendo nel solito cliché che gli americani stessi ci hanno affibbiato per lungo tempo?
Okay, la battuta con la quale viene introdotta spinge un po' a riflettere, considerata l'intera struttura delle scene finali, ma è comunque qualcosa di superfluo. Un paesino calabro continua a sfamare la sua popolazione macchiandosi di sangue, persino la sindaca sostiene e mantiene le folli idee di un figlio che vuol fare il regista di un genere che in Italia non ha chissà quanto clamore soprattutto se la produzione è nostrana.
Il monologo finale del cattivo, in questo caso, è quello che spinge a riflettere sul gusto voyeuristico che abbiamo sviluppato nel corso del tempo. Amiamo l'orrido, assistiamo come silenti spettatori gli orrori di tutta la vita, ci arroghiamo il diritto di commentare questa catastrofe o quell'evento di cronaca, ma in sala per un film horror non vogliamo metter piede. L'horror, se finto, ci terrorizza; ci fa schifo nonostante sia controllato e sia nato con il principale scopo di esorcizzare le nostre paure. Sarà che forse la realtà ci ha così tanto desensibilizzati da non tollerare ciò che è volutamente creato? Quello che ha intenzione di esorcizzare ciò che non conosciamo? Il paranormale? Una sorta di... deresponsabilizzazione?
Facile, forse, commentare cosa è reale e voltare le spalle a cosa è finto.
Facile riprendere in silenzio e non aiutare, perchè forse la vita che viviamo non è altro che un grande film immaginato da qualche sadico sceneggiatore.
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