Vedete, quando vi dicono che il vero romano non conosce tutto di Roma, credeteci. Non perché siamo pigre o non ci piaccia girare per la nostra città, al contrario. Ma perché c’è così tanto da vedere che spesso non organizziamo le gite, andiamo “a sentimento”.
Ciò che conta, però, è andare, e finalmente oggi possiamo parlarvi della santa patrona romana. Sì, perché Roma è bella grande, e ha bisogno di ben tre patroni: San Pietro, San Paolo e Santa Francesca Romana.
Fu proprio per le parole di Antonello, però, che Francesca accettò la volontà del padre e a soli dodici anni andò in sposa al nobile Lorenzo de’ Ponziani. Ovviamente per lei non fu facile rinunciare a una vita di devozione, tanto che soffrì di anoressia, quasi da rischiare la vita. Fu grazie a un sogno che si salvò. In una fresca alba d’estate, infatti, Francesca sognò Sant’Alessio che le disse: «Tu devi vivere… Il Signore vuole che tu viva per glorificare il suo nome.»
Così fece. Grazie alla ricchezza e al sostegno del marito, - e anche aiutata dalla cognata Vannozza -, Francesca decise di trascorrere tutta la sua vita aiutando il prossimo, andando contro il parere dei suoceri. Dedicò la sua vita a malati e poveri, tanto da trasformare Palazzo Ponziani a Trastevere in un luogo di rifugio. Vendette ogni suo abito, gioiello e ninnolo per donarlo ai meno fortunati, e per questo cominciò a essere chiamata “la poverella di Trastevere”.
Fu in una di queste battaglie (1409) che suo marito - comandante delle truppe pontificie - venne gravemente ferito e rimase paralizzato. Nel 1410 il Palazzo venne saccheggiato e nonostante le condizioni, Lorenzo riuscì a fuggire. Il re Ladislao, però, catturò e prese in ostaggio il figlio Giovanni Battista. Sempre nello stesso anno la peste colse la città di Roma. Nonostante quel terribile morbo, Francesca decise di aprire le porte della sua dimora agli ammalati, esponendo alla malattia se stessa e i due figli rimasti in città. Lei riuscì a salvarsi, ma per Giovanni Evangelista e Agnese non ci fu nulla da fare. La morte dei figli non fu la fine, per Francesca. Da quel momento, e per tutta la sua vita, vide la figura del figlio secondogenito accanto a sé.
Il 15 agosto 1425, assieme a nove amiche, si donò come Oblata alla Vergine nella Basilica di Santa Maria Nova al Foro, per poi passare in una casa a Tor de’ Specchi, fondando un monastero dove Francesca vi accederà ufficialmente alla morte del marito, nel 1436.
Muore il 9 marzo 1440 a Roma, nella sua casa a Trastevere dove era andata a trovare il figlio e la nuora. Divenne santa nel 1608, venerata proprio il 9 marzo.
Il suo corpo è venerato ancora oggi alla Basilica di Santa Maria Nova, divenuta poi di Santa Francesca Romana, tra il Foro Romano e il Tempio di Venere. Oltre a essere patrona di Roma, è anche protettrice dalle pestilenze e per la liberazione delle anime dal Purgatorio. Dal 1950, per volere di Pio XII, è anche patrona degli automobilisti, visto che era sempre accompagnata dalla luce del suo Angelo Custode che le illuminava il cammino anche durante la notte. È anche patrona delle vedove.
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