Ah, la magia del cinema che finalmente ritorna attiva. Che meraviglia entrare in sala, sedersi comodamente sulla propria poltrona, guardarsi intorno e attendere le luci che si spengano, non siete d’accordo?
Beh, noi di 4Muses, dovreste averlo capito ormai, siamo profondamente legate a questo processo che si instaura ogni qualvolta ci è possibile correre al botteghino. Una magia che diventa ancora più forte nel momento in cui guardiamo qualcosa che ci diverte e qualcosa che al suo interno ha più e più collegamenti. Free Guy, il film di cui vi vogliamo parlare oggi, è proprio questo: un'ipotesi, un esperimento fatto di ironia e raccontato con l’ilarità appartenente al genere della commedia.
Free Guy, film approdato nelle sale cinematografiche verso il calar dell’estate, in un periodo ancora incerto, non ha avuto modo di avere un vero e proprio ruolo all’interno della sala cinematografica. Pochi, infatti, erano i luoghi in cui era possibile guardare questo lungometraggio. E dire che Ryan Reynolds merita sempre la visione a grande schermo.
Di pellicole che affrontano tematiche simili, la cinematografia americana ne è piena dagli anni ’80 in poi. La fantascienza, soprattutto quella dei videogiochi, solletica di molto la fantasia degli autori. Free Guy, infatti, si interpone come film di mezzo a moltissime narrative che fantasticano ben oltre la realtà e la realtà attuale stessa.
La storia del film inizia assumendo il punto di vista del protagonista: il nostro Guy (letteralmente Tizio). Un ragazzo che giorno dopo giorno svolge le stesse mansioni: ordina un caffè e latte, arriva in banca per poter assumere il suo ruolo di cassiere, si china davanti la giornaliera rapina e attende la fine del giorno per poi ricominciare da capo. Il personaggio di sfondo di un videogioco, insomma, non tanto differente da qualsiasi altro personaggio non giocante (png) facile da far fuori o intoccabile proprio perché di sfondo. Qualcosa, però, in lui inizia a cambiare quando inizia a pensare a LEI. Una ragazza che risiede nella sua memoria, di cui non sa altro che una canzoncina che canticchia continuamente. La storia, infatti, qui si complica, ma non vogliamo approfondirla oltre per potervi permettere di godere di questo film nonostante gli approfondimenti di questo articolo.
La storia, dunque, si muove su due principali punti di vista: quello interno al videogioco, e quello esterno. Un duplice rapporto tra creatore e creato: quando si dice fatti ad immagine e somiglianza. Free Guy, in ogni caso, come gioco ha lo scopo di far sfogare i videogiocatori di tutte le loro violenze, di tutti gli istinti più animaleschi; cosa che del resto fanno di base tutti gli sparatutto. E interseca al suo interno quella che è la visione che oggi giorno si ha dei videogiochi e dei videogiocatori, infatti il film è pieno di youtuber o di streamer che vengono passivamente coinvolti all’interno della narrazione.
Free Guy, letteralmente ragazzo libero, è il modo con cui verrà indentificato Guy nel momento in cui la sua coscienza inizierà il suo risveglio. Nell’adattamento italiano è stato scelto l’appellativo: Camiciola Guy, concentrandosi sul suo abbigliamento anonimo (tipico dei png) e non sulla sua crescente presa di libertà. Siamo, in sostanza, davanti alla possibilità di sviluppare un’intelligenza artificiale che sia in grado di poter prendere le proprie decisioni. Una narrativa che, molto spesso, è stata affrontata dal punto di vista distopico; basti pensare a film o a serie tv quali “Black Mirror” o “Westworld”; o ad evoluzioni come “Ready Player One” e simili.
Il libero arbitrio, o l’illusione di averlo, del resto è la cosa che a oggi sembra realmente poterci separare dalle macchine e dall’evoluzione che le stesse stanno a oggi compiendo.
Il modo con cui è affrontato il tema, però, preme molto sulla riflessione che si può fare sui diritti d’autore e sui furti intellettuali. Ovviamente non entriamo nel merito, in questo caso, ma dovrebbe far capire al fruitore del mezzo videoludico quando complicato sia creare un videogioco e quanta gente vi lavora.
Per concludere, una cosa sulla quale vogliamo puntare l’attenzione, però, considerata proprio la questione dei diritti d’autore sono le citazioni che sono state sapientemente inserite all’interno del film. È divertente, infatti, notare come la Disney ormai sia l’asso che prende tutto. La 20th Century Fox, infatti, è ormai in possesso della major, così come il franchising di Star Wars e quello della Marvel. Ciò permette ai creativi dietro un film di poter giocare con i personaggi appartenenti ad altri mondi e ad altri contesti. Motivo per cui siamo davanti a un film che è ben consapevole del pubblico che ha davanti, e può permettersi di poter giocare con esso al punto da inserire delle piccole cicche in grado di farlo sorridere. Ma vi lasceremo scoprire questi dettagli con la visione della pellicola).
Siamo quindi davanti a un film, diretto e prodotto con intelligenza. Un altro successo per il regista Shawn Levy e l’ennesimo investimento di Reynolds di cui è splendidamente protagonista.
Nessun commento:
Posta un commento