Su Prime Video è presente un film uscito quest’anno su questa tematica, dal nome “The Mauritanian” con un cast fatto di stelle come Jodie Foster e Benedict Cumberbatch. La pellicola riprende il reale caso giudiziario del “Mauritano”, Mohamedou Ould Slahi, che a due mesi di distanza dall’attentato dell’11 settembre 2001 viene considerato legato ad Al Qaida, incarcerato prima in Jordania, poi in Afghanistan e dopo due anni recluso a Guantanamo, nel tristemente noto carcere cubano per la bellezza di dodici anni. Nessuna accusa a suo carico, nessuna prova del suo legame con il terrorismo. Un totale di quasi quindici anni in cui è stato considerato il reclutatore dei terroristi delle Torri Gemelle. Quattordici anni e dodici mesi di torture, sevizie, abusi psicologici e fisici verso un uomo innocente.
L’amministrazione Obama fa ricorso e il Mauritano rimane in carcere per altri sette anni. Solo nel 2016 ottiene finalmente la libertà. Gli abusi subiti, la violenza inaudita verso un uomo musulmano, senza la presenza di accuse, vengono raccolti poi in un libro scritto dallo stesso Slahi per volere del suo avvocato.
Privato del nome, numerato, spogliato di tutti i propri averi, della propria identità e anche della propria fede, “The Mauritanian” è la storia di un caso giudiziario in cui l’America non ha mai chiesto il perdono, in cui un uomo è stato distrutto, piegato, spezzato perché si trovasse un colpevole, un legame con Bin Laden e il suo mondo; perché tutti sapessero che il governo degli Stati Uniti stava facendo qualcosa.
Benedict Cumberbatch, conosciuto per il suo ruolo di Dr. Strange nei film della Marvel, interpreta Stuart Couch, il tenente colonnello a cui fu commissionato di perseguire Slahi, dato che era da poco entrato a far parte dell’Ufficio delle commissioni militari. Si recò personalmente a Guantanamo, vide il modo in cui i detenuti venivano torturati. Lesse le registrazioni degli abusi subiti da Slahi e si rifiutò nel 2003 di agire perché la confessione ottenuta dall’uomo tramite tortura era inammissibile dal punto di vista Costituzionale.
Le carceri sono un posto dove il detenuto viene allontanato dalla comunità, recluso perché sconti la pena del suo reato, ma è davvero giusto utilizzare la tortura? È davvero un sistema funzionale? Per anni si è taciuto su quello che succedeva nei luoghi detentivi, ma pensate semplicemente, senza dover volare a Cuba, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e delle percosse fatte ai detenuti nell’aprile del 2020.
“The
Mauritanian” è un film lungo, dura più di due ore, ma scorre velocemente, sotto
lo sguardo shockato dello spettatore che quasi stenta a credere che un uomo
possa aver subito tanto… se non fosse per la scritta a inizio del film: “Questa
è una storia vera.”
Nessun commento:
Posta un commento