Quanto è bello questo effetto Mandela che ci fa dimenticare la parola "servo" detta dalla regina Grimilde?
Ricominciamo da capo!
Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?
La risposta la conosciamo tutti e, forse, proprio da questi semplici quesiti viene instillata in noi (donne per lo più, ahimè) l’idea del confronto.
Bella, tu sei bella, Oh mia Regina… ma attenta: al mondo una fanciulla c’è, vestita sol di stracci, poverina, ma ahimè, assai più bella è di te!
Confronto, opinioni… il dar più retta alle approvazioni degli altri che invece fermarsi a pensare: ma sai cosa? Sono bella comunque…
Dare maggior peso alle opinioni che arrivano da terzi, terzi che magari poi ci lasceranno per la situazione più conveniente nel momento in cui non gli servirai più.
Tutto ciò per cosa? Per rompere gli specchi. Per distruggere quei costrutti tossici che ci vogliono come dicono loro, come dicono gli altri. Tutto ciò per dire: cambia, quello che vuoi oppure nulla; evolviti, in altro oppure in niente. Ma ascolta solo il suono della tua voce.
Ho un corpo che è in trasformazione. Quello di molti lo è costantemente direte voi e non posso far altro che darvi ragione. Ma sei mesi fa ho subito una sleeve gastrectomy (una riduzione delle dimensioni del mio stomaco) che mi ha portata a vivermi il cibo in maniera differente. Prima era il mio cibo, il mio piatto, il mio sfogo. Adesso è il mio sostentamento, il carburante che posso ingerire diramato nel corso del tempo nell’arco di una giornata. Cosa comporta ciò? Una facilitazione nel dimagrimento, ma un cambio necessario di prospettiva.
Non sono qui per elencarvi i benefici o le difficoltà che affronto giorno per giorno (più mentali che altro), quanto più il mio modo di vedermi. Sì, non voglio neanche rispondere a tutti quelli che pensano: tutti bravi a dimagrire così (non meritano risposta perché non sono neanche lontanamente in grado di mettersi nei panni degli altri).
Mirror Mirror… per l’appunto. Specchio, servo delle mie brame… un servo che poco rispecchia quello che c’è nella mia testa. Uno specchio che non ha mai restituito l’immagine che ho sempre avuto di me. Si, non parlo neanche di quella che è stata la difficoltà nel capire che il mio corpo era quello che mi veniva servito da quella superfice di vetro e non quello che vedevo abbassando lo sguardo. Inutile dire quanto superfluo fosse e sia tutt’ora anche il toccarmi. Toccare la pienezza del passato, toccare lo svuotamento di adesso.
Mirror Mirror… che bella cosa che è la dismorfofobia, eh? Quanto difficile è accettare la forma del corpo che lo specchio ti ridà, quanto complicato è lasciarsi fotografare?
Ve lo siete mai chiesto?
Avete mai spostato l’attenzione del confronto da “io contro gli altri” a “io contro me stessa”? Sì, sono sicura che lo abbiate fatto innumerevoli volte. Più di quanto riusciate a ricordare, ci scommetto. Ma quante volte la risposta è stata positiva? Quante volte avete zittito la vocina nella testa che vi ha detto “nah… forse oggi è meglio non andare al mare.” oppure: “forse è meglio che non mi faccio vedere se mangio… anche se è ora di pranzo.”?
Cambio di prospettiva dunque.
Sapete come si cambia?
Lasciando subentrare l’importanza che diamo a noi stessi. Zittendo lo specchio che ci dice “un’altra più bella di te esiste già”.
E sapete come si fa?
Riuscendo a ricordare giorno per giorno due cose fondamentali:
- La bellezza è soggettiva
- E nessuno potrà mai vederti bella fino a quando non lo farai tu stessa.
Due pensieri che mutano il punto di vista.
Due pensieri che ti spingono a chiederti “ma se mi amo, perché non posso voler il meglio per me?” “Perché è così facile credere agli altri quando ti dicono che non ti meriti niente, ma è così difficile farlo quando ti fanno dei complimenti?”
E sì… forse questo articolo può risultare sconnesso, complicato… un flusso di pensieri che come una cascata in piena fa correre tra di loro le molecole di parole.
Tutto questo per esporre i miei pensieri. Idee, sguardi, prospettive sviluppate nell’arco di un anno che mi hanno spinta a prendere le migliori decisioni per la mia vita. Perché se mi amo non posso sentire il ginocchio che si lamenta quando cammino troppo. Perché se mi amo lo specchio deve darmi l’immagine che io ho di me nella mia testa.
E per far ciò… ho deciso di posare per una fotografa. Ho deciso di esporre il mio corpo in cambiamento in attesa che cambi ancora. Ho deciso di giocare con lo specchio e con l’immagine che riflette di me… perché ho capito che sono molto di più di come mi vedono gli altri e conta solo come mi vedo io. Indipendentemente dai cambiamenti che continuerò a fare.
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