Possono piacere e non piacere, ciò non toglie quanto i quattro di Liverpool abbiano fatto per la musica internazionale. Vi abbiamo già parlato dei cambiamenti sociali apportati dai quattro nell'articolo: Cosa hanno fatto i Beatles per la società?; così come vi abbiamo già parlato di Let it be ed Eleanor Rigby, ma oggi vogliamo introdurveli album per album.
Sappiamo perfettamente che si sa un po’ tutto di John, Paul, George e Ringo, prendete questi articoli come un ripasso, una sorta di passatempo leggero. Ovviamente speriamo anche di dirvi qualche curiosità che non conoscevate.
Iniziamo dall’inizio, da Please please me, il loro primo album uscito il 22 marzo 1963.
“Abbiamo registrato il primo album in un giorno, credo siano state in tutto quattordici ore. Non c’è mai voluto più di un giorno. Il contributo di George Martin è stato decisivo. Era molto presente, fin dall’inizio.”
- Paul McCartney
Se il buongiorno si vede dal mattino, capiamo perché i Beatles siano diventati così importanti per la storia della musica. Poco più che ventenni, i quattro passano una sola giornata, quella dell’11 febbraio 1963, negli studi di Abbey Road (diventati poi leggendari) a registrare il loro primo album che conterrà quattordici tracce.
C’è da dire che in sala registrano dieci tracce perché "Love me do", "P.s. I love you", "Please Please Me" e "Ask me why" erano già usciti come singoli.
George Martin, produttore musicale e divenuto in seguito poi il quinto Beatle, ci aveva visto più che lungo e le 400 sterline spese per quell’album sarebbero divenute il suo più grande investimento.
Nonostante all’audizione ci fosse Norman Smith alla batteria, Ringo Starr fu fortunatamente pronto per le registrazioni, così da comparire in ogni traccia.
Se considerate facile registrare un album in mezza giornata, sappiate che quel giorno John Lennon era abbastanza raffreddato, tanto da aver consumato un numero spropositato di caramelle per la gola e litri di latte. Nonostante ciò, John è riuscito a registrare la sua versione di “Twist and Shout” in modo egregio, rendendola ancora adesso, dopo cinquantotto anni, la migliore mai registrata.
“Quattordici tracce entusiasmanti con la forza strumentale che ha portato questo gruppo di Liverpool al successo in così poco tempo.”
- New Musical Express, aprile 1963
La loro professionalità innata, nonostante la giovane età (ottantasette anni in quattro) li ha portati a lasciare tutti a bocca aperta, tanto che nel Regno Unito l’album rimase al primo posto delle classifiche per ben trenta settimane, per poi essere scavalcato dal loro secondo album: With The Beatles. Comunque Please Please Me rimarrà nelle classifiche per le successive quaranta settimane. Anche all’estero non andò male, visto che in Francia e Germania si posizionò al quinto posto.
“La copertina dell’album fa schifo ma all’epoca non ci importava. Non abbiamo nemmeno notato quanto fosse brutta, perché eravamo entusiasti di aver registrato un disco.”
Sicuramente non la copertina migliore di quella che sarà poi la loro storia discografica, ma la foto è di Angus McBean, celebre ritrattista. Quattro giovani ragazzi che si sporgono dalla tromba delle scale della sede centrale della Emi, a Londra. Possiamo considerarla una premonizione? Sembra quasi che dicano: “Hey, voi, ora ci guardate con sospetto, ma a breve vi insegneremo come si fa la musica”. A noi piace pensare sia così.
“È stato il nostro primo album come gruppo: noi abbiamo suonato e loro ci hanno registrato. Poi l’hanno remixato… ci hanno fatto di tutto.”
- John Lennon
Il look e il carisma dei quattro era la ciliegina sulla torta: erano completamente diversi dagli artisti dell’epoca, come Shadows & Cliff Richard o gli Everyl Brothers. I quattro di Liverpool sembravano quattro giovani che potevano essere i vicini di casa di un po’ tutti. Spensierati, seri ma divertenti, sempre con il sorriso sulle labbra e con una gioia di vivere che li avrebbe portati poi a intraprendere la strada della spiritualità. Talento e carisma diedero il via alla Beatlemania, movimento non ancora concluso del tutto.
“Hanno il look, il sound, e funzionano alla grande. La loro dedizione ricorda quella dei gruppi blues di colore dall’altra parte dell’Atlantico, specializzati in uno stile canoro che supera di gran lunga i limiti della maggior parte delle band britanniche”
- Richard Attenborough, “Record Mail”, rivista della Emi, Maggio 1963
Tra le nostre tracce preferite dell’album troviamo sicuramente "Misery", una canzone in apparenza allegra e scherzosa, ma che esattamente come il carattere di Lennon, nasconde una profondità mai sentita prima.
"Love me do", fresca, allegra, giovane. Forse superficiale, ma che farebbe ballare persino le strade ai Fori Imperiali.
"P.s. I love you", che sarebbe dovuta essere il primo lato A del singolo, ma già esisteva una canzone popolare con lo stesso titolo, scritta da Gordon Jenkins e Johnny Merce nel 1934, con diverse cover durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Comunque il testo fa notare fin da subito la netta differenza caratteriale di John e Paul, che proprio grazie a questa diversità, assieme daranno poi vita a successi immortali.
"Do you want to know a secret", scritta da McCartney/Lennon, ma cantata da George Harrison. Curiosità: Lennon prese l’ispirazione per questa canzone dalla canzone "I’m Wishing" (in italiano: "Il pozzo dei desideri") del film Biancaneve e i sette nani. Era sua madre Julia a cantargliela da bambino.
E ovviamente "Twist and Shout", brano che nella cover dei Beatles, potremmo sentire all’infinito. Qui la voce di John ci dà lo stesso effetto ormonale della voce di Damiano dei Måneskin, e pensiamo abbiate capito perfettamente cosa vogliamo dire.
Ci sarebbe moltissimo altro da dire sui Beatles che forse non basterebbe il volume di un'enciclopedia. Fateci sapere nei commenti se già conoscevate questo album, e se siete d'accordo o no con le nostre parole.
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