Il catalogo di Netflix è una scoperta continua e anche sfogliandolo più volte, salterà all’occhio sempre qualcosa di diverso. Oggi è la volta di “Weathering with You – La ragazza del tempo” (Tenki no ko), un film d’animazione del 2019 scritto e diretto da Makoto Shinkai, osannato dalla critica per opere come “5 centimetri al secondo” e, ancora divenuto ancora più famoso con “Your Name”.
Da un certo punto di vista, “Weathering with you” si inserisce nella storyline di “Your Name”, come se fosse un’opera complementare, ma su questo ci torneremo più avanti. Cominciamo intanto parlando della trama.
Hodaka Morishima a sedici anni scappa di casa e inizia a vivere con i pochi soldi che ha nella grande e luminosa Tokyo. Il meteo non gli è favorevole, non smette mai di piovere e il ragazzo è costretto a vivere come può, riparandosi sotto i portoni delle case o ordinando una semplice zuppa da McDonald’s con lo stomaco che non smette di brontolare. Legalmente non può lavorare e nessuno sembra disposto a dargli una mano, anzi, appare come un ricercato, fino a che una cameriera della nota catena di fast food non gli offre un panino a fine serata. Per un momento nel cuore di Hodaka risplende il sole. Riesce a trovare lavoro come scrittore in una piccola redazione che si occupa di occulto e, nonostante il suo scetticismo, la vita sembra prendere una piega migliore. Salva anche la ragazza che lo aveva sfamato, che si presenta come Hina Amano, che ha come potere quello di modificare il tempo mettendosi a pregare. Quando congiunge le mani e si concentra, per qualche minuto la pioggia smette di abbattersi sulla città di Tokyo e un raggio di sole spunta dalle nuvole per ridare speranza e felicità. Hina vive da sola con il fratellino più piccolo e, aiutata da Hodaka, metterà su un vero business del meteo.
Se paragonato al precedente lavoro di Shinkai, “Weathering with you” non può reggere il confronto con "Your Name", che ha un significato più profondo. Questa pellicola rappresenta per lo più un amore giovanile, adolescenziale, che sì, sa di visto e rivisto, ma con una sorta di “strizzata d’occhio” al messaggio ambientalista. L’acqua non smette di abbattersi sulla città giapponese, allagando strade, abitazioni, non risparmiando nessuno, come se la natura lentamente cercasse di riprendersi ciò che era già suo di partenza. Hina è una sorta di sacerdotessa del tempo e nella narrazione viene specificato che anticamente ogni città o villaggio ne possedeva una, che appariva quando cielo e terra non erano più in armonia, come se gli uomini avessero tradito un patto ancestrale e servisse qualcuno a rimettere le cose nel giusto ordine. Ogni sacerdotessa, però, nel suo mediare deve compiere l’atto estremo, che è il sacrificio. Definita anche come “colonna” o “pilastro umano”, si tratta di un sacrificio umano che veniva fatto nel Giappone fino al sedicesimo secolo in prossimità di dighe o ponti, perché le divinità non si abbattessero sulla costruzione in corso. A essere un problema era sempre l’acqua, sì fonte di vita, ma anche di distruzione.
Per
fermare la pioggi incessante, c’è bisogno del sacrificio, del fatto che l’uomo
ritorni in sintonia con la forza della natura, tanto che Hina si fonde con le
nuvole, si adagia sopra di esse in un dolce riposo. Il sole torna a splendere
su Tokyo e gli uomini devono fare i conti con la nuova realtà che gli si para
davanti agli occhi. Il sole ridona gioia, Hina diventa l’eroina che salva l’uomo
riportando l’ordine. Ciò che, però, abbiamo trovato discordante e “particolare”
è invece l’egoismo di Hodaka. Lui non ci sta, non vuole che la ragazza di cui
si è innamorato possa semplicemente sparire a favore del bel tempo e, pregando,
si ricongiunge a lei per riportarla sulla Terra. Il patto tra uomo e natura
viene nuovamente infranto e l’acqua torna a scorrere voracemente sulla baia
giapponese, inghiottendola poco a poco. Ma cosa importa, no? I buoni sentimenti
devono galoppare, dare speranza alla fine e ormai tutti si sono abituati agli
acquazzoni. Anni di film o, più in generale, di storie legate al “bene superiore”
scivolati via insieme alla pioggia. Grande Hodaka, sempre sul pezzo.
Quello che
ne sarà della città, che un giorno sparirà, è solo il naturale proseguimento della
storia: se gli umani non fanno nulla per risolvere il problema ambientale, l’ambiente
lo farà da solo, senza dire una parola.
Hodaka ci viene presentato come un ragazzino che si sentiva stretto nella sua città di origine e con la sua famiglia, ma le avversità e le difficoltà non lo fanno vacillare. Anche a costo di dormire per strada, coperto solo di un impermeabile, non vuole fare un passo indietro, non vuole farsi trovare dalla sua famiglia, alla disperata ricerca di quel raggio di sole che, in seguito, si dimostrerà essere Hina. Lei, d’altro canto, è costretta a mentire per poter continuare a vivere con il fratellino più piccolo, a falsificare i documenti per non perdere la sua famiglia. Non viene analizzata nel profondo la psicologia dei personaggi, perché da adolescenti sembrano spinti solo dalla loro quasi irrazionale “purezza”, dal vivere la giornata come fosse l’ultima. Quando Hina accetta e accoglie il suo ruolo, ecco che comincia il suo processo di ascesa.
Come dicevamo prima, “Weathering with you” si inserisce nella narrazione di “Your Name”. I protagonisti della precedente storia di Shinkai (Taki e Mitsuha) ricompaiono quasi sotto forma di Easter Egg nella storia di Hina e Hodaka. Taki è presente a casa della nonna, che ha chiamato i due giovani del tempo per poter avere un momento di sole, così da mostrare al marito defunto la strada per far ritorno a casa. Mitsuha, invece, la ritroviamo nel negozio di gioielli, con un filo rosso a legarle i capelli, che vende a Hodaka un regalo per il compleanno di Hina. Da una parte abbiamo il cielo stellato, dall’altra la pioggia scrosciante che si abbatte sui vetri. Anche i poster dei due film sono speculari, entrambi mostrano una porzione di cielo, con le nuvole sopra i protagonisti e la città sullo sfondo. Shinkai ha pensato di non strafare, regalando una storia romantica, ma senza troppe pretese. Non si riesce a raggiungere il livello della precedente opera, non si cerca di costruire una narrazione nuova e avvincente, ma di dar modo allo spettatore di ripensare all’amore giovanile, al “noi due contro il mondo” di cui il pubblico sembra non averne mai abbastanza.
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