Dopo un veloce rewatch di Scrubs, ringrazio Disney+ per aver caricato l’intera serie, mi sono ricordata di apprezzare particolarmente il personaggio di Perry Cox, il mentore di JD: burbero, sarcastico, ma comunque quello che salva sempre la situazione prima del fischio finale. Odiato e amato da tutti, mi sono chiesta se mai vorrei un amico come lui. La risposta? Ovviamente sì.
Analizziamo il personaggio di Percival Ulysses Cox, comunemente noto come “il Dr. Cox”.
Di lui sappiamo che ha avuto un’infanzia difficile, con un padre alcolizzato che picchiava sistematicamente sia Perry che sua sorella Paige. La madre, non sapendo gestire la situazione, anziché fare armi e bagagli, prendere i figli di peso e portarli lontano, si dava anche lei all’alcool, costringendo i due a crescere prima del tempo. Perry sviluppa così un forte cinismo verso il prossimo, mentre la sorellina si aggrappa con tutta se stessa alla fede. Grande nel suo lavoro ma non nei rapporti sociali, ha un egocentrismo smisurato: è bravo e sa di esserlo, a buona ragione. Vuole essere osannato da tutti, tanto che in una puntata chiede, anzi, impone a JD di chiamarlo “Pezzo grosso”. Tendenzialmente dimostra il suo “affetto” trattando male le persone, soprattutto il suo assistente preferito, che ogni volta insulta, chiama con un nome da donna, ma lo spinge anche a fare i conti con i propri demoni interiori, con le proprie fobie e insicurezze. È grazie a Cox che JD diventerà un bravo medico. Quest’ultimo prova un amore riverenziale verso Perry, vedendolo quasi come il padre che non ha mai avuto. Cox rifiuta costantemente questo ruolo, ma verrà sempre visto come un eroe, come una sorta di Batman: non l’eroe che tutti vogliono, ma l’eroe che si meritano.
Se da un lato bistratta il medico JD, ha un buon rapporto con Carla, l’infermiera sposata con Turk. Dopo aver superato la cotta per lei, rimangono in buoni rapporti e lei è l’unica donna che non insulta mai. È la sola ad aver visto il lato più fragile del dr. Cox.
Anche se all’esterno appare freddo, sarcastico e a tratti “diabolico”, non esita a prendere le parti di Elliot, la dottoressa bionda, quando il primario dell’ospedale, Bob Kelso, la maltratta, tirandogli un pugno sul naso. Sa che questo gli causerà non pochi problemi, ma nessuno deve insultare chi, nonostante tutto, è sotto la sua ala protettrice.
Situazione diversa è con la ex-moglie. Jordan è l’unica in grado di tenergli davvero testa, anzi, spesso è lei che esce vittoriosa dai conflitti. In grado di farlo capitolare sempre, i due condividono un rapporto di amore e odio profondo. Divorziarono per un tradimento di lei, ma quando scoprono di essere ancora sposati per un errore del maldestro avvocato Ted, i due vanno in crisi. Decidono quindi di divorziare ufficialmente per iniziare, anche se suona paradossale, la loro vita insieme. Cox è strano, particolare, ma lo si ama per questo.
Se si comporta male con tutti, l’unico che – oltre a Carla – sfugge ai suoi modi di fare cinici e carichi d’ira è il fratello di Jordan, Ben. Unico, vero, grande amico, questo personaggio prende con divertimento le frecciatine di Cox, immortalandolo spesso in foto fatte di nascosto. La sua morte sconvolgerà non poco il dottore, che verrà “perseguitato” per tutta una puntata dal suo fantasma per metabolizzare meglio il lutto.
Non si cristallizza sul dolore altrui, non pensa ai pazienti passati a miglior vita se c’è una vita da salvare. Cox è ancorato nel presente, aggrappato con forza al suo lavoro, sua ragione d’esistenza. Se la vita di qualcuno è a rischio, il lato emotivo diventa d’intralcio. Nonostante sia temuto, sono in tanti a chiedere il suo aiuto, anche a costo di essere aggrediti verbalmente. Però c’è sempre per tutti, non si tira indietro neanche nei suoi giorni liberi. Anche se è spesso la linea comica della sit-com, Cox è tutto d’un pezzo, va accettato con i suoi pregi e i suoi difetti. È l’amico dalle battute sagaci, anche se spesso sarcastiche all’inverosimile, ma che è sempre pronto a tendere una mano per aiutare il prossimo. Rifiuta ogni tipo di contatto umano, fatte rare eccezioni, ma sono il risultato di una infanzia disturbata, non vissuta a pieno, ma anche se queste ferite emotive hanno creato la corazza dell’uomo che è diventato: d’altro canto dà piena attenzione ai pazienti, facendo anche tornare in riga chi “sgarra” per i propri interessi personali.
Insomma, non so voi, ma per me chiunque dovrebbe avere un Cox nella propria vita, non siete d’accordo?
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